mercoledì 14 maggio 2014

Banca d'Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Banca d'Italia
Tipo Organizzazione bancaria nazionale
Fondazione 1893
Fondatore Famiglie Bombrini, Bastogi, Balduino
Sede centrale Italia Roma
Presidente Italia Ignazio Visco
Lingua ufficiale italiano
Sito web
La Banca d'Italia, giornalisticamente nota anche come Bankitalia, è la banca centrale della Repubblica Italiana. Dal 1998 è parte integrante del sistema europeo delle banche centrali (SEBC).
La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico come stabilito dalla legge bancaria del 1936 e dallo stesso statuto all'articolo 1, 1 comma, e come ribadito anche da una sentenza della Corte Suprema di Cassazione.
Logo della Banca d'Italia
Le quote nominative di partecipazione al suo capitale sono state assegnate per il 94,33% di proprietà di banche e assicurazioni private, per il 5,66% di enti pubblici (INPS e INAIL)[1].
La sede centrale della Banca d'Italia è nel Palazzo Koch a Roma, con sedi secondarie e succursali in tutta Italia. L'attuale governatore è Ignazio Visco, nominato il 20 ottobre 2011.

Storia

Palazzo Koch. La sede centrale attuale in via Nazionale, Roma
Palazzo della Banca d'Italia, a Firenze costruito quando era capitale d'Italia.
La Convenzione per la formazione della Banca d'Italia ed il suo Statuto sono stati approvati a Firenze[2], che al tempo era la Capitale del Regno, il 23 ottobre 1865 (atti n. 2585). Il medesimo giorno la Banca Nazionale assumeva l'onere di servizio di Tesoreria dello Stato (atti n. 2586)[3].
La Banca d'Italia viene istituita con la legge n. 449 del 10 agosto 1893, dalla fusione di quattro banche: la Banca Nazionale nel Regno d'Italia (già Banca Nazionale degli Stati Sardi), la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio d'Italia e dalla liquidazione della Banca Romana in seguito al cosiddetto scandalo della Banca Romana.
Con una serie complessa di fusioni fra queste banche, si forma quella che diventerà l'attuale Banca d'Italia. Artefici dell'operazione sono alcune famiglie di banchieri, soci storici: Bombrini, Bastogi, Balduino.
Nel 1926 la Banca d'Italia ottiene l'esclusiva sull'emissione della moneta (viene così abrogato il Regio Decreto del 28 aprile 1910, n. 204, che aveva confermato la prerogativa anche al Banco di Napoli ed al Banco di Sicilia).
Nel 1928 la Banca viene riorganizzata. Al Direttore Generale viene affiancato un Governatore, dotato di poteri maggiori.
La Banca d'Italia nasce nel 1936. In quell'anno diventa istituto di diritto pubblico (articolo 3 della legge bancaria del 1936 ovvero il regio decreto-legge 12 marzo 1936, n. 375, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 1938, n. 141, e successive modificazioni e integrazioni). Le viene assegnato il compito di vigilare sulle banche italiane e ottiene la conferma del potere di emissione della moneta.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre le autorità tedesche pretesero la consegna della riserva aurea. 173 tonnellate d'oro furono trasferite dapprima presso la sede di Milano, e poi a Fortezza. Successivamente se ne persero le tracce.[4] Nel 1948 viene conferito al Governatore il compito di regolare l'offerta di moneta e decidere il tasso di sconto.[5]
La legge del 7 febbraio 1992 n. 82, proposta dall'allora Ministro del Tesoro Guido Carli, chiarisce che la decisione sul tasso di sconto è di competenza esclusiva del Governatore e non deve essere più concordata di concerto con il Ministro del Tesoro (il precedente decreto del Presidente della Repubblica, viene modificato in relazione alla nuova legge con il DPR del 18 luglio). Il d.lgs 10 marzo 1998 n. 43 sottrasse la Banca d'Italia dalla gestione da parte del governo italiano, sancendo l'appartenenza della stessa al sistema europeo delle banche centrali. Da questa data quindi la quantità di moneta circolante viene decisa in autonomia dalla Banca centrale.
Il 13 giugno 1999 il senato della Repubblica, nel corso della XIII Legislatura discute il disegno di legge n. 4083 “Norme sulla proprietà della Banca d'Italia e sui criteri di nomina del Consiglio superiore della Banca d'Italia”. Tale disegno di legge vorrebbe far acquisire dallo stato tutte le azioni dell'istituto, ma non viene mai approvato.
Il 4 gennaio 2004 il numero 1 di "Famiglia Cristiana" riporta, per la prima volta nella storia, l'elenco dei partecipanti al capitale della Banca d'Italia con le relative quote.
La fonte è un dossier di Ricerche & Studi di Mediobanca, diretta dal ricercatore Fulvio Coltorti, il quale, indagando a ritroso sui bilanci di banche, assicurazioni ed enti, ed annotando mano a mano le quote che segnalavano una partecipazione al capitale della Banca d'Italia è riuscito a ricostruire gran parte dell'elenco dei partecipanti della massima istituzione finanziaria italiana.
Il 20 settembre 2005 l'elenco degli azionisti viene reso ufficialmente disponibile da Bankitalia; fino a questo momento era considerato riservato. Il 19 dicembre 2005, dopo intense campagne di stampa e critiche al suo operato nell'ambito dello scandalo di Bancopoli, il governatore Antonio Fazio si dimette. Pochi giorni dopo, viene nominato al suo posto Mario Draghi, che si insedierà il 16 gennaio 2006.
La legge 28 dicembre 2005, n. 262, nell'ambito di varie misure a tutela del risparmio, introduce per la prima volta un termine al mandato del governatore e dei membri del direttorio. Essa ha inoltre affrontato (articolo 19, comma 10) il tema della proprietà del capitale della Banca d'Italia prevedendo la ridefinizione dell’assetto partecipativo dell'Istituto mediante un regolamento governativo da emanarsi entro tre anni dall'entrata in vigore della legge stessa. Tale regolamento avrebbe dovuto disciplinare le modalità di trasferimento delle quote in possesso di “soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici”. La delega operata dalla legge 262/2005 è dunque venuta a scadenza senza che sia stato emanato il regolamento, ma il diritto alla titolarità delle quote degli attuali partecipanti è comunque salvaguardato da una norma dello Statuto della Banca.
Sulla base della legge 262/2005, Mario Draghi diventa il primo governatore ad avere un mandato a termine di sei anni, rinnovabile una sola volta per ulteriori sei anni.
Con D.P.R. del 12 dicembre 2006[6] viene modificato l'articolo 3 dello Statuto dell'istituto che così recitava:
« In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici.[7] »
Il decreto è firmato dal presidente del Consiglio Romano Prodi, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa.
Con questa modifica è stata eliminata l'ultima norma che prevedeva la presenza dello stato in Bankitalia, pur non essendo mai stata fatta rispettare da nessun governo.

Organi e azionisti dell'istituto

Compiti e poteri dei diversi stakeholder

L'assemblea dei partecipanti:
  • elegge, presso ciascuna delle 13 Sede regionali i componenti del Consiglio Superiore della Banca d'Italia;
  • approva il bilancio dell'istituto;
  • non interviene in alcun modo nella nomina del Governatore e dei membri del Direttorio;
  • elegge i sindaci;
  • approva la nomina della Società per la certificazione del bilancio, da eseguirsi ai sensi dell'art. 27 dello Statuto del SEBC.
Il Consiglio Superiore:
  • è composto da 13 membri, in carica per 5 anni rinnovabili non più di due volte;
  • esprime un parere, per quanto concerne il Governatore, sul rinnovo del suo mandato e la revoca nei casi previsti dall’articolo 14.2 dello statuto del SEBC;
  • su proposta del Governatore, nomina il Direttore generale e i Vice direttori generali, rinnova i loro mandati e li revoca per i motivi previsti dall'art. 14.2 dello statuto del SEBC;
  • svolge funzioni amministrative, di vigilanza e controllo sull'andamento della gestione;
  • interviene su specifici aspetti gestionali anche in materia organizzativa.
Il Collegio Sindacale:
  • la sua composizione consiste in cinque membri effettivi, fra cui il presidente; i membri supplenti sono due;
  • I sindaci rimangono in carica tre anni e sono rieleggibili non più di tre volte;
  • Il collegio sindacale svolge funzioni di controllo sull'amministrazione della banca per l'osservanza della legge dello statuto e del regolamento generale;
  • esercita il controllo contabile, esamina il bilancio d'esercizio ed esprime il proprio parere sulla distribuzione del dividendo annuale.
  • inoltre questi prendono parte alle riunioni del consiglio superiore.
Il Direttorio:
  • è un organo collegiale, costituito dal governatore, dal direttore generale e da tre vicedirettori generali;
  • assume provvedimenti aventi rilevanza esterna nell'esercizio delle finalità istituzionali, con esclusione di quelle attribuite al SEBC;
Le attività di vigilanza sono competenza decisionale del Governatore e del Direttorio.
Le attività di regolazione dell'offerta di moneta sono competenza decisionale del Governatore che le esprime nell'ambito del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea. Attualmente i cinque componenti del Direttorio sono: Ignazio Visco, Governatore; Salvatore Rossi, Direttore Generale; Fabio Panetta, Vice Direttore Generale; Luigi Federico Signorini, Vice Direttore Generale; Valeria Sannucci, Vice Direttore Generale.

Direttori generali (1893 - 1928)

Governatori (dal 1928)

I membri del consiglio superiore

Il "Consiglio superiore" della Banca d'Italia nomina, su proposta del governatore, il direttore generale e i vice direttori generali, ed è formato da 13 membri, ciascuno eletto presso ciascuna delle 13 Sedi:
dott. Giovanni Montanari (Ancona);
dott. Nicola Cacucci (Bari);
Stefano Possati (Bologna);
dott. Francesco Argiolas (Cagliari);
prof.ssa Franca Alacevich (Firenze);
dott. Carlo Castellano (Genova);
prof.ssa Donatella Sciuto (Milano);
ing. Paolo De Feo (Napoli);
dott. Giovanni Finazzo (Palermo);
avv. Cesare Mirabelli (Roma);
dott. Lodovico Passerin d'Entrèves (Torino);
dott. Andrea Illy (Trieste);
prof. Ignazio Musu (Venezia).
I membri del consiglio durano in carica cinque anni e sono rieleggibili non più di due volte.

I partecipanti al capitale della Banca d'Italia

Lo statuto della Banca Centrale all'articolo 3 specifica le tipologie giuridiche dei soggetti che possono detenere quote del capitale sociale. La distribuzione delle quote è rimasta sostanzialmente invariata dal 1948 ad oggi, e gli unici cambiamenti sono stati dovuti alle acquisizioni e fusioni bancarie avvenute nel frattempo. Al 31 gennaio 2008 l'elenco dei principali partecipanti, indicato sul sito, è il seguente:
Partecipante Quote Voti
Intesa Sanpaolo S.p.A. 30,3% 50
UniCredito Italiano S.p.A. 22,1% 50
Assicurazioni Generali S.p.A. 6,3% 42
Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. 6,2% 41
INPS 5,0% 34
Banca Carige S.p.A. 4,0% 27
Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. 2,8% 21
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 2,5% 19
Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A. 2,1% 16
Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza S.p.A. 2,0% 16
L'elenco dettagliato si trova sul sito web della Banca d'Italia.[8] Si può osservare come il numero di voti non sia proporzionale al capitale detenuto, per evitare sia eccessive frammentazioni che eccessive concentrazioni nell'esercizio del diritto di voto. In particolare, è previsto un voto ogni 100 quote fino alle 500 quote possedute, e poi un voto ogni 500 quote detenute in più delle 500. Nessun partecipante può disporre di oltre 50 voti, né può rappresentare più di 2 partecipanti.

Capitale sociale e utili distribuiti

La legge bancaria del 1936 fissò il capitale sociale in 300 milioni di lire, rappresentato da quote nominative di 1000 lire. Nel 1999, vista dell'adozione dell'Euro, il capitale è stato convertito in 156.000 di euro. Il decreto legge n. 133 del 2013 (c.d. "decreto IMU-Bankitalia", convertito con modificazioni con legge n. 5 del 2014) ha rivalutato il capitale sociale elevandolo a 7,5 miliardi di euro; le quote nominative di partecipazione hanno assunto il valore di 25.000 euro ciascuna. La rivalutazione del capitale, ovviamente, incidendo in misura uguale su tutte le quote, ha lasciato invariato il peso relativo delle singole partecipazioni.
Le quote di partecipazione al capitale possono appartenere solamente a banche, imprese di assicurazione, enti ed istituti di previdenza aventi sede legale e amministrazione centrale in Italia. Ciascun partecipante non può possedere, direttamente o indirettamente, una quota del capitale superiore al 3 per cento. Per le quote possedute in eccesso non spetta il diritto di voto ma, per un periodo di 24 mesi dalla promulgazione della legge, sono riconosciuti i relativi dividendi.[9] Pertanto, al termine di questo periodo transitorio, le quote in eccesso rispetto alla soglia del 3% saranno "sterilizzate": non conferiranno diritto di voto né daranno titolo a ricevere dividendi.

Distribuzione dei dividendi

Ai partecipanti al capitale sono distribuiti dividendi per un importo massimo del 6% del capitale stesso: si tratta, quindi, di un importo massimo di 450 milioni di euro, da dividere fra tutti i partecipanti. I restanti utili vengono sono destinati a distribuzione, o ad accantonamento, nelle misure e con le modalità che seguono:
  • accantonamento alla riserva ordinaria, fino alla misura massima del 20 per cento;
  • accantonamento alla riserva straordinaria e ad eventuali fondi speciali, fino alla misura massima del 20 per cento;
  • distribuzione allo Stato, per l’ammontare residuo.

Status giuridico di istituto di diritto pubblico

La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico come stabilito dalla legge bancaria del 1936 e dallo stesso statuto all'articolo 1, 1 comma[10], e come ribadito anche da una sentenza della Corte Suprema di Cassazione[11], secondo quanto previsto dalla legge bancaria del 1936, tuttora in vigore limitatamente ad alcuni articoli. La cassazione lo ha ribadito il 21 luglio 2006, con la sentenza 16751 a sezioni riunite, dove ha affermato che la Banca d'Italia "non è una società per azioni di diritto privato, bensì un istituto di diritto pubblico secondo l'espressa indicazione dell'articolo 20 del R.D. del 12 marzo 1936 n.375". la proprietà può quindi essere di soggetti privati, la gestione ha un ruolo pubblicistico, come compiti e poteri.
La banca, pertanto, segue regole di funzionamento differenti da quelle di una normale società per azioni, come si evince anche dallo statuto, che assegna ai soci un numero di voti non proporzionale alle azioni possedute (limitando i voti dei soci maggiori).
Come gli enti pubblici, la Banca Centrale persegue fini di pubblica utilità e gode del rapporto di sovraordinazione degli enti statali sui soggetti privati, fra i quali vige invece un rapporto di equiordinazione (secondo il diritto privato). Questo status rende le decisioni dell'istituto vincolanti per le banche, e nel contempo afferma che le attività di vigilanza e la regolazione dell'offerta di moneta avvengono nell'interesse economico generale, che può differire da quello dei soci proprietari.
Lo status giuridico di ente pubblico esclude la possibilità di fallimento della Banca d'Italia e, tramite il suo intervento nei casi di crisi, la possibilità di fallimento delle banche private, garantendo la stabilità dell'intero sistema bancario italiano.
Per preservare l'indipendenza dell'istituto dal potere politico è previsto che le azioni della Banca d'Italia possano appartenere solo a banche, assicurazioni ed enti pubblici economici (ad esempio l'INPS). Tale situazione è da alcuni considerata un'anomalia foriera di possibili conflitti di interesse, poiché i partecipanti al capitale della Banca comprendono anche le banche sul cui operato la Banca d'Italia è chiamata dalla legge a vigilare. Secondo lo statuto il potere dei partecipanti riguarda l'approvazione del bilancio e la nomina del Consiglio Superiore, al quale vengono solitamente eletti esponenti del mondo dell'economia e dell'industria, e non formali rappresentanti delle banche. Il Consiglio Superiore svolge funzioni amministrative, e partecipa con ruolo consultivo (ma vincolante) al processo di nomina del Governatore, che dirige le attività di vigilanza insieme al resto del Direttorio.

Funzioni

La Banca d'Italia svolge varie funzioni:
  • esercita l'attività di vigilanza sulle banche, sugli intermediari finanziari, sugli IMEL (Istituti di Moneta Elettronica), sugli Istituti di pagamento (IP) e, d'intesa con la CONSOB, sugli intermediari non bancari (SIM, SICAV e SGR), emanando regolamenti, impartendo istruzioni e assumendo provvedimenti nei confronti degli intermediari finanziari;
  • supervisiona i mercati monetari e finanziari (in particolare sul MTS - mercato all'ingrosso dei Titoli di Stato - e sul MID - mercato dei fondi interbancari) e i depositari centrali (Monte Titoli per i titoli pubblici e privati diversi dagli strumenti derivati e la Cassa di Compensazione e Garanzia (clearing house), per gli strumenti derivati.
  • promuove, ai sensi dell'articolo 146 del Testo Unico Bancario, il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento nonché dei sistemi di compensazione e regolamento delle transazioni in titoli. A tale proposito, la Banca d'Italia, come ogni altra banca centrale appartenente al SEBC, si propone con tre approcci: 1) con un ruolo operativo, come gestore di servizi. In tale ambito, ad esempio, ha progettato e realizzato, con la Banque de France e la Deutsch Bundesbank (le cosiddette 3CB, cioè le tre banche centrali), il sistema di regolamento lordo in tempo reale dei pagamenti di importo rilevante (TARGET e, dal 2008, TARGET2). È in fase di realizzazione il sistema Target2-Securities per il regolamento delle transazioni in titoli, il cui completamento è previsto entro il 2015. Il progetto coinvolge le 3CB e la Banca de Espana; 2) come autorità di sorveglianza, stabilendo principi e norme anche con riferimento al funzionamento delle infrastrutture di clearing e settlement (cioè, di compensazione e regolamento); 3) come catalizzatore, sostenendo iniziative promosse dal mercato;
  • offre consulenze analitiche e informative sullo stato dell'economia agli organi costituzionali in materia di politica economica e finanziaria, anche attraverso la Relazione annuale del Governatore che si tiene in occasione dell'Assemblea dei Partecipanti al capitale entro il 31 maggio di ogni anno;
  • ha funzioni di controllo in materia di antiriciclaggio che svolge attraverso l'UIF, l'Unità di Informazione Finanziaria che, a far tempo dall'1.1.2008, svolge le competenze del dismesso UIC (Ufficio Italiano dei Cambi).
Inoltre, le filiali della Banca d'Italia svolgono dal 1907 la funzione di Tesoreria Provinciale dello Stato. Questo incarico, ai sensi della legge n. 104/91, è regolato da apposita convenzione tacitamente rinnovata di 20 anni in 20 anni, salvo disdetta di una delle parti da notificarsi all'altra parte almeno 5 anni prima della scadenza. Dal 1999, la Banca d'Italia svolge altresì, tramite la Succursale di Roma sita in Via dei Mille, la funzione di Tesoreria Centrale.

Organizzazione

Amministrazione Centrale

L'Amministrazione Centrale della Banca d'Italia, sita in Roma, è articolata in otto Dipartimenti (ciascuno dei quali fa capo a un Capo Dipartimento, dirigente di livello apicale) e 36 Servizi. Ogni Servizio è a sua volta suddiviso in Divisioni e/o Uffici.
La maggior parte delle strutture dell'Amministrazione Centrale si trova nel centro di Roma, spesso in palazzi di grande prestigio. Il Governatore, ad esempio, ha i suoi uffici in Via Nazionale, a Palazzo Koch[12].
Nel 1999 alcuni Servizi sono stati trasferiti nel Centro Donato Menichella[12], un complesso di nuova costruzione, sito a Vermicino (Frascati). Si tratta dei Servizi legati all'informatica ed alle telecomunicazioni, all'organizzazione interna, agli acquisti, alla gestione immobiliare.
Circa la metà del personale della Banca d'Italia è assegnato all'Amministrazione Centrale.

L'Unità di Informazione Finanziaria

Istituita ai sensi del d.lgs. n. 231/2007, esercita le proprie funzioni in autonomia e indipendenza. La Banca d'Italia ne disciplina con regolamento l'organizzazione e il funzionamento. L'UIF si avvale di risorse umane e tecniche, di mezzi finanziari e di beni strumentali della Banca[13]. È sita a Roma, in Largo Bastia.

Strutture Periferiche

Filiali

Le Filiali della Banca d'Italia, fino al 2009, si suddividevano in Sedi e Succursali, articolate su un modello in cui ogni Filiale aveva nel complesso le medesime funzioni.
Le Sedi, lascito delle origini regionalistiche della Banca d'Italia, erano 14 ed erano insediate nelle città di Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Livorno, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Trieste, Venezia.
Nei capoluoghi delle province rimanenti erano invece presenti delle succursali. Nelle province istituite dopo il 1992, ai sensi della legge n. 104/1991, non vi sono mai istituite nuove presenze della Banca facendosi invece riferimento alla filiale della provincia di provenienza.
A Roma sono tuttora presenti tre diverse strutture: 'Roma Sede', 'Roma Succursale' e la filiale di 'Roma Tuscolano' (attualmente presso il Centro Donato Menichella).
In passato anche le città di Milano e Napoli avevano sia una Sede che una Succursale. Nel corso del 2005, in entrambe le città si è avuta l'unificazione di Sede e Succursale in un'unica struttura.
Alla fine del 2009 è terminata la ristrutturazione della rete periferica che ha comportato la chiusura di 33 Filiali e la rimodulazione di altre 37: 25 specializzate nei servizi all'utenza (soprattutto legate alla funzione di Tesoreria provinciale dello Stato), 6 specializzate nel trattamento del contante, 6 unità delocalizzate specializzate in vigilanza, prive di autonomia e direttamente dipendenti dalla Filiale sita nel rispettivo capoluogo regionale. Rimangono inalterare le funzioni delle 20 Filiali site nei capoluoghi regionali (cosiddette Filiali regionali) e di altre 6 Filiali cosiddette "ad ampia operatività" (Brescia, Verona, Catania, Forlì, Bolzano, Salerno). In definitiva, a un modello che poteva definirsi "provincialistico" in cui la Banca aveva una Filiale in ciascuna provincia italiana (fatta eccezione per quelle istituite dopo il 1992) si è passati a un modello "regionalistico" in cui la Filiale sita nel capoluogo regionale estende parte delle proprie competenze (sia istituzionali che di auto-amministrazione) anche sulle Filiali site nelle restanti province regionali in cui permane una Filiale della Banca.

Delegazioni all'estero

La Banca d'Italia mantiene tre delegazioni all'estero a Londra, New York e Tokyo. Nel corso del 2009 sono state chiuse le Delegazioni di Bruxelles, Francoforte sul Meno e Parigi.
Queste delegazioni curano i contatti con gli organismi internazionali e le istituzioni finanziarie locali. Il progetto di riforma organizzativa concluso nel 2009 ha previsto il rafforzamento della presenza della Banca in aree economiche emergenti (Cina, India e Brasile), con modalità snelle di insediamento. A tale proposito, il 17 luglio 2007 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il Governatore Mario Draghi e il Ministro degli Affari Esteri Massimo D'Alema che regola le modalità di insediamento di personale della Banca presso gli uffici consolari all'estero.

SADiBa

La Banca d'Italia gestisce a Perugia la Scuola di Automazione per Dirigenti Bancari (SADiBa). Oltre ad ospitare corsi, è anche sede di incontri, conferenze e dibattiti, di livello sia nazionale che internazionale, su temi economici e finanziari.

Partecipate

Tra le partecipazioni dirette della Banca d'Italia dal 1942 c'è la Bonifiche Ferraresi, quotata in Borsa dal 1947.

Note

  1. ^ Partecipanti al capitale della Banca di Italia
  2. ^ Atti n.2585 Convenzione per la formazione della Banca d'Italia (11 ottobre 1865) e Statuto per la Banca d'Italia (11 marzo 1865)
  3. ^ Atti n.2586 Convenzione per l'assunzione del servizio di Tesoreria dello Stato da parte della Banca Nazionale.
  4. ^ Cicchino-Olivo Caccia all'oro nazista Mursia 2011 ISBN 9788842545002
  5. ^ Art. 25 comma 4 D.P.R. 19 aprile 1948 n. 482
  6. ^ Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 291 del 15 dicembre
  7. ^ DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 12 dicembre 2006
  8. ^ Partecipanti al Capitale
  9. ^ L'art 5, comma 5, prevede un adeguamento statutario della Banca d'Italia, in conformità alle disposizioni del decreto, da effettuarsi entro sei mesi. Lo stesso comma detta alcuni principi a cui dovrà obbedire l'adattamento statutario dovrà avvenire essere nel rispetto di alcuni principi: tra questi, la lettera c) dello stesso comma detta che "anche al fine di facilitare l'equilibrata distribuzione delle quote fra i partecipanti ai sensi dell'articolo 4, comma 5, sia previsto a decorrere dal completamento dell'aumento di capitale di cui all'articolo 4, comma 2, un periodo di adeguamento non superiore a trentasei mesi durante il quale per le quote di partecipazione eccedenti la soglia indicata all'articolo 4, comma 5, non spetta il diritto di voto ma sono riconosciuti i relativi dividendi."
  10. ^ Copertina.indd
  11. ^ Sentenza 16751 del 2006 della Corte di Cassazione
  12. ^ a b vedi Collezione d'arte della Banca d'Italia - Ambienti
  13. ^ http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/organizzazione/organigramma_011209.pdf

Bibliografia

Collana Storica della Banca d'Italia
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. I - Rapporti monetari e finanziari internazionali. 1860-1914, Roma/Bari, Laterza, 1990
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. II - Problemi di finanza pubblica tra le due guerre. 1919-1939, Roma/Bari, Laterza, 1993
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. III - Finanza internazionale, vincolo esterno e cambi. 1919-1939, Roma/Bari, Laterza, 1994
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. IV - L'organizzazione della Banca d'Italia. 1893-1947, Roma/Bari, Laterza, 1993
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. V - Il mercato del credito e la Borsa, Roma/Bari, Laterza, 1994
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. VI - La bilancia dei pagamenti italiana, Roma/Bari, Laterza, 1995
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. VII 1° - Stabilità e sviluppo negli anni Cinquanta. L'Italia nel contesto internazionale, Roma/Bari, Laterza, 2001
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. VII 2° - Stabilità e sviluppo negli anni Cinquanta. Problemi strutturali e politiche economiche, Roma/Bari, Laterza, 1999
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. VII 3° - Stabilità e sviluppo negli anni Cinquanta. Politica bancaria e struttura del sistema finanziario, Roma/Bari, Laterza, 2000
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. VIII - La Banca d'Italia in Africa, Roma/Bari, Laterza, 1999
  • A.A.V.V. Ricerche per la storia della Banca d'Italia - Vol. IX - Gli accordi di Bretton Woods. La costruzione di un ordine monetario internazionale, Roma/Bari, Laterza, 2001
  • Franco Bonelli, La Banca d'Italia dal 1894 al 1913, Roma/Bari, Laterza, 1991
  • Alberto Caracciolo, La Banca d'Italia tra l'autarchia e la guerra. 1936-1945, Roma/Bari, Laterza, 1993
  • Sergio Cardarelli, Renata Martano, I nazisti e l'oro della Banca d'Italia. Sottrazione e recupero 1943-1958, Roma/Bari, Laterza, 2001
  • Franco Cotula, Marcello De Cecco, Gianni Toniolo, La Banca d'Italia. Sintesi della ricerca storica 1893-1960, Roma/Bari, Laterza, 2003
  • Gianni Toniolo, Giuseppe Guarino, La Banca d'Italia e il sistema bancario. 1919-1936, Roma/Bari, Laterza, 1993
  • Guglielmo Negri, Giolitti e la nascita della Banca d'Italia nel 1893, Roma/Bari, Laterza, 1993
  • Ercole Tuccimei, Sergio Ricossa, La Banca d'Italia e il risanamento post-bellico. 1945-1948, Roma/Bari, Laterza, 1993
  • Gianni Toniolo, La Banca d'Italia e l'economia di guerra. 1914-1919, Roma/Bari, Laterza, 1989
  • Stefano Poddi, L'oro della Banca d'Italia - Un tesoro italiano e la sua storia , Cronaca Numismatica, luglio/agosto 2008
  • Rosanna Scatamacchia, Azioni e azionisti. Il lungo Ottocento della Banca d'Italia , Collana storica della Banca d'Italia, Roma/Bari, Laterza, 2008
  • Stefano Poddi, La Banca d'Italia, Panorama - Economia & Lavoro, luglio/agosto 2008

Voci correlate

Altri progetti

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