venerdì 27 gennaio 2012

LA CASTA DI CARTA CHIAGNE E FOTTE: UN MILIARDO DI EURO ANNUI È LA TORTA DI CONTRIBUTI PUBBLICI CHE SI MANGIANO GLI EDITORI DEI GRANDI GIORNALI - 2- MA SUI LORO MEDIA SI CONCIONA (E SI STIGMATIZZA) SOLO DELLE BRICIOLE LASCIATE AI GIORNALI (TAROCCCATI) DI PARTITO E ALLE COOPERATIVE (FITTIZIE) - 3- DALL’IVA AL 4% (CONTRO IL 21%) AI RIMBORSI SULLA CARTA (FASULLI), OGNI COPIA DI GIORNALE COSTA AL CONTRIBUENTE 179 EURO OLTRE AL PREZZO PAGATO AL GIORNALAIO - 4- NELLA BARBERIA DI “REPUBBLICA” VENGONO TOSATI A ZERO GLI EX AMBASCIATORI - 5- AL “CORRIERE” IL CDR FA APPELLO AI LETTORI PER EVITARE IL TRASLOCO DA VIA SOLFERINO

DAGOREPORT de bortoli VENDITE GIORNALI DICEMBRE DA ITALIAOGGI1- I SOLDI "RUBATI" (DEGLI ALTRI). Prima di mettere mano alle loro denunce moraleggianti i giornalisti farebbero cosa saggia (e giusta) a ricordarsi il precetto secondo il Vangelo di San Giovanni: "Chi di voi è senza peccato, getti su di lei la prima pietra". Mercoledì 25 gennaio il "Corriere della Sera" (Sergio Rizzo) è tornato sullo scandalo, perché di scandalo vero si tratta, dei contributi alla cosiddetta stampa di partito (850 milioni). L'occasione è stata l'uscita del libro di Elio Veltri e Francesco Paola "I soldi dei partiti". UNA TORTA PUBBLICA PER POCHI. I Gabibbo dalla virgola (accigliata) e le Gabanelle (ingabbiate) che si battono come leoni contro gli sprechi pubblici nel campo dell'editoria (altrui), ogni volta che tornano a ruggire nello zoo di carta, dimenticano sempre - o fanno finta, trasformandosi in docili conigli - il miliardo (1.000.0000.000 di euro) che ogni anno incassa il 71% dei Poteri marci che controllano i media. monti tessera dei giornalistihsGetImage Stiamo parlando dell'Rcs (21,3 % del mercato), del gruppo Mondadori (18,3%), dell'Espresso-Repubblica (18,6%) e di Caltagirone (4,9%). TRASPARENZA ALL'ITALIANA. Di questa munifica Befana non c'è alcuna traccia nel sito governo.it che, recentemente, ha messo online tutti i dati riguardanti i poverelli del Villaggio globale (giornali di partito, cooperative etc). Tant'è che "il Fatto" di Padellaro&Travaglio nella querelle con "l'Unità", beneficiaria dei contributi, ha parlato di "trasparenza all'italiana". ezio mauro foto mezzelani gmt Già, per il miliarduccio che ogni anno i grandi editori ricevono dallo Stato, registrati da palazzo Chigi sotto la voce "contributi indiretti", non c'è nessuna voce tra le carte diffuse via web dalla presidenza del Consiglio. Alla faccia, appunto, della trasparenza. Invocata ogni giorno dagli editorialisti puntuti riguardo alle lobby altrui (notai, tassisti, avvocati, ingegneri etc). GIORNALI Come tutto ciò sia potuto accadere da decenni, a volte truffando addirittura lo Stato), senza che nessuno ci mettesse il becco andrebbe chiesto, appunto, ai moralizzatori a la carte che s'aggirano nelle redazioni dei giornali. E, in più, stampano libri di successo sulla Casta. IVA AL 4% PER I GRANDI EDITORI. La domanda andrebbe (ri)girata ai Gabibbo e alle Gabanelle che possono indagare "liberamente" sull'incredibile numero di strumenti legislativo-finanziari a cui fanno ricorso gli editori. Una super-lobby (Fieg-sindacato dei giornalisti) che dallo Stato e con i soldi pubblici del contribuente riceve una montagna di benefici: agevolazioni sui crediti d'imposta e per l'acquisto della carta; riduzione delle tariffe postali. CARLO DE BENEDETTI E ancora: credito agevolato per le ristrutturazioni (sempre a spese dei giornalisti e dei poligrafici, non per creare nuovi posti di lavoro) e provvidenze per le teletrasmissioni dei quotidiani all'estero. E poi c'è l'Iva. Mentre chi stampa diari o altro materiale paga un'imposta ordinaria del 20%, chi "commercia" in quotidiani dà all'erario appena il 4%. "Nel 2008 ogni copia venduta è costata ai contribuenti 179 euro oltre a il prezzo di copertina", ha calcolato da Marco Cobianchi nel suo volume "Mani bucate" (Chiarelettere). Diceva Samuel Johson che il "patriottismo è l'ultimo rifugio del farabutto". Anche nel giornalismo. 2- UNA SPUNTATINA PURE ALLE EX FELUCHE. Sotto a chi tocca! La premiata barberia di largo Fochetti intanto fa il pelo e il contropelo alle ex feluca "riciclatesi" dopo l'addio alla Farnesina. Per carità non saremo noi a sconsigliare qualche shampoo (al vetriolo) all'alta burocrazia pubblica. Molti di loro non meriterebbero neppure di ricoprire certi incarichi diplomatici. Anche se andava scritto quando erano in carica. Sorprende tuttavia l'eccesso di zelo (e di reticenza) da parte dei tosatori di "Repubblica". E anche di quelli della Premiata Ditta di figaro, in servizio (permanente) nella parruccheria di via Solferino. Sede del Corriere della Sera in via Solferino DA BOIARDI DI STATO A ULTRACASTA. Già, poveri boiardi di stato. Elite di cui, da sempre, il quotidiano di Ezio Mauro si onora di far collaborare sul proprio giornale: dal costituzionalista Andrea Manzella all'ex ambasciatore Fernando Salleo. Tanto per ricordarne i più illustri. Come ai tempi di Mani pulite, i colpi di spazzola non sembrano risparmiare nessuno. Eccoli, gli "inamovibili" accusati di restare al proprio posto nonostante le varie (e variegate) stagioni politiche. Senza mai chiedersi, da parte della Casta di carta, se nel loro ruolo hanno fatto bene o male; se hanno imbrogliato le carte o meno. Una volta i gran comis venivano considerati una risorsa, dei servitori dello stato. A prescindere al politico di turno che saliva al potere. Era il loro distintivo di riconoscimento. GLI ARLECCHINI DELLA FARNESINA. Ora sono considerati tout court degli Arlecchino, servitori di più padroni. Colpisce soprattutto la reticenza (meglio dire l'omissione colposa) con cui sono stilate queste liste di proscrizione. Difficile che una volta in pensione "un diplomatico vada ai giardinetti", scrive euforico su Repubblica l'autore dell'articolo. Antonello Perricone E da quando il nostro archeologo delle virgole accigliate ha fatto questa clamorosa scoperta? Forse ignora che alcune delle mejo feluche nostrane svolgono tuttora compiti importanti. Qualche nome di pensionati illustri che non sono finiti ai giardinetti? Fino alla sua scomparsa Boris Bianchieri è stato alla guida della Federazione editori; Vanni d'Archirafi fa il consulente in Spagna per le aziende italiane; Lucio Fulci ricopre un importante incarico alla Ferrero; Renato Ruggiero è stato nel board della Fiat (come l'attuale premier Mario Monti) prima di fare il ministro. Sergio Romano tiene posta sul Corrierone. ANCHE I DIRETTORI SI RICLICANO. E forse i giornalisti-direttori sono immuni dalla "sindrome da giardinetto"? Giulio Anselmi ha sostituito Bianchieri alla presidenza della Fieg; il grande Alberto Ronchey trovò l'Eldorado, per dirla con il ragazzo spazzola di largo Fochetti, alla guida del ministero dei Beni culturali (governo Ciampi); Arrigo Levi ha lavorato con Ciampi al Quirinale; Paolo Mieli una volta sostituito alla guida del "Corriere della Sera" da Flebuccio de Bortoli è presidente dell'Rcs libri. Tanto per stare ai giorni nostri. Del resto, per dirla alla maniera di Dagobert D.Runes, anche il dilettante (in redazione) "si riconosce dalla qualità delle sue omissioni". 9be 16 elio veltri 3- CDR E GRANDI MAGAZZINI SOLFERINO. E' arrivato il comunicato numero 2 del sindacato dei giornalisti del Corrierone (leggi sotto). Un'altra tappa della via crucis cui sta andando incontro il direttore Flebuccio de Bortoli a causa delle decisioni (condivise?) dell'azienda più amata (e disastrata) dai Poteri marci. L'ultima trovata dei management dell'Rcs, impegnati a disfarsi del mega immobile di via San Marco (ma c'è un acquirente?), sarebbe quella di scorporare la redazione del quotidiano dalla tipografia (èer quest'ultima destinazione Crescenzago). Una follia? Una delle tante alla quale hanno assistito, spesso consenzienti, le maestranze del gruppo. MARIO MONTIe SOS DEI GIORNALISTI AI LETTORI (IN CALO). Che presto potrebbero trovarsi a fronteggiare un nuovo stato di crisi come pare intenzionata a procedere l'azienda, a corto di liquidità (e di idee). L'unica novità del comunicato del Comitato di redazione è l'appello finale ai lettori per "salvare" il Corriere. Sì, un Sos lanciato proprio a quella piccola, media e grande milanesità che, non passa giorno, non si ritrovi "criminalizzata" all'interno di qualche Casta o castuccia. I dati ultimi sulle vendite in edicola del quotidiano di via Solferino segnalano intanto al Cdr, che la disaffezione dei propri lettori non sembra al momento arrestarsi.

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