Luttazzi: Buonasera
Marco e benvenuto.
Travaglio: Buonasera
Luttazzi: Ho letto
questo libro d'un fiato, è veramente molto interessante, l'hai scritto
con Elio Veltri, che è membro della commissione antimafia
e giustizia, Origine e misteri delle fortune
di Silvio Berlusconi. Questa in effetti è una cosa che, non so gli
altri italiani, non so i giornalisti italiani
che non ne parlano mai evidentemente, ma io
mi sono sempre interrogato su questo mistero. Innanzitutto vorrei fare
una premessa, perché in genere poi mi accusano sempre di essere
fazioso o cose di questo genere: tu scrivi per Repubblica, per l'Espresso,
per MicroMega eccetera, sei di sinistra?
Tavaglio: No.
D> Non sei di sinistra, oh, meno male, meno
male, quindi possiamo parlare tranquillamente.
M> Diciamo che ho trovato asilo in questo
gruppo, ma io ho lavorato con Montanelli finché Montanelli ha potuto
lavorare in giornali liberi,
quando glieli hanno chiusi o lo hanno messo
in condizione di andarsene non ha potuto più dirigerli e quindi
sono felice di aver trovato asilo
in un giornale altrettanto libero.
Luttazzi:Quindi
il tuo maestro è Montanelli.
Travaglio: Sì.
Luttazzi: Montanelli
il quale ha dichiarato recentemente "Berlusconi è il macigno che
paralizza la vita politica italiana"
Travaglio: Lo
chiama "il piazzista di Arcore" quando è in pubblico, in privato...
Luttazzi:Peggio? Ah, okay, va be', non vogliamo
saperlo perché poi non vogliamo finire in tribunale. Ehm, tu hai
anche uno stipendio pignorato,
mi sembra di ricordare.
Travaglio: Si,
dall'onorevole Previti.
Luttazzi: Per
quale motivo?
Travaglio: Ogni
mese mi leva un quinto del mio stipendio. Ora, essere pignorati è
già abbastanza seccante ma devo dire che essere pignorati
da Previti è proprio il massimo della
vita.
Luttazzi:Tu lavori
per Previti?
Travaglio: Anche.
Luttazzi (risata)
Travaglio: Per
aver scritto una cosa vera e purtroppo non sono riuscito a convincere il
tribunale di Roma, e quindi spero nell`appello,
spero di vincere in appello.
Luttazzi: In bocca
al lupo.
Travaglio: Così
dovrà restituirmeli con gli interessi, sarà divertentissimo.
Luttazzi: Sarà
divertentissimo. Be', facci sapere. Io ho letto questo libro. Alle prime
due pagine ho detto: ok, qui saltiamo per aria tutti quanti, perché
ci sono delle cose veramente sconvolgenti. Io mi rifarei proprio dall'inizio:
"Cavaliere da dove ha preso i soldi", no? Inanzitutto, in questo libro
si parla di teoremi? Cioè, sono teoremi delle toghe rosse o sono
fatti?
Travaglio: In
questo libro si parla di documenti: ci sono dei documenti che andrebbero
spiegati, se in Italia le interviste contemplassero delle domande: il problema
è che in Italia abbiamo inventato questo genere letterario dell'intervista
senza domanda, almeno quando il politico è l'ospite. E quindi nessuno
lo chiede ma è una domanda legittima. Qui c'è un dirigente
della Banca d'Italia che viene incaricato dalla Procura di Palermo di fare
un perizia...
Luttazzi: Giuffrida?
Travaglio: ...
esatto, il dottor Giuffrida, tuttora al suo posto nonostante abbia subito
alcune minacce pubbliche, il quale ha studiato i finanziamenti
che negli anni 70 e 80 arrivavano alle 22
anzi 34 holding che compongono la Fininvest...
Luttazzi: Erano
22 e ora sono 34, ho appreso da questo libro.
Travaglio: Ma
perché inizialmente si pensava a 22, poi andando a cercare se ne
sono scoperte anche 34 ...
Luttazzi: Cosa
sono queste "holding"
Travaglio: Be',
diciamo, sono de contenitori di denaro, denaro che passa tra l'una e l'altra
in un complicatissimo sistema di scatole cinesi e molto spesso non si capisce
poi alla fine da dove è partito. Infatti, questo tecnico di Banca
d'Italia che, diciamo, non è uno stalinista, è un'espressione
del capitalismo, ha cercato di capire da dove
arrivassero questi soldi, perché ci sono 115 miliardi in 7 anni
che arrivano in contanti.
Luttazzi: 115
miliardi dell'epoca, che sarebbero?
Travaglio: Sarebbero
sui 500 di oggi. Arrivano in contanti: immagino in dei valigioni, in tir,
non so come li si trasporti.
Luttazzi: Da dove
provenivano questi soldi?
Travaglio: Ehm,
alla fine il dottor Giuffrida si arrende, alza le mani e dice "provenienza
sconosciuta"; e quindi bisogna conoscerla,
io credo che un uomo pubblico dovrebbe spiegarci
che ci fossero dei benefattori che continuavano a donare questi soldi in
contanti,
ma bisognerebbe saperlo chi sono.
Luttazzi: Ma i
soldi che passano da una holding all'altra e eccetera non lasciano delle
tracce, non è possibile risalire all'indietro come Pollicino
e arrivare fino all'origine?
Travaglio: No,
il sistema francovaluta, si chiama così non sto a spiegarlo perché
è complicatissimo, faceva in modo che il punto di partenza fosse
inidentificabile. Tutto ciò poi era ancora complicato da alcune
amenità: il dottor Giuffrida, assieme agli uomini della DIA, quando
è andato a ritroso alla ricerca di questi finanziamenti, è
andato a cercare la documentazione presso banche, e presso queste banche
alcune società non risultavano nemmeno essere mai esistite, poi
si è scoperto perché: erano state per errore classificate
come negozi di parrucchiera e estetista. Ora, l'idea che Berlusconi tra
tutto quello che ha abbia anche delle società di parrucchiere e
estetista era veramente troppo, infatti lì è stato detto
"oops, ci siamo sbagliati", non erano parrucchieri ed estetisti, erano
società finanziarie.
Luttazzi: Che
banche erano queste banche?
Travaglio: Mah,
una, la più famosa, è la Banca Rasini, quella dove lavorava
il padre del Cavalier Silvio Berlusconi: credo che cominciò da impiegato
e poi diventò, se non ricordo male, direttore generale.
Ed era una delle banche che è indicata
dai giudici di Palermo come quelle utilizzate per il riciclaggio del denaro
della mafia.
Luttazzi: Noi
siamo morti in questo momento, vuoi dirmi?
Travaglio: Quante
querele vuoi prenderti? Sennò smettiamo.
Luttazzi: Mah,
il libro è interessantissimo, è meraviglioso: tu hai avuto
minacce dalla pubblicazione di questo libro?
Travaglio: Non
ancora.
Luttazzi: Ok,
perfetto, poi fammi sapere.
Travaglio: Ho
saputo alla libreria di Fiumicino, che un omino di bassa statura...
Luttazzi: ...
solerte ...
Travaglio: ...
era passato a comprare tutte le copie che c'erano.
Luttazzi: Stampatene
di più, no? Così loro le prendono e voi guadagnate.
Travaglio: Infatti,
noi ristampiamo, loro ricomprano e vediamo chi si stanca per primo.
Luttazzi: E' stupendo.
Una cosa su cui mi sono sempre interrogato è questa: c'erano alcune
società che voi chiamate nel vostro libro "siringhe monouso", tipo
la Palina eccetera, fanno una sola operazione. perché? Cioè,
partono dei soldi dalla Palina, holding uno, due, tre, ta-ta-ta-ta e poi
ritornano alla Palina: perché?
Travaglio: E
poi ritornano all'origine: questa è una delle cose più incomprensibili
che si sia trovato ad affromntare questo povero tecnico.
Luttazzi: Erano
dei giroconti fittizi?
Travaglio: Sono
delle cose che nemmeno un tecnico di alto livello come questo riesce a
spiegare, per cui alla fine si arrende: la procura di Palermo convocherà,
anzi, credo che abbia già convocato ma la cosa slitterà a
dopo le elezioni, il Cavalier Berlusconi perché può darsi
che tutto ciò sia assolutamente lecito, l'importante è spiegarlo.
Bisognerà spiegarlo...
Luttazzi: Facciamo
un appello, no? Bisognerà spiegarlo. Voi parlate di due fasi dell'impero
Fininvest: una prima fase dagli anni 70 fino all'83, è la fase che
abbiamo appena descritto, mi pare di capire, dove piovono miliardi non
si sa da dove, e una seconda parte, invece, diciamo il CAF, tangentopoli,
fino alla legge Mammì...
Travaglio: è
la fase Craxi, quando Craxi era presidente del Consiglio.
Luttazzi: Esatto.
Qui però dite una cosa interessante e che io non sapevo, e cioè
che Craxi ha partecipato alla fondazione di Forza Italia.
Travaglio: Ah,
quello è un altro documento straordinario, secondo me: c'e un piccolo
democristiano milanese che si chiama Ezio Cartotto,
che viene ingaggiato da Marcello Dell'Utri...
Luttazzi: Chi
è Marcello Dell'Utri?
Travaglio: Marcello
Dell'Utri è il braccio destro di Silvio Berlusconi, palermitano,
l'uomo che nel 1974 quando Berlusconi ha bisogno di uno stalliere va a
Palermo, prende un boss mafioso glielo porta a Milano e glielo mette in
Villa per un anno e mezzo: si chiamava Mangano questo boss,
è stato poi processato al maxiprocesso
di Falcone e Borsellino e poi è stato condannato all'ergastolo per
traffico di droga, mafia e omicidio,
ed era in rapporto con Dell'Utri fino almeno
al '93-'94. Chiusa la parentesi. Stavamo dicendo?
Luttazzi: Hai
fatto una parentesi da niente...ci bevo un attimo su? Non so voi ma io
sto abbastanza tremando, ma ok. (si sente un tonfo da ditro le quinte)
Un attentato, sventato per fortuna: state fermi e non saltate sulle sedie,
nessuno si muova. (applauso)
Travaglio: Allora:
Dell'Utri ingaggia questo democristiano lombardo perché dice" qui
bisogna fare un partito, il Cavaliere dice che
i nostri referenti politici stanno malmessi
con Mani Pulite e quindi"...
Luttazzi: Siamo
nel 91-92?
Travaglio: Siamo
nel '92, subito dopo l'arresto di Mario Chiesa e i primi indagati, i primissimi
piccoli indagati milanesi, nemmeno Craxi: Craxi poi sarà a dicembre.
Lo chiude in un ufficio di Publitalia, gli dice di non dire niente perché
della cosa sa soltanto lui e il Cavaliere, nemmeno Confalonieri perché
era contrario a questo progetto di entrare in politica.
Luttazzi: Fedele
è simpatico, eh?
Travaglio: Bè,
si, diceva delle cose che dette oggi sembra Stalin, invece era Confalonieri:
diceva "è impensabile che noi senza vendere le televisioni andiamo
in politica"; cercava di convincere Berlusconi: infatti all'inizio lo tennero
all'oscuro, così racconta Cartotto. Allora, questo ufficio di Publitalia
comincia a lavorare alla fondazione del partito, che poi verrà reso
noto agli Italiani un anno e mezzo dopo: nessuno lo sa.
E questo Cartotto racconta delle cose secondo
me strepitose: voglio citare perché qui bisogna essere esattissimi,
le querele volano come... e noi non le vogliamo
prendere le querele...
Luttazzi: Non
so tu, io no di certo. Credo che sia il male minore la querela a questo
punto.
Travaglio: Allora,
Cartotto racconta il movente della nascita di Forza Italia: "Berlusconi,
in una convention di quadri della Fininvest tenuta a Montecarlo, tenne
un discorso che posso definire di attacco, dicendo specificamente: i nostri
amici che ci aiutavano, Craxi & c., contano sempre di meno, i nostri
nemici contano sempre di più, dobbiamo prepararci a qualsiasi evenienza
per combatterli" . Ma racconta un'altra cosa secondo me strepitosa, e cioè
che nel 1992-93, quando Caselli non era nemmeno procuratore di Palermo,
quando nessuno si sognava di ipotizzre alcunchè di rapporti tra
mafia e Fininvest, Berlusconi, secondo Cartotto, si aggirava per le sue
aziende dicendo "se non andiamo in politica ci accuseranno di essere mafiosi".
Ora, a me francamente non è mai capitato di temere di essere accusato
di essere mafioso. A te non credo.
Luttazzi: Non
credo, no.
Travaglio: "Berlusconi,
racconta Cartotto, temeva che entrando in politica potessero essergli rivolte
accuse di contiguità con la associazione mafiosa. Per la verità
Cartotto ad un'intervista al Corriere dirà poi che Berlusconi diceva
queste testuali parole:
mi faranno di tutto, andranno a frugare tutte
le carte, diranno che sono un mafioso.
Luttazzi: Ma perché?
Strano, no?
Travaglio: Poi
aggiunge Cartotto che nel 1994,quando vennero fuori le prime voci su queste
liesons dangereuses, per usare un termine raffinato, dice: "ricordo che
Berlusconi mise sotto accusa Dell'Utri specificando che nei sondaggi Forza
Italia stava scendendo proprio per questo problema
dei suoi rapporti con la mafia; ricordo che
la reazione di Dell'Utri mi sorprese alquanto, quando mi disse testualmente:
Silvio non capisce che dovrebbe ringraziarmi perché se dovessi aprire
bocca io, puntini puntini.
Luttazzi: Queste
sono dichiarazioni di Cartotto. Rese dove?
Travaglio: Queste
sono dichiarazioni di Cartotto alle procure di Caltanissetta e Palermo
che indagano sui mandanti a volto coperto delle stragi
del 1992 e 93.
Luttazzi: Cosa
c'entrano?
Travaglio: Eh,
cosa c'entrano. Quante querele vuoi beccarti? Allora...
Luttazzi: No,
stiamo cercando di capire, stai tirando fuori delle cose che non stanno
nè in cielo nè in terra, non è una logica normale,
credo, no?
Non essere così soddisfatto, è
una cosa tremenda, oh, mamma mia.
Travaglio: No,
sarà che le conosco e quindi do un po' meno peso. C'è un
atto assolutamente pubblico, la requisitoria del pubblico ministero Luca
Tescaroli al processo di appello per la strage di Capaci dove sono stati
condannati tutti i boss di Cosa Nostra, da Riina in giù, per avere
ordinato e realizzato la strage che ha visto la moste di Falcone, della
moglie, degli uomini della scorta; in questo processo di appello Tescaroli
fa un accenno ad un'altra indagine che è in corso alla procura di
Caltanissetta, e che riguarda i mandanti avolto coperto, cioè coloro
che avrebbero diciamo suggerito se non altro la tempistica per quelle due
stragi in sequenza che erano Capaci e poi via D'Amelio: voi ricorderete
che in quei 50 giorni saltarono in aria i due giudici più famosi
d'Italia, a Palermo, cioè Falcone e Borsellino: intere autostrade
sventrate, cioè una cosa mai vista; forse in Colombia. E questo
pubblico ministero nella requisitoria ha sostenuto, ha ricordato, le parole
di alcuni collaboratori di giustizia i quali sostengono che Totò
Riina, prima di mettere a punto queste stragi, aveva incontrato alcune
persone importanti, come le chiamava lui, e questi pentiti riferiscono
che erano Berlusconi e dell'Utri. Naturalmente tutto ciò è
una requisitoria, èun documento pubblico, è una cosa che
è stata letta in udienza e noi l'abbiamo pubblicata, non è
una sentenza, ci mancherebbe altro, è semplicemente uno spunto di
indagine, indagine che mentre Tescaroli parlava era in corso: e altre indagini
ci sono sulle stragi del 93, perché voi ricorderete che nel 93 ci
fu quella replica, quando la mafia stranamente cominciò ad occuparsi
del patrimonio artistico: cioè, la mafia uscì dal territorio
siciliano e cominciò a mettre bombe agli Uffizi, a via Palestro
a Milano e qui a Roma, a San giovanni in Laterano, per non parlare dell'attentato
a Maurizio Costanzo, che è un altro caso clamoroso: è molto
interessante, soltanto a livello cronologico, leggere quello che racconta
Cartotto, e cioè che Maurizio Costanzo era uno, all'interno della
Fininvest, ferocemente contrario alla nascita del partito della Finivest,
cioè alla scesa in campo della Fininvest in politica. Insomma, è
un bel quadretto.
Luttazzi: Bè,
direi, rivelazioni esplosive.
Travaglio: Sai
qual è il brutto, o il bello? Che non sono rivelazioni, cioè
non sono cose che io sono andato a trovare e che nessuno poteva trovare.
Sono cose che sono state dette in un'aula di tribunale.
Luttazzi: Be',
nessuno le riferisce perché ancora devono essere dimostrate.
Travaglio: Si,
ma quando un pubblico ministero dice una cosa se ne dovrebbe parlare.
Luttazzi: Non
se ne parla?
Travaglio: Non
se ne parla molto.
Luttazzi: C'è
una specie di consegna del silenzio?
Travaglio: Un
pochino, forse.
Luttazzi: Forse
stanno aspettando.
Travaglio: Forse
stanno aspettando.
Luttazzi: E Craxi
cosa c'entra? perché tutto è partito da Craxi.
Travaglio: Si:
Cartotto racconta che in queste riunioni ad Arcore nelle quali si decideva
la nascita di Forza Italia, a un paio di queste riunioni partecipò
Bettino Craxi, poco prima di volare ad Hamamet, cioè prima di perdere
l'immunità parlamentare e di volare, un giorno prima, ad Hamamet
per sottrarsi all'arresto.
Luttazzi: Quindi
quello che sostenete voi in questo libro è che, da certi riscontri,
deposizioni, ecc. ecc., la nascita del partito è dovuta al fatto
che mancavano i referenti politici ad un certo punto quindi han detto:
ok, dobbiamo farci le cose da soli. Giusto?
Travaglio: Questo
racconta l'unico testimone che ha parlato di quel periodo, cioè
questo Cartotto, che non è un pentito di mafia, non è un
delinquente...
Luttazzi: E dove
si trova adesso questo Cartotto?
Travaglio: Credo
che stia appena fuori Milano. Viene chiamato spesso a testimoniare in vari
processi, quelli di Dell'Utri, quelli di Berlusconi...
Luttazzi: C'è
un altro capitolo che secondo me è molto interessante, ed è
quello sulla legge Tremonti: Tremonti è nella cronaca di questa
settimana perché ha dato del gangster al ministro Visco ecc. ecc.:
ho letto però una cosa interessantissima su questa legge Tremonti
in realtà.
Travaglio: La
legge Tremonti è una legge che, detta in soldoni, rilascia delle
agevolazioni fiscali alle imprese che reinvestono gli utili. E quindi è
una legge neutra. Senonchè un giorno una certa azienda, che si chiama
Mediaset, compra dei film, e comprati quei film chiede al governo se può
beneficiare dei vantaggi della legge Tremonti. Il governo le risponde si,
puoi beneficiare di questi vantaggi. E questi vantaggi, quantificati, sono
243 mliardi. Il problema qual è: io non so se la Mediaset avesse
o non avesse il diritto ad accedere a questi vantaggi: c'è chi sostiene
di no perche i film acquistati non sono beni materiali e la legge Tremonti
si occupava soltanto di beni materiali; ma diciamo che fosse tutto di loro
diritto: il problema è che a beneficiare di questa legge è
colui che l'ha fatta, e cioè il Cavalier Silvio Berlusconi con una
mano è presidente del Consiglio e con l'altra è padrone della
Mediaset e si interpella da solo chiedendo: "scusa, puoi tu usufruire di
questa legge? Si che puoi." . E alla fine ci guadagna 250 miliardi.
Luttazzi: Ma come.
Ogni volta che gli rinfacciano il conflitto di interessi lui dice sempre:
"No no no, perché poi io lo risolverò molto tranquillamente:
quando parleremo di cose che mi riguardano io mi alzo e me ne esco". No?
Travaglio: Si,
bè, non dovrebbe mai mettere piede, avremmo un governo vacante,
in esilio.
Luttazzi: Si,
perché io ho elencato le cose di cui si occupa: editoria, telecomunicazioni,
telefoni cellulari, assicurazioni, grandi distribuzioni, cinema, audiovisivi,
affari immobiliari, sport. Tutto.
Travaglio: E
negozi di parrucchieri ed estetisti.
Luttazzi: I negozi
di parrucchieri, hai ragione. Dunque: riassumiamo un pochettino il percorso
di questo libro: c'è dentro un'intervista anche a Borsellino che
è incredibile.
Travaglio: C'è
un'intervista agghiacciante a Paolo Borsellino: è una rarità
questa intervista, perché la Rai l'ha potuta trasmettere soltanto
nottetempo...
Luttazzi: Perché
l'ha potuta trasmettere? In che senso?
Travaglio: La
Rai ce l'aveva, ma Roberto Morione, direttore di Rai News 24, ha fatto
il giro delle sette chiese per offrirla a tutti quelli che hanno i programmi
in prima serata, ai telegiornali, e tutti gli hanno detto che non gli interessava
perché era roba vecchia: in realtà questo è l'ultimo
documento filmato di Paolo Borsellino prima che salti in aria. è
stata fatta il 21 maggio del 92, due giorni dopo salta in aria Falcone,
50 giorni dopo salta in aria Borsellino.
Luttazzi: Cosa
c'era di così drammatico in questa intervista?
Travaglio: Bè,
è un'intervista abbastanza agghiacciante, per chi la vede soprattutto
col senno di poi, cioè la vede come il testamento spirituale. Borsellino
dice alcune cose: a) che la procura di Palermo in quel momento sta indagando
sui rapporti tra Berlusconi, Dell'Utri e Mangano; e poi dice un'altra cosa:
dice che in una intercettazione del 1981 tra Mangano e Dell'Utri, Mangano
sta contrattando con Dell'Utri a proposito di un cavallo. E Borsellino
dice che "nel maxiprocesso noi abbiamo appurato che Mangano quando parla
di cavalli intende partite di droga". Quando poi il giornalista, che è
un francese, quindi fa domande, gli dice " se ricordo bene nell'inchiesta
c'è un'intercettazone fra Mangano e Dell'Utri in cui si parla di
cavalli". Borsellino, che evidentemente è un fine umorista, risponde
"bè, nella conversazione nel maxiprocesso, se non piglio errore,
si parla di cavalli che dovevano essere mandati in un albergo.Quindi non
credo che potesse trattarsi effettivanente di cavalli: se qualcuno mi deve
recapitare due cavalli me li recapita all'ippodromo oppure al maneggio,
non certamente dentro a un albergo". Allora, voi immaginate un'intervista
di questo genere rilasciata oggi da Borsellino vivo, che cosa si direbbe
di Borsellino, che è una toga rossa, che è arrivata la cavalleria
comunista, che non a caso è un complotto politico, la giustizia
a orologeria. Il problema è che pare che Paolo Borsellino votasse
Movimento Sociale; cioè appartenevaa quella tradizione della destra,
la nobile tradizione della destra legalitaria, che in Sicilia faceva fronte
contro la mafia. Per cui, andava perfettamente daccordo con suoi colleghi
che erano di sinistra. Immaginatevi se un uomo come Borsellino fosse sopravvissuto
e avesse rilasciato oggi questa intervista dove sarebbe già finito,
come minimo davanti al CSM, come minimo. Il fatto che in questo paese un'intervista
del genere non trovi un programma che la trasmetta in prima serata ma debba
andare di notte è abbastanza significativo.
Luttazzi: E che fine ha fatto questa bobina
poi?
Travaglio: La bobina c'è, è
stata acquisita agli atti della procura di Caltanissetta che indaga sulle
stragi , perché è molto interessante sapere di che cosa si
stava occupando la magistratura palermitana nel momento in cui saltavano
in aria i suoi due maggiori esponenti. O no? E quindi è stata acquisita.
è molto istruttiva, secondo me, andrebbe discussa, ci vorrebbero
delle risposte.
Luttazzi: Io ho
invitato il Cavalier Berlusconi qua ma non viene. Più di così
non so cosa posso fare.
Travaglio: Strano.
Luttazzi: In realtà
in un qualunque altro paese europeo o del mondo anche un ventesimo di queste
piccole rivelazioni scatenerebbero il terremoto politico. Qua invece non
capita nulla.
Travaglio: Oggi
è venuto ad interessarsi di questo libro e a farmi una piccola intervista
un giornalista del Financial Times, il quale mi raccontava dell'avventura
di un dirigente molto promettente del partito conservatore britannico,
mi ha lasciato anche un appunto con il nome e quindi voglio essere preciso:
si chiama Jonathan Atkin, il quale un giorno, convocato ad un processo
che riguardava chi avesse pagato il conto di albergo da 3 milioni di lire
a sua figlia ha mentito, cioè ha detto una cosa invece di un'altra,
ed è stato immediatamente impacchettato e portato in carcere, un
ex ministro nonchè parlamentare conservatore, è rimasto in
carcere 6 mesi ed è uscito l'altro giorno. Ha ovviamente la carriera
politica finita, ma aveva mentito su un conto di 3 milioni della figlia.
Io non oso immaginare quanta gente ci sarebbe nel Parlamento Italiano se
vigessero le stesse leggi, probabilmente sarebbe semideserto.
Luttazzi: Io mi
chiedo, caro Marco, in che paese viviamo. Comunque volevo ringraziarti
perché tu, facendo questo libro, dimostri di essere un uomo libero,
e non è facile trovare uomini liberi in quest'Italia di merda.
Travaglio: Ti
ringrazio molto. Mi veniva in mente una cosa: quel governatore della Pensylvania
che un giorno si presentò in televisione e si infilò la canna
di una pistola in bocca e si sparò: credo che tu stasera, più
o meno...
Luttazzi: No,
no, non lo farei mai.
Travaglio: Avresti
fatto molto prima.
http://www.uonna.it/travaglio-intervista-satyricon-140301.htm
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