Estratti dell'articolo di Stefano Lepri per “la Stampa”
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Banche,
politica, mafia, massoneria, Vaticano: per chi lo abbia ancora
presente, il nome di Michele Sindona evoca gli ingredienti di un giallo
dozzinale. A 40 anni di distanza, è arduo capacitarsi che un personaggio
simile, capace di ordinare un assassinio, fingere il proprio rapimento,
infine di travestire da omicidio il proprio suicidio, sia andato vicino
a dominare la finanza italiana.
«Oggi
fatichiamo a ricostruire un' atmosfera che può apparire quasi surreale»
scrive Marco Magnani. Eppure lui - economista della Banca d' Italia e
storico - c'è riuscito, in un libro da ieri in libreria, insieme
scorrevole e documentatissimo, equilibrato e privo di reticenze sulle
responsabilità dei potenti di allora (Sindona. Biografia degli anni
Settanta , Einaudi, pp. 160, € 21).
Non
c' era solo il piombo dei terroristi, in quegli anni. Chi si oppose al
finanziere siciliano sapeva che lui e i suoi amici mafiosi contavano su
complici nello Stato e avevano accesso a Giulio Andreotti. L' avvocato
Giorgio Ambrosoli pagò con la vita, nessun politico andò al suo
funerale, e trent' anni dopo Andreotti lo definì «una persona che in
termini romaneschi se l' andava cercando».
MICHELE SINDONA AL PROCESSO AMBROSOLI jpeg
(...)
I crac bancari
MARCO MAGNANI
(...)
Con
gli occhi di oggi, il costo per la collettività di quel crac appare
limitato, 127 miliardi di lire di allora, una cifra non grande anche per
la piccola Italia di allora. Stupisce invece quanto a lungo e con
quanta aggressività Sindona - frattanto colpito da mandato di cattura e
latitante - abbia tentato di tornare in sella, ovvero di ottenere la
revoca della liquidazione coatta. Il miglior ritratto dell' epoca è lì.
Si
mobilitarono i picciotti della mafia arrivando a minacciare il
banchiere Enrico Cuccia, considerato un nemico; la loggia P2 attivò i
suoi iscritti; due giudici romani orchestrarono una vendetta
incarcerando nel marzo del '79 l' allora vicedirettore generale della
Banca d' Italia Mario Sarcinelli con accuse rivelatesi poi
inconsistenti.
Era
all' opera un «complesso politico-affaristico-giudiziario» (parole di
Paolo Baffi, che sentendosi sfiduciato si dimise da governatore)
popolato da personaggi che rimasero all' opera a lungo, nel crac del
Banco Ambrosiano collegato alla P2, nei vari scandali degli Anni
Ottanta, e alla fine in Tangentopoli.
Le trame di Licio Gelli
UN GIOVANE LICIO GELLI
(...)
Compare
qui un retroscena inedito: subito dopo l' arresto di Sarcinelli, il
dirigente della Banca d' Italia Pierluigi Ciocca andò, caso eccezionale,
nella sede comunista di via delle Botteghe Oscure in cerca di
solidarietà. Il responsabile economico, Luciano Barca, era personalmente
ben disposto, ma lo avvertì che «nel partito non avevano ancora capito
se Andreotti era un angelo o un demonio».
(...)
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/tela-ragno-biografia-michele-sindona-uomo-che-voleva-119753.htm
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