Fabio Tonacci per “la Repubblica”
Il Capitano dei Carabinieri De Donno Caso Totò Riina
Un
misterioso viaggio a Dubai di Lucio Vallejo Balda complica, se
possibile, il già complicato caso Vatileaks. Perché quel viaggio lo fece
in compagnia dell’ex colonnello dei Ros Giuseppe De Donno, tuttora
sotto processo per la trattativa Stato-Mafia. E perché negli Emirati
arabi il monsignore avrebbe consegnato ai servizi segreti cinesi la
cartella clinica di Papa Francesco. Falsa, per giunta. In realtà erano
le analisi della madre di Balda.
C’è
un po’ di Totò e Peppino e un po’ di James Bond, in questa storia che
emerge dagli atti del processo in cui sono imputati, oltre al prelato e a
Francesca Chaouqui, i due giornalisti Fittipaldi e Nuzzi. Ma la
Gendarmeria vaticana considera le circostanze, scoperte grazie
all’analisi informatica del telefonino e del pc di Balda, un affare
serio. Meritevole di un approfondimento di indagine.
E
dunque, i fatti. Nel settembre scorso i gendarmi, che già stavano
indagando sull’allora segretario della commissione vaticana sulle
finanze della Santa Sede (Cosea), perquisiscono la sua abitazione e gli
sequestrano cellulare e pc. Dentro ci trovano le chat di whatsapp con i
giornalisti e la Chaouqui, le famose password di accesso al database
della Cosea e due vecchie mail nel quale Balda parla con De Donno di un
viaggio a Dubai da fare insieme. Sono inclusi anche i biglietti aerei.
Ma c’è dell’altro. Scoprono i file dell’elettrocardiogramma e delle
analisi del sangue della madre 82enne del monsignore, su cui era stata
modificata l’intestazione: al posto del nome della signora, quello di
Jorge Mario Bergoglio.
monsignor vallejo balda 7
«Siamo
andati a Dubai insieme per tre giorni, mi pare a cavallo tra il
dicembre 2014 e il gennaio 2015», conferma a Repubblica Giuseppe De
Donno, che dopo essere uscito dall’Arma (ha fatto parte anche dei
servizi segreti) è diventato amministratore delegato della “G-Risk”,
un’agenzia di security e intelligence con sede a Roma. La società,
guidata fino a poco tempo fa dall’ex capo del Sisde Mario Mori (anche
lui sotto processo per la trattativa), in cui è stato assunto anche l’ex
Br Valerio Morucci. «Conosco Balda da molti mesi, almeno dal 2014. Con
lui ero in ottimi rapporti. È stata la Chaouqui a presentarmelo»,
racconta De Donno.
monsignor vallejo balda 6
«Io
dovevo andare a Dubai per lavoro, lui per incontrare persone legate
all’associazione benefica “Messaggeri della Pace” a cui voleva chiedere
dei finanziamenti o non so bene cosa. Il periodo coincideva, quindi
abbiamo deciso di andare insieme, tutto qua. Il biglietto me lo sono
pagato da solo, ovviamente». Di quei tre giorni a Dubai l’ex colonnello
ha dei vaghi ricordi. «Balda girava con l’abito talare e un trolley. Mi
sembrava molto rilassato, siamo stati a cena in albergo. Non sono stato
con lui tutto il tempo, quindi non saprei dire con chi si è visto».
È
durante quella breve permanenza negli Emirati, ipotizzano gli
investigatori della Gendarmeria in base a una ricostruzione di
intelligence per cui è stata chiesta anche la collaborazione ai servizi
italiani, che Balda ha incontrato un “mister x”, uno 007 cinese cui
avrebbe consegnato la finta cartella clinica di Papa Francesco. Le
condizioni di salute del Pontefice sono probabilmente il segreto più
gelosamente custodito dalla Santa Sede, dunque anche quello su cui si
può scatenare l’appetito di qualsiasi apparato di intelligence estero.
FRANCESCA CHAOUQUI E VALLEJO BALDA
Perché
Balda avrebbe deciso di mettere in piedi quella messinscena non è
chiaro. Forse per accreditarsi con i cinesi, o forse per avere da loro
qualcosa in cambio. «A me pare davvero inverosimile», sostiene De Donno.
«Non mi ha dato l’idea di essere coinvolto in una tresca del genere.
Era il primo viaggio che facevo in sua compagnia. Dopodiché, la mano sul
fuoco non ce la metterei... non mi aspettavo nemmeno che girasse
documenti confidenziali ai giornalisti».
MONSIGNOR VALLEJO BALDA
È
ragionevole ritenere che in Vaticano sapessero del misterioso viaggio a
Dubai di Balda, dei contatti con De Donno, e del presunto scambio con i
cinesi, almeno dall’autunno scorso. L’arresto del prelato spagnolo e
della Chaouqui risale a novembre, due mesi dopo la perquisizione e le
perizie informatiche sul cellulare.
Eppure
nelle contestazioni rivolte dal promotore di giustizia del Vaticano, di
questa storia, non c’è traccia. «È vergognoso che la Santa Sede abbia
portato a processo due giornalisti basandosi esclusivamente sulle
dichiarazioni di un soggetto capace di tutto», commenta Emiliano
Fittipaldi. «Lo hanno utilizzato per denigrarci, nonostante conoscessero
i suoi tentativi di contatto con i servizi esteri».
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/dicembre-2014-gennaio-2015-monsignor-vallejo-balda-andato-tre-120826.htm
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