Dottor Greco, perché ce n’è bisogno?
«Da quando sul finire degli anni
’80 la Cassazione escluse che l’attività bancaria fosse da considerare
un pubblico servizio, non esistono norme efficaci per reprimere le
condotte di mala gestio degli amministratori e dei funzionari bancari. Eppure, recenti norme quali il bail in o
la riforma dei mutui, la prima facendo dei clienti dei soci anomali
che partecipano alla ricapitalizzazione per perdite senza
avvantaggiarsi degli utili e la seconda privilegiando le banche
rispetto ai normali creditori, rendono urgente e necessario intervenire
sulla responsabilità degli istituti di credito».
Il risparmio è però tutelato dalla Costituzione.
«Una valenza costituzionale che, a
mio avviso, impone come conseguenza la previsione di sanzioni penali.
In linea astratta si potrebbe pensare al ritorno alla qualifica
pubblicistica degli operatori, ma questo contrasterebbe con la normativa
europea oltre ad essere impraticabile per ragioni storiche e
socio-politiche. Resta però la necessità di un rafforzamento delle
regole e dei controlli e dell’introduzione di sanzioni semplici e di
facile applicabilità che abbiano una sufficiente portata deterrente».
Che magari avrebbero prevenuto le attuali crisi bancarie.
«I crediti deteriorati pesano in
maniera enorme sulle banche, anche quelle che non sono piccole. Si pensi
alle svalutazioni effettuate dalle grandi banche dopo i cambi
traumatici dei manager che sono stati coinvolti in inchieste penali,
situazioni che ci sono anche nelle banche medie e piccole. Le cause di
questi crediti deteriorati sono legate alla concessione di erogazioni di
denaro su base relazionale, cioè agli amici, o ambientale, dovute a
connivenze locali che a volta sono anche comprensibili, come quelle che
servono a sostenere imprese in grave crisi evitando problemi
occupazionali».
La magistratura come interviene sulle distorsioni nella concessione dei crediti?
«Si consideri che anche per
ipotesi dolose gravi, che sono del tutto al di fuori delle più
elementari regole, non c’è reazione penale. Indipendentemente dalla non
facile applicabilità dei reati di appropriazione indebita o di infedeltà
patrimoniale, l’unica effettiva sanzione è confinata alle ipotesi di
bancarotta fraudolenta che però arrivano a distanza di anni quando
l’effetto lesivo si è già compiuto».
E gli organi di vigilanza?
«La sovrapposizione di differenti
autorità di controllo, Bankitalia e Consob alle quali in futuro si
aggiungerà la Bce, ha avuto un effetto negativo causando una sostanziale
inefficienza. Inoltre, non sempre una strategia basata su un approccio
prudente è efficiente, soprattutto quando vengono rilevati fatti-reato
che in prospettiva potrebbero tradursi in gravissime fattispecie come i
reati di Market abuse o
bancarotta. Mi rendo comunque conto dell’estrema delicatezza di
prevedere un sistema di controlli sulla concessione e sulla erogazione
del credito, anche perché è in gioco la libertà d’impresa delle banche.
La valenza costituzionale della tutela del risparmio, ripeto, autorizza
l’eventuale impiego di sanzioni penali per inosservanze che, in ogni
caso, dovrebbero essere connesse a parametri almeno tendenzialmente
oggettivi. Infine, fra i sistemi di controllo indiretto va segnalata la
cosiddetta Centrale rischi, quella che ad esempio informa le banche se
si possono fidare di un cliente. È necessario riflettere se prevedere
sanzioni per chi dolosamente immette dati non corretti».
Allora non c’è alcuna protezione?
«Devo dire che qualcosa si è già
fatto con l’introduzione del nuovo falso in bilancio e con il reato di
autoriciclaggio, ma rilevo che l’assenza di presidi penali meritevoli di
questo nome anche nel comparto dell’assistenza finanziaria e
dell’acquisto di azioni proprie, così come delle operazioni in danno dei
creditori, ha determinato nel settore bancario effetti particolarmente
perniciosi. Basta pensare alle operazioni di aumento di capitale fatte
da molte banche con il sistema dei finanziamenti erogati ai soci oppure
alle operazioni di leveraged buyout (acquisizione di una società usando la sua capacità di indebitamento, ndr.)
hanno spostato sulle società bersaglio il peso del debito contratto
con il sistema bancario per le acquisizioni. Non bisogna poi dimenticare
che il fenomeno della corruzione fra privati è sufficientemente diffuso
nell’area bancaria, proprio nell’erogazione del credito»
Come pensa se ne possa uscire?
«Negli Usa, dopo la crisi della
Enron che aveva finanziato la campagna elettorale del presidente Bush,
venne varato immediatamente il Serbanes-Oxley Act che ebbe un impatto
decisivo sia sulla prevenzione che sulla repressione delle condotte
criminali. Oggi è in gioco la credibilità del sistema finanziario. Ci
vogliamo domandare perché con la voluntary disclosure gran parte dei 130mila italiani hanno preferito lasciare all’estero i patrimoni che hanno dichiarato?».
http://www.corriere.it/economia/16_marzo_05/controlli-banche-piu-chiarezza-bed522ec-e247-11e5-b31b-034bb632a08d.shtml
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