sabato 5 marzo 2016

[Esplora il significato del termine: «Controlli sulle banche, più chiarezza» «Servono norme efficaci per reprimere la cattiva gestione di amministratori e funzionari». Il risparmio? «Una valenza costituzionale che impone la previsione di sanzioni penali» di Giuseppe Guastella] «Controlli sulle banche, più chiarezza» «Servono norme efficaci per reprimere la cattiva gestione di amministratori e funzionari». Il risparmio? «Una valenza costituzionale che impone la previsione di sanzioni penali» di Giuseppe Guastella

MILANO Un nuovo capitolo nel codice penale dedicato ai reati commessi dagli intermediari finanziari e bancari: a chiederlo in un recente convegno organizzato dall’ Abi e dall’università Luiss di Roma è stato il Procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco che guida il dipartimento che si occupa del contrasto alla criminalità finanziaria e che in passato ha indagato sulle principali crisi bancarie, dall’Antonveneta al Monte dei Paschi.
Dottor Greco, perché ce n’è bisogno?
«Da quando sul finire degli anni ’80 la Cassazione escluse che l’attività bancaria fosse da considerare un pubblico servizio, non esistono norme efficaci per reprimere le condotte di mala gestio degli amministratori e dei funzionari bancari. Eppure, recenti norme quali il bail in o la riforma dei mutui, la prima facendo dei clienti dei soci anomali che partecipano alla ricapitalizzazione per perdite senza avvantaggiarsi degli utili e la seconda privilegiando le banche rispetto ai normali creditori, rendono urgente e necessario intervenire sulla responsabilità degli istituti di credito».
Il risparmio è però tutelato dalla Costituzione.
«Una valenza costituzionale che, a mio avviso, impone come conseguenza la previsione di sanzioni penali. In linea astratta si potrebbe pensare al ritorno alla qualifica pubblicistica degli operatori, ma questo contrasterebbe con la normativa europea oltre ad essere impraticabile per ragioni storiche e socio-politiche. Resta però la necessità di un rafforzamento delle regole e dei controlli e dell’introduzione di sanzioni semplici e di facile applicabilità che abbiano una sufficiente portata deterrente».
Che magari avrebbero prevenuto le attuali crisi bancarie.
«I crediti deteriorati pesano in maniera enorme sulle banche, anche quelle che non sono piccole. Si pensi alle svalutazioni effettuate dalle grandi banche dopo i cambi traumatici dei manager che sono stati coinvolti in inchieste penali, situazioni che ci sono anche nelle banche medie e piccole. Le cause di questi crediti deteriorati sono legate alla concessione di erogazioni di denaro su base relazionale, cioè agli amici, o ambientale, dovute a connivenze locali che a volta sono anche comprensibili, come quelle che servono a sostenere imprese in grave crisi evitando problemi occupazionali».
La magistratura come interviene sulle distorsioni nella concessione dei crediti?
«Si consideri che anche per ipotesi dolose gravi, che sono del tutto al di fuori delle più elementari regole, non c’è reazione penale. Indipendentemente dalla non facile applicabilità dei reati di appropriazione indebita o di infedeltà patrimoniale, l’unica effettiva sanzione è confinata alle ipotesi di bancarotta fraudolenta che però arrivano a distanza di anni quando l’effetto lesivo si è già compiuto».
E gli organi di vigilanza?
«La sovrapposizione di differenti autorità di controllo, Bankitalia e Consob alle quali in futuro si aggiungerà la Bce, ha avuto un effetto negativo causando una sostanziale inefficienza. Inoltre, non sempre una strategia basata su un approccio prudente è efficiente, soprattutto quando vengono rilevati fatti-reato che in prospettiva potrebbero tradursi in gravissime fattispecie come i reati di Market abuse o bancarotta. Mi rendo comunque conto dell’estrema delicatezza di prevedere un sistema di controlli sulla concessione e sulla erogazione del credito, anche perché è in gioco la libertà d’impresa delle banche. La valenza costituzionale della tutela del risparmio, ripeto, autorizza l’eventuale impiego di sanzioni penali per inosservanze che, in ogni caso, dovrebbero essere connesse a parametri almeno tendenzialmente oggettivi. Infine, fra i sistemi di controllo indiretto va segnalata la cosiddetta Centrale rischi, quella che ad esempio informa le banche se si possono fidare di un cliente. È necessario riflettere se prevedere sanzioni per chi dolosamente immette dati non corretti».
Allora non c’è alcuna protezione?
«Devo dire che qualcosa si è già fatto con l’introduzione del nuovo falso in bilancio e con il reato di autoriciclaggio, ma rilevo che l’assenza di presidi penali meritevoli di questo nome anche nel comparto dell’assistenza finanziaria e dell’acquisto di azioni proprie, così come delle operazioni in danno dei creditori, ha determinato nel settore bancario effetti particolarmente perniciosi. Basta pensare alle operazioni di aumento di capitale fatte da molte banche con il sistema dei finanziamenti erogati ai soci oppure alle operazioni di leveraged buyout (acquisizione di una società usando la sua capacità di indebitamento, ndr.) hanno spostato sulle società bersaglio il peso del debito contratto con il sistema bancario per le acquisizioni. Non bisogna poi dimenticare che il fenomeno della corruzione fra privati è sufficientemente diffuso nell’area bancaria, proprio nell’erogazione del credito»
Come pensa se ne possa uscire?
«Negli Usa, dopo la crisi della Enron che aveva finanziato la campagna elettorale del presidente Bush, venne varato immediatamente il Serbanes-Oxley Act che ebbe un impatto decisivo sia sulla prevenzione che sulla repressione delle condotte criminali. Oggi è in gioco la credibilità del sistema finanziario. Ci vogliamo domandare perché con la voluntary disclosure gran parte dei 130mila italiani hanno preferito lasciare all’estero i patrimoni che hanno dichiarato?». 

 http://www.corriere.it/economia/16_marzo_05/controlli-banche-piu-chiarezza-bed522ec-e247-11e5-b31b-034bb632a08d.shtml

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