Paolo Biondani, Vittorio Malagutti, Gloria Riva, Leo Sisti e Stefano Vergine - http://espresso.repubblica.it/inchieste/2016/04/03/news/panamapapers-ecco-gli-italiani-con-i-soldi-in-paradiso-1.256649?ref=HREA-1
Si chiama Lenville overseas e ha sede a Panama la società che proietta il nome di Luca di Montezemolo nel lungo elenco degli italiani con l'offshore. I documenti analizzati da l'Espresso
confermano che lo studio Mossack Fonseca ha curato anche gli interessi
del presidente di Alitalia. Nei primi mesi del 2007 sono stati siglati
una serie di contratti che, tra l'altro, indicano Montezemolo come
procuratore di Lenville. Il manager, a quell'epoca al vertice di Ferrari
e presidente di Fiat, ha ricevuto la delega per operare su un conto
alla Bim Suisse, filiale elvetica dell'italiana Banca Intermobiliare.
Raggiunto da l'Espresso, Montezemolo non ha risposto alle richieste di
chiarimenti.
MOSSACK FONSECA i
Le
carte di questi affari sono custodite nell'immensa banca dati di
Mossack Fonseca. Un gigantesco archivio informatico a cui, grazie a un
anonimo informatore, hanno avuto accesso i giornalisti dell'Icij, l'International Consortium of investigative journalists
. Montezemolo si trova in folta compagnia. Circa un migliaio di clienti
provenienti dal nostro Paese sono citati, a vario titolo, nei documenti
che l'Espresso ha consultato. Imprenditori, professionisti,
volti noti dello spettacolo, ma anche moltissimi personaggi sconosciuti
alle cronache sono approdati a Panama per mettere al sicuro il
patrimonio di famiglia.
Nei
prossimi giorni, una volta completate le nostre verifiche, daremo conto
di questi affari offshore. Intanto va segnalato che nelle carte
ricorrono i nomi di due grandi istituti di credito italiani come Unicredit e Ubi. Non solo. I file panamensi aggiungono particolari inediti su vicende giudiziarie come il caso dell'eredità di Nino Rovelli, il re della chimica anni Settanta. E negli stessi documenti segreti compare anche il nome di Giuseppe Donaldo Nicosia,
sotto inchiesta a Milano per frode fiscale e bancarotta fraudolenta.
Un'inchiesta in cui è coinvolto anche l'ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, che sta scontando in carcere una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Anche Jarno Trulli,
l'ex pilota di Formula Uno, risulta azionista della Baker street sa,
una società registrata nelle isole Seychelles e creata con l'assistenza
dei legali dello studio Mossack Fonseca. Il campione, ritiratosi dalle
corse nel 2012, è andato offshore grazie all'intermediazione del Credit
Foncier Monaco, uno degli istituti di credito più forti sulla piazza di
Montecarlo. Questo è quanto risulta dalle carte ufficiali, ma Trulli,
contattato da l'Espresso tramite il suo manager, non ha risposto alle richieste di chiarimenti.
«Mossack Fonseca non risulta essere un consulente fiscale della capogruppo» è stata invece la replica del portavoce di Unicredit.
I file segreti raccontano una storia più articolata. La banca milanese
in effetti ha avuto relazioni d'affari con lo studio panamense per la
gestione di circa 80 società offshore. Per esempio la
Baracaldo inc. e la Overshoot inc. entrambe di Panama, oppure la Nemo
partners Ltd, registrata alle Isole Vergini britanniche. Nel 2010 però
Unicredit prende le distanze.
mohammed bin zayed al nahyan e luca di montezemolo
Il cambio di rotta coincide con un altro avvenimento: il gruppo italiano vende parte delle sue attività in Lussemburgo
ai tedeschi di Dz bank. E proprio dal Granducato passava il rapporto
tra Unicredit e Mossack Fonseca. I documenti danno conto anche dei
tentativi dei manager dello studio panamense per riallacciare i rapporti
con l'istituto di credito. Senza successo.
Anche
per Ubi banca, la grande Popolare bergamasca che si è da pochi mesi
trasformata in spa, la piattaforma d'operazioni per gli affari offshore
si trovava a Lussemburgo. È quindi Ubi international che dal Granducato
ha incrociato la rotta di Mossack Fonseca. Nelle carte compaiono i nomi
di 40 sigle offshore, registrate a Panama e alle isole Seychelles, che
appaiono legate a Ubi. Una decina risultano ancora attive. Nei documenti
si trova però traccia di numerose conversazioni tra i manager di
Mossack Fonseca e i manager di Ubi banca in Lussemburgo.
VERDINI-DELLUTRI
«Non abbiamo società controllate in quelle località», ha risposto la banca a l'Espresso.
Gli azionisti delle offshore sono però da ricercare tra i clienti di
Ubi, che via granducato e con l'assistenza delo studio panamense sono
così riusciti a sbarcare in un paradiso fiscale. Chi sono questi
clienti? Mistero, perché il capitale delle società è al portatore.
Nessun mistero invece per quanto riguarda la Countryside Group Ltd delle Seychelles. Il titolare delle azioni, lo shareholder, come viene indicato nei file di Mossack Fonseca, è Oscar Rovelli, uno degli eredi di suo padre Nino, l'imprenditore che quarant'anni fa controllava il gruppo chimico Sir.
Il
nome dei Rovelli è stato al centro di una complicata vicenda
giudiziaria conclusa nel 2006 con una sentenza di Cassazione. Quel
verdetto, che condannava tra gli altri l'avvocato Cesare Previti,
stabiliva che la famiglia si era comprata a suon di bustarelle la
sentenza del Tribunale di Roma che le assegnava un risarcimento del
valore di quasi 400 milioni di euro nei confronti dell'Imi la banca che
aveva suo tempo finanziato la Sir.
Nel
frattempo però quella somma era già stata dispersa nei più diversi
paradisi fiscali ed è così partita un'indagine della magistratura per
recuperare il denaro. L'inchiesta ha già portato a sequestri importanti
negli anni scorsi. La Countryside Group delle Seychelles non fa parte,
però, dell'elenco di offshore estere già individuate dagli
investigatori. Oscar Rovelli ha risposto a l'Espresso, tramite il suo avvocato, di «non avere alcun ricordo di quella società».
È invece ancora in pieno svolgimento la caccia al tesoro di un altro cliente di Mossack Fonseca del calibro di Giuseppe Donaldo Nicosia, imprenditore della pubblicità televisiva, latitante dal 2014, quando avrebbe dovuto essere arrestato per truffa all’Iva, bancarotta fraudolenta e altro. Nicosia era socio di Dell’Utri nella società spagnola Tomé Advertising SL, che secondo le accuse della Guardia di Finanza sarebbe servita per una truffa da 43 milioni all'Erario.
dellutri
L'ex
braccio destro di Berlusconi avrebbe beneficiato personalmente di una
parte del presunto bottino. in particolare Nicosia gli avrebbe versato
10mila euro al mese dal 2008 al 2011 con la giustificazione, ritenuta
falsa, di un ipotetico affitto del palazzo di Dell'Utri in via Senato a
Milano.
Secondo le indagini della Guardia di Finanza Nicosia avrebbe reinvestito i proventi della presunta frode in acquisti di lusso:
Rolls Royce, Harley Davidson, scuderie di cavalli. Ma il fiore
all’occhiello è il doppio appartamento acquistato nel 2006 a New York:
il Cityspire Condominium, al 150 West 56th Street. E qui entra in gioco
il ruolo di Mossack Fonseca. In rapida successione Nicosia costituisce
due offshore: il 20 maggio 2011 Darion Trading, alle British Virgin
Islands, e, il 13 giugno, Amadocia, nel Delaware americano.
isole vergini britanniche
Subito
dopo che fa? Per 3,2 milioni di dollari vende l’appartamento di
Manhattan a sè stesso, cioè alla Amadocia, controllata da Darion
Trading. Un vero lavaggio all’ombra delle offshore. Ma non è tutto.
Perché su quella casa pendeva una richiesta di sequestro proveniente da
Milano, presa in esame negli Usa nel marzo 2015, ma approvata dal
giudice Richard Roberts appena lo scorso 1 marzo. Peccato che in autunno
Nicosia avesse già ceduto il suo gioiello per 3,7 milioni. Oltre al
danno anche le beffe.
2. PANAMA PAPERS: COSÌ VIP E POTENTI DEL MONDO HANNO NASCOSTO MILIARDI NEI PARADISI FISCALI
Di International consortium of investigative journalists*
Una colossale fuga di notizie. La più grande della storia della finanza internazionale. Milioni di pagine di documenti che raccontano quasi 40 anni di affari offshore. Tutto parte dallo studio legale Mossack Fonseca,
con base a Panama city, nel cuore di uno dei più efficienti e
impenetrabili paradisi fiscali del mondo. Grazie a un informatore, i
giornalisti dell'Icij ( International consortium of investigative journalists ) a cui partecipa l'Espresso in esclusiva per l'Italia, hanno avuto accesso a questo enorme archivio di carte segrete.
L'inchiesta
è durata più di un anno, da quando i file panamensi - 11,5 milioni in
tutto - sono stati recapitati al quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung,
che poi li hai messi in comune con gli altri giornali del consorzio.
Sulle stesse informazioni sono già al lavoro anche le autorità fiscali
di diversi Paesi, tra cui la Germania e gli Stati Uniti. Mai prima d'ora
una simile mole di dati finanziari riservati era stata messa, tutta
insieme, a disposizione della pubblica opinione e degli investigatori.
paradisi-fiscali
I numeri parlano da soli. Oltre 200 mila società, fondazioni, trust con sede in 21 paradisi fiscali sparsi
per il mondo, dai Caraibi ai mini Stati del Pacifico, da Cipro fino al
deserto del Nevada, negli Stati Uniti. E poi decine di migliaia di
clienti, cittadini di 200 Paesi diversi, tra cui politici, uomini di spettacolo, imprenditori, sportivi.
I nomi degli italiani citati nell'archivio, come l'Espresso racconta in un altro articolo , sono circa 800. I file riguardano operazioni che vanno dal 1977 fino alla fine del 2015.
E offrono un resoconto inedito sulla gestione di grandi flussi di
denaro attraverso il sistema finanziario globale, soldi che a volte sono
il frutto dell'evasione fiscale, della corruzione o anche del crimine
organizzato.
La
maggior parte dei servizi offerti dall'industria dell'offshore è
infatti perfettamente legale se usata nel rispetto delle leggi e
dichiarata al Fisco. Ma i documenti esaminati dall'Icij mostrano che
banche e studi legali non avrebbero seguito le norme che permettono di individuare i clienti coinvolti in attività illegali.
I file di Mossack Fonseca mettono in luce che alcuni dei più importanti
istituti di credito internazionali sono coinvolti nella creazione di
società difficili da rintracciare, nelle Isole Vergini britanniche,
Panama e in altri paradisi fiscali.
La banca dati esaminata dall'Icij comprende più di 15.300 sigle di comodo costituite dalle banche,
tra cui giganti come la svizzera Ubs e la britannica Hsbc, al servizio
dei propri clienti. Nei documenti compaiono società offshore che
riconducono alla cerchia degli uomini più vicini al presidente russo Vladimir Putin. C'è il presidente ucraino Petro Poroshenko e pure il padre, deceduto nel 2010, del primo ministro britannico David Cameron, che in patria si è lanciato in una campagna politica contro l'evasione.
paradisi fiscali
I
professionisti che più di 40 anni fa hanno fondato lo studio di Panama –
e continuano a gestirlo oggi come partner principali – sono personaggi
molto conosciuti nella società e nella politica del loro Paese. Jürgen Mossack
è un immigrato tedesco arrivato a Panama con il padre, che cercava una
nuova vita dall'altra parte dell'Atlantico dopo aver servito le SS
hitleriane durante la seconda guerra mondiale.
Ramon
Fonseca, noto in patria anche come romanziere, negli ultimi anni ha
lavorato come consigliere del presidente di Panama. Da quando a marzo la
sua società è stata coinvolta nel caso, il consorzio Icij ha cominciato
a fare domande sull'attività dello studio legale, Fonseca ha preso un
periodo di aspettativa dal suo incarico di consigliere.
IL MAR DEI CARAIBI E I PARADISI FISCALI
Anche Lionel Messi,
il più famoso calciatore del mondo, si è rivolto allo studio Mossack
Fonseca per creare una società che si chiama Mega Star Enterprises Inc.,
un nome che si aggiunge alla lista di scatole offshore di Messi, già
finito nel mirino del Fisco spagnolo. E ancora a proposito di sport e
affari, le carte tirano in ballo anche personaggi coinvolti nello
scandalo della Fifa, la Federazione mondiale di calcio.
I report rivelano, per esempio, che lo studio legale di Juan Pedro
Damiani, membro del comitato etico della Fifa, ha avuto relazioni
commerciali con il vicepresidente della Federazione Eugenio Figueredo,
arrestato a Zurigo il 15 maggio dell'anno scorso e sotto inchiesta in
Uruguay. Come Messi, anche un altro big dello star system internazionale
come l'attore Jackie Chan si è rivolto a Mossack Fonseca per aprire sei società.
putin berlusconi 3
Panama
è da sempre anche uno dei paradisi fiscali più attivi nella
registrazione di navi di ogni tipo, dai panfili dei super - ricchi ai
mercantili. Ebbene, lo studio Mossack Fonseca risulta aver gestito la
creazione delle società offshore a cui sono intestati gli yacht del re
dell'Arabia Saudita, Salman bin Abdulaziz Al Saud e del sovrano del Marocco Mohammed VI.
L'immensa
banca dati a cui ha avuto accesso l'Icij dimostra anche che, tra i
leader politici internazionali, la famiglia del presidente
dell'Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha usato fondazioni e
società di Panama per nascondere partecipazioni azionarie in alcune
miniere d'oro e anche proprietà immobiliari a Londra. I figli del primo
ministro del Pakistan, Nawaz Sharif, hanno invece comprato palazzi nella capitale britannica, intestati a offshore create da Mossack Fonseca.
I
membri della famiglia di almeno otto tra ex e attuali componenti del
vertice del Partito Comunista cinese (Comitato Permanente dell'Ufficio
Politico) dispongono di società in paradisi fiscali create attraverso
Mossack Fonseca. Tra questi c'è anche il cognato del presidente Xi Jinping, a cui sono riconducibili due società nelle Isole Vergini britanniche.
Nella
lista dei leader mondiali che hanno usato lo studio Mossack Fonseca per
creare società offshore compare anche l'attuale presidente
dell'Argentina, Mauricio Macri, già sindaco di Buenos
Aires e imprenditore. Macri risulta amministratore e vice presidente di
una società alle Bahamas, amministrata dallo studio Mossack Fonseca. Un
portavoce dell'uomo politico argentino ha risposto alle domande
dell'Icij precisando che quella società faceva capo alla famiglia di
Macri, il quale però non ha mai posseduto personalmente azioni.
Una presa di posizione simile è arrivata anche dallo staff del presidente ucraino Petro Poroshenko.
La holding registrata nelle British Virgin islands, così come altre due
società di Cipro e dei Paesi bassi «non hanno nulla a che fare con
l'attività politica» di Poroshenko. Questa la dichiarazione dei
portavoce del leader di Kiev, che è anche un uomo d'affari a capo tra
l'altro di una grande azienda alimentare.
Le informazioni sulle sue proprietà offshore avrebbero invece potuto compromettere la rapida carriera Sigmundur David Gunnlaugsson,
da tre anni primo ministro dell'Islanda. Sin dal 2009, quando è entrato
in Parlamento, Gunnlaugsson possedeva azioni in una società delle
British Virgin islands, di cui in quell'anno ha girato la proprietà alla
moglie per un dollaro. Il fatto è che il patrimonio di quella offshore
era in gran parte costituito da obbligazioni delle banche islandesi
fallite in seguito alla crisi finanziaria del 2008. Gunnlaugsson è
quindi diventato un creditore di quegli istituti di credito di cui nel
frattempo ha negoziato il salvataggio in qualità di primo ministro.
Tutto questo senza che nessuno sapesse della sua società nelle Isole
Vergini britanniche.
Nel Regno Unito il premier Cameron
si è messo alla testa di una battaglia contro i centri offshore
invitando, per esempio, le Isole Vergini britanniche, territorio
d'oltremare della Corona, a «mettere ordine in casa propria». Un compito
difficile per lo stesso Cameron, visto che suo padre Ian, multimilionario agente di cambio, era un cliente di Mossack Fonseca.
Lo
studio legale panamense era stato utilizzato per proteggere il proprio
fondo d'investimento, Blairmore Holdings Inc., dalle tasse inglesi.
Cameron padre ha controllato il fondo dalla creazione nel 1982 fino alla
sua morte avvenuta nel 2010.
TIGER WOODS MESSI
Quest'ultima
vicenda è un esempio di quanto profondamente le società offshore
facciano parte della vita delle élite politiche e economiche in tutto il
mondo. Nel caso di Putin, i file alzano il velo su una
serie di operazioni finanziarie riservate gestite da banche, società e
persone legate al leader russo. Ne esce un network di transazioni in
grado di movimentare più di 200 milioni di dollari per volta.
Ecco
un esempio concreto. Il 10 febbraio del 2011, una società anonima delle
Isole Vergini britanniche, la Sandalwood Continental Ltd, ha prestato
200 milioni di dollari a un'altra società fantasma con base a Cipro,
chiamata Horwich Trading Ltd. Ventiquattr'ore dopo, la Sandalwood ha
girato il proprio credito alla Ove Financial Corp., un'altra misteriosa
società delle Isole Vergini, che ha concluso l'acquisto sborsando un
solo dollaro.
Ma
il giro del denaro non finisce qui. Lo stesso giorno Ove ha passato
quei medesimi crediti a una offshore di Panama, denominata International
Media Overseas. Anche questa transazione è stata conclusa al prezzo di
un dollaro. Nel giro di un solo giorno, quindi, il prestito era
passato attraverso tre Paesi, due banche e quattro società, con il
risultato finale di rendere molto difficile ricostruire l'origine e la
destinazione.
C'erano
molte motivazioni che potevano aver spinto gli ideatori di questo
schema a scegliere un percorso tanto complicato. Una su tutte: il fiume
di denaro lambisce pericolosamente la cerchia più intima di Putin. La
banca Rossiya di San Pietroburgo, un'istituzione il cui azionista di
maggioranza e presidente è considerato uno dei cassieri personali del
presidente russo, ha costituito la Sandalwood Continental e diretto il
flusso del denaro. La International Media Overseas, dove il credito di
200 milioni sembra essere infine “atterrato”, è invece controllata, in
base ai documenti ufficiali, da uno dei più vecchi amici di Putin,
Surgey Roldugin, un violoncellista di musica classica, che è il padrino
della figlia maggiore del presidente russo.
putin berlusconi 4
Il prestito da 200 milioni è solo una delle dozzine di transizioni, che ammontano a un totale di 2 miliardi di dollari,
trovate nei documenti di Mossack Fonseca che coinvolgono persone o
società legate a Putin. In una risposta scritta alle domande dell'Icij,
lo studio legale panamense ha affermato di «non aver mai agevolato o
promosso operazioni illegali». Le accuse secondo le quali sarebbero
state create strutture finanziarie studiate apposta per nascondere
l'identità dei reali proprietari «sono completamente prive di fondamento
e false».
Ramon
Fonseca, uno dei due soci fondatori, ha detto in una recente intervista
a una tv panamense che lo studio «non ha responsabilità per ciò che i
clienti fanno con le loro società offshore». Fonseca ha paragonato la
sua attività a quella di un produttore di automobili. Incolpare il
nostro studio per quello che la gente fa con le proprie società - dice
Fonseca - è come accusare una casa automobilistica «se la macchina viene
usata per fare una rapina».
*
Inchiesta realizzata da: Bastian Obermayer, Gerard Ryle, Marina Walker
Guevara, Michael Hudson, Jake Bernstein, Will Fitzgibbon, Mar Cabra,
Martha M. Hamilton, Frederik Obermaier, Ryan Chittum, Emilia
Díaz-Struck, Rigoberto Carvajal, Cécile Schilis-Gallego, Matthew
Caruana-Galizia, Miguel Fiandor and Mago Torres.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/espresso-svela-milioni-pagine-documenti-che-raccontano-40-anni-121901.htm
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