Giorgio Ambrosoli
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Giorgio Ambrosoli.
Giorgio Ambrosoli (Milano, 17 ottobre 1933 – Milano, 11 luglio 1979) è stato un avvocato italiano, esperto in liquidazioni coatte amministrative. Fu assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività aveva ricevuto incarico di indagare.
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1 Antefatto
2 L'incarico
3 L'omicidio
4 In memoria di Giorgio Ambrosoli
5 Onorificenze
6 Filmografia
7 Note
8 Bibliografia
9 Collegamenti esterni
Antefatto [modifica]
Nel 1971 si addensarono sospetti sulle attività del banchiere siciliano Michele Sindona. La Banca d'Italia per mano del Banco di Roma investigò sulle attività di Sindona nel tentativo di non fare fallire gli Istituti di credito da questi gestiti (Banca Unione e Banca Privata Finanziaria). I motivi delle scelte dell'allora governatore Guido Carli erano chiaramente tese a non provocare il panico nei correntisti. Così fu accordato un prestito al Sindona, voluto anche in virtù della benevolenza dell'amministratore delegato Mario Barone. Quest'ultimo fu cooptato come terzo amministratore, addirittura modificando lo statuto della banca stessa che ne prevedeva due (nel caso specifico, Ventriglia e Guidi).
Fu accordato tale prestito con tutte le modalità e transazioni necessarie e fu incaricato il direttore centrale del Banco di Roma, Giovanbattista Fignon, di occuparsi della cosiddetta vicenda. Le banche di Sindona vennero fuse e prese vita la Banca Privata Italiana di cui Fignon divenne vice presidente e amministratore delegato. Al contrario di tutte le aspettative, Fignon andò a Milano a rivestire detta carica e capì immediatamente la gravità della situazione. Stese numerose relazioni, capì le operazioni gravose messe in piedi da Sindona e dai suoi collaboratori tanto che ne ordinò l'immediata sospensione. Ma a Roma i poteri forti forse non gradirono una così massiccia operazione di pulizia, sebbene nei pochi mesi di tale gestione emersero innumerevoli aspetti che potevano indurre ad un salvataggio.
Fignon fece egregio lavoro ma non poté bastare e nel settembre del 1974 consegnò a Giorgio Ambrosoli la relazione sullo stato della Banca. Fignon continuò nel suo operato tanto da essere citato anche nelle agende dell'avvocato Ambrosoli che nulla poteva immaginare di ciò che sarebbe seguito. Ciò che emerse dalle investigazioni indusse, nel 1974, a ordinare un commissario liquidatore. Per il compito fu scelto Giorgio Ambrosoli.
L'incarico [modifica]
In questo ruolo, Ambrosoli assunse la direzione della banca e si trovò ad esaminare tutta la trama delle articolatissime operazioni che il finanziere siciliano aveva intessuto, principiando dalla società "Fasco", l'interfaccia fra le attività palesi e quelle occulte del gruppo. Nel corso dell'analisi svolta dall'avvocato emersero le gravi irregolarità di cui la banca si era macchiata e le numerose falsità nelle scritturazioni contabili, oltre alle rivelazioni dei tradimenti e delle connivenze di ufficiali pubblici con il mondo opaco della finanza di Sindona.
Contemporaneamente a questa opera di controllo Ambrosoli cominciò ad essere oggetto di pressioni e di tentativi di corruzione. Queste miravano sostanzialmente a ottenere che avallasse documenti comprovanti la buona fede di Sindona. Se si fosse ottenuto ciò lo Stato Italiano, per mezzo della Banca d'Italia, avrebbe dovuto sanare gli ingenti scoperti dell'istituto di credito. Sindona, inoltre, avrebbe evitato ogni coinvolgimento penale e civile.
Ambrosoli non cedette, sapendo di correre notevoli rischi. Nel 1975 indirizzò una lettera alla moglie in cui scrisse[1]:
« Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell'Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (...)
Giorgio »
Ai tentativi di corruzione fecero presto seguito minacce esplicite. Malgrado ciò, Ambrosoli confermò la necessità di liquidare la banca e di riconoscere la responsabilità penale del banchiere.
Nel corso dell'indagine emerse, inoltre, la responsabilità di Sindona anche nei confronti di un'altra banca, la statunitense Franklin National Bank, le cui condizioni economiche erano ancora più precarie. L'indagine, dunque, vide coinvolta non solo la magistratura italiana, ma anche l'FBI.
Nella sua indagine sulla banca di Sindona, Ambrosoli può contare solo su Ugo La Malfa come referente politico, mentre il maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre gli fa da guardia del corpo. Nonostante le minacce di morte, infatti, ad Ambrosoli non era stata accordata alcuna protezione da parte dello stato. In Bankitalia, può contare sul sostegno di Paolo Baffi, il governatore, e Mario Sarcinelli che finisce persino in prigione. [2]
In un clima di tensione e di pressioni anche politiche molto forti, Ambrosoli concluse la sua inchiesta. Avrebbe infine dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale il 12 luglio 1979.
L'omicidio [modifica]
La sera dell'11 luglio 1979, rincasando dopo una serata trascorsa con amici, Ambrosoli fu avvicinato sotto il suo portone da uno sconosciuto. Questi si scusò e gli esplose contro quattro colpi di .357 Magnum. Ad ucciderlo fu William Joseph Aricò, un sicario fatto appositamente venire dall'America e pagato con 25 000 dollari in contanti ed un bonifico di altri 90 000 dollari su un conto bancario svizzero. Nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali, ad eccezione della sola Banca d'Italia.
Nel 1981, con la scoperta delle carte di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi, si ha la conferma del ruolo della P2 nelle manovre per salvare Sindona.
Il 18 marzo 1986 a Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci (un trafficante d'armi che aveva messo in contatto Sindona col killer) furono condannati all'ergastolo per l'uccisione dell'avvocato Ambrosoli.
In memoria di Giorgio Ambrosoli [modifica]
Giorgio Ambrosoli non ebbe, al momento, grandi riconoscimenti, nonostante il sacrificio estremo con cui aveva pagato la sua onestà e il suo zelo professionale.
Secondo Carlo Azeglio Ciampi, «Ambrosoli era il cittadino italiano al servizio dello Stato che fa con normalità e semplicità il suo compito e il suo dovere»[2]. Giulio Andreotti ha invece dichiarato: «è una persona che in termini romaneschi se l'andava cercando»[3], per poi precisare di voler "fare riferimento ai gravi rischi ai quali il dottor Ambrosoli si era consapevolmente esposto con il difficile incarico assunto"[4].
Il primo omaggio alla figura di Ambrosoli è stato il libro di Corrado Stajano, intitolato Un eroe borghese. Dal libro è stato tratto nel 1995 il film omonimo di Michele Placido.
Nel 2009 il figlio di Ambrosoli, Umberto, ha pubblicato Qualunque cosa succeda, ricostruzione della vicenda del genitore "sulla base di ricordi personali, familiari, di amici e collaboratori e attraverso le agende del padre, le carte processuali e alcuni filmati dell'archivio RAl" (dalla quarta di copertina).
Nell'anno 2000 il comune di Milano, durante il primo mandato del Sindaco Gabriele Albertini, ha dedicato una piccola piazza a Giorgio Ambrosoli in zona Corso Vercelli, e tre Borse di Studio di 5100 euro l'una.
Il comune di Roma, durante il primo mandato del sindaco Walter Veltroni gli ha dedicato un Largo, in zona Nomentana. Anche altri Comuni hanno dedicato vie, piazze e larghi ad Ambrosoli, tra cui San Donato Milanese, Desio, Seveso, Nova Milanese, Ravenna, Cesena, Varese, Rodano, Scanzorosciate, Scandicci, Corbetta, Arcene, Reggiolo, Volvera, Firenze, Bolzano ed altri. Il Comune di Ghiffa (sul Lago Maggiore), dove Giorgio Ambrosoli è sepolto, ha dedicato all'avvocato milanese il proprio lungolago.
A Giorgio Ambrosoli sono attualmente intitolati:
la biblioteca del palazzo di giustizia di Milano, alla quale accedono magistrati, avvocati e studenti di giurisprudenza del foro ambrosiano.
l'Istituto Secondario Superiore di Viale della Primavera 207, Roma.
l'I.P.S.I.A. (Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato) di Codogno (Lodi)
l'aula 311 "Giorgio Ambrosoli" di via Festa del Perdono dell'Università degli Studi di Milano, con una scritta commemorativa.
la targa in memoria, affissa nell'aula magna del Liceo Classico Manzoni di Milano.
Onorificenze [modifica]
Medaglia d'oro al valor civile
«Commissario liquidatore di un istituto di credito, benché fosse oggetto di pressioni e minacce, assolveva all'incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si espose, perciò, a sempre più gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludere il suo mandato. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti sino all'estremo sacrificio.[5]»
— Milano, 12 luglio 1999
Filmografia [modifica]
Un eroe borghese. Regia di Michele Placido, con F. Bentivoglio, M. Placido, Italia, (1995).
Note [modifica]
^ Libera.it
^ a b Corriere della Sera, 9 settembre 2010
^ [1] 8 settembre 2010, nel corso della registrazione di una puntata di "La storia siamo noi" di Giovanni Minoli, su Rai Due
^ Ansa, 10 settembre 2010
^ Giorgio Ambrosoli Medaglia d'oro al valor civile in Presidenza della Repubblica. URL consultato il 22-05-2010.
Bibliografia [modifica]
Corrado Stajano. Un eroe borghese. Il caso dell'avvocato Ambrosoli assassinato dalla mafia politica, Torino, Einaudi, 1995. ISBN 978-88-06-17763-8.
Carlo Lucarelli. Misteri d'Italia. I casi di Blu notte. Torino, Einaudi, 2002. ISBN 978-88-06-15445-5.
Umberto Ambrosoli. Qualunque cosa succeda. Storia di un uomo libero. Sironi, 2009. ISBN 978-88-51-80120-5.
Collegamenti esterni [modifica]
La lettera alla moglie, quasi un testamento spirituale
Giorgio Ambrosoli, "eroe borghese" e vittima della finanza
Articoli su Giorgio Ambrosoli su archivio900.it
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