«C’erano persone che non conoscevo. Che non dipendevano da noi. Che
erano altri a gestire». In un’intervista esclusiva al settimanale Oggi l’ex brigatista rosso Raffaele Fiore, che il 16 marzo 1978 prese parte al rapimento del presidente della Dc Aldo Moro, ricostruisce così quanto avvenne in via Fani avvalorando il sospetto che non furono solo le Brigate Rosse a gestire il caso Moro.
«Anche rispetto alla presenza sul luogo dell’agguato di una moto Honda con due persone a bordo: né io né gli altri compagni sappiamo nulla della moto,
abbiamo avuto modo di parlarne e di riflettere», ha aggiunto il
brigatista. «Non so se c’era, né chi erano i due a bordo. Non facevano
parte del commando dell’organizzazione».
Fiore, condannato all’ergastolo e dal 1997 in libertà condizionata, nell’intervista, soppesando le parole, afferma anche che da parte delle Br non ci fu «un uso strumentale di altre forze», ma, tuttavia, «si era creata una situazione per cui facendo qualcosa rischiavi, pur non volendo, di essere “utile” ad altri».
Sulla possibilità che Moro venisse salvato, Fiore ha poi aggiunto:
«C’erano i presupposti per arrivare a una conclusione, e noi abbiamo
fatto diversi tentativi per uscire da quella campagna in modo meno
cruento. C’era la volontà di liberare Moro e lo abbiamo
fatto capire in tutti i modi. Se loro autonomamente avessero messo
fuori, non il gruppo che avevamo chiesto, ma solo due compagni detenuti
nonostante le loro gravi condizioni di salute, ci avrebbero spiazzato.
Noi siamo stati costretti a quella soluzione finale». L’intervista
contiene anche un passaggio molto criptico: «Volevamo solo il rilascio
dei nostri compagni, poi abbiamo capito che non sarebbe stato facile
portare avanti la battaglia. Che erano entrate troppe forze in campo».
Per il vice presidente dei deputati del Pd, Gero Grassi, tra i promotori della Commissione d’inchiesta sul caso Moro
appena varata dal Parlamento, l’intervista a Raffaele Fiore «è
l’ennesima conferma che nel caso Moro sono entrati soggetti terzi
rispetto alle Brigate Rosse, proprio come ha sempre detto uno dei
fondatori delle Br, Alberto Franceschini».
Grassi ricorda, inoltre, che molti osservatori hanno sempre sostenuto
«che i fatti dimostrano che la verità raccontata delle Br non è
completa e che la presenza a via Fani del colonnello Guglielmi
non può essere stata una semplice casualità». La verità del caso Moro,
ha concluso l’esponente democratico: «sta affiorando, il nostro compito è
quello di contribuire in questa direzione».
Anche Enrico Rossi, l’ex funzionario della Digos di Torino che ha svelato all’Ansa la
storia della inchiesta “interrotta” sulla presenza della moto Honda in
via Fani, ha commentato le parole di Fiore. «Mi rivolgo a coloro che
sanno – ha detto l’ex investigatore -, e non sono pochi, a Torino e non,
e gli chiedo un atto di coraggio. Raccontate quello che sapete sulla
vicenda della Honda in via Fani: dire la verità vi renderà più
coraggiosi».
«Dopo quella intervista – ha aggiunto Rossi – ho subito gravi
denigrazioni sia a livello personale che professionale. Politici di vari
schieramenti, da destra a sinistra hanno detto che bisognava “tapparmi
la bocca” perché ammorbavo l’aria e che il mio scopo era di intorbidire
le acque in cui si dibattono reduci degli apparati di sicurezza dello
Stato, in perenne conflitto tra loro. Ora ha parlato un brigatista, né
pentito né dissociato come Fiore, che si trovava in via Fani la mattina
del 16 marzo 1978. Rientra anche lui in un disegno occulto finalizzato a
disinformare e depistare, mescolando vero e falso, per spostare
l’attenzione sui servizi segreti nostrani o, più semplicemente, il
signor nessuno, l’ex Ispettore della Rossi ha soltanto detto la verità
in merito ad un’indagine inspiegabilmente sottovalutata?».
Fonti della Procura generale di Roma hanno annunciato che l’intervista di Fiore sarà acquisita dal procuratore generale, Luigi Ciampoli, che dall’aprile scorso ha avocato l’inchiesta,
al momento senza indagati, svolta dalla Procura di Roma e derivata
dalle dichiarazioni dell’ex ispettore Rossi. L’iniziativa della Procura
generale potrebbe rappresentare un passo preliminare in vista di una
convocazione di Fiore.
http://www.lettera35.it/moro-via-fani-brigate-rosse/
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