giovedì 14 agosto 2014

La marcia indietro di Pieczenik sul caso Moro: «istituzioni incompetenti» Il Corriere della Sera pubblica il resoconto dell'interrogatorio, avvenuto in Florida, dell'ex psichiatra ed esperto di sequestri americano Pubblicato il 17 luglio 2014 da Simona Zecchi in Misteri italiani // Nessun commento

Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, l’interrogatorio del pm Luca Palamara - titolare del filone d’inchiesta riguardante il presunto ruolo che gli Stati Uniti avrebbero avuto nel caso Moro - all’ex consigliere americano di Francesco Cossiga, Steve Pieczenik, avvenuto in Florida a maggio, avrebbe fatto emergere la totale marcia indietro rispetto alle passate e costanti dichiarazioni dell’ ex psichiatra ed esperto di sequestri americano.
Dichiarazioni avvenute fino allo scorso 2 giugno, quando Pieczenik aveva confermato al giornalista investigativo Alex Jones la sua partecipazione e la conseguente influenza del suo ruolo sull’epilogo finale del sequestro Moro. Dichiarazioni sciorinate meglio in un libro di anni fa con il giornalista francese Emmanuel Amara dal titolo inequivocabile Abbiamo ucciso Moro.
A leggere la sintesi dell’interrogatorio riportata sul Corriere, sembra di trovarsi di fronte a un quadro ben preciso: da una parte, la conferma che la decisione cosiddetta della fermezza del governo fosse giusta: «se cedi l’intero sistema cade a pezzi», stigmatizza Pieczenik durante l’interrogatorio; dall’altra, l’assoluto diniego sul ruolo che lo Stato avrebbe avuto. Palamara, infatti, avrebbe domandato se è vero che lo Stato italiano lasciò morire il presidente Dc e Pieczenik risponde: «No, l’incompetenza dell’intero sistema ha permesso la morte di Aldo Moro (…) Tutte le istituzioni erano insufficienti e assenti».
Dunque, cinque processi e quattro Commissioni parlamentari d’inchiesta, inclusa quella che si appresta ad avviare i lavori, con tante novità recentemente emerse e dipanate in diversi filoni aperti dalla magistratura, sarebbero stati una perdita di tempo, perché il presidente della Dc non si salvò per sola incompetenza delle istituzioni. Pieczenik sostiene, inoltre, di essersi limitato a leggere i comunicati delle Brigate Rosse, aver constatato che il governo italiano non era in grado di fare nulla e di essere ripartito. Valutazioni che sarebbero emerse durante la sua segretissima e protettissima presenza a Roma vissuta, dichiara Pieczenik, in stato di terrore e con una pistola, affidatagli da Cossiga, nella cintola.
A onor del vero, un particolare riferito dell’interrogatorio ed emerso sul Corriere, contrasta totalmente rispetto a quanto dichiarato in precedenza da Pieczenik, riguardo l’obiettivo dietro la sua funzione specifica: «Costringere le Br a limitare le richieste in modo che avessero una sola cosa possibile da fare, rilasciare Moro», avrebbe dichiarato a Palamara l’esperto di sequestri americano. Quando invece da sempre l’ex consigliere di Cossiga aveva dichiarato: «I brigatisti non si aspettavano di trovarsi di fronte ad un altro terrorista che li utilizzava e li manipolava psicologicamente con lo scopo di prenderli in trappola. Avrebbero potuto venirne fuori facilmente, ma erano stati ingannati. Ormai non potevano fare altro che uccidere Moro». Due scopi e due finalità opposte: da una parte, opporsi alle trattative tout court fino al rilascio dello statista; dall’altra, quella da lui sempre riferita, seppur ambiguamente, quella di evitare che fosse rilasciato.
La sintesi dell’interrogatorio è tuttavia troppo breve e scevra di ulteriori dettagli per capire cosa avrebbe contestato il pm Palamara a Pieczenik e cosa questi avrebbe avuto da dire a sua “discolpa”, rispetto a quanto già dichiarato e pubblicato, disinformazione a parte. Troppo poco anche rispetto alle novità appunto emerse che riguarderebbero invece il ruolo dello Stato, linea della fermezza sempre a parte. In attesa che si aprano i lavori della Commissione d’inchiesta, fortemente voluta e ottenuta dal vice presidente dei deputati del Partito democratico, Gero Grassi, aspettiamo anche di vedere l’effetto che avranno le nuove dichiarazioni sull’inchiesta in corso.
«Le avevamo già sentite le parole dell’esperto Usa Steve Pieczenick, ripetute, finalmente, davanti a una magistrato italiano: “Non dovevamo salvare Moro ma stabilizzare il vostro Paese”. Pieczenick conferma che dietro al caso Moro ci fu un vero e proprio golpe». Afferma Grassi commentando l’artico del Corriere della Sera. «Sono così tanti i fatti non spiegati – aggiunge il vice presidente dei deputati del Pd – che abbiamo voluto dotarci di uno strumento per una nuova inchiesta perché l’Italia ha bisogno della verità su un delitto politico che ha deviato il corso degli eventi nel nostro paese. Siamo in attesa che tutti i gruppi parlamentari indichino ai presidenti Boldrini e Grasso i nomi dei propri componenti: occorre fare presto, in modo che la Commissione possa diventare operativa».
 http://www.lettera35.it/interrogatorio-pieczenik-caso-moro-istituzioni-incompetenti/

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