mercoledì 25 maggio 2011

DAGO SUI PENULTIMI GIORNI DI POMPEI - “BERLUSCONI ORA È SENZA BENZINA. E A SINISTRA C’È SOLO UN POLLAIO DI LEADER IMMAGINARI - PISAPIA HA VINTO PERCHÉ BERSANI NON HA MAI MESSO PIEDE A MILANO - UN RUOLO ISTITUZIONALE, COME LA PRESIDENZA DEL GOVERNO, OBBLIGA A UN’ETICA LONTANA DALLA COTICA - FINCHÉ NON AVEVA SFOGGIATO MIRE PRESIDENZIALI CHE URTAVANO CON QUELLE DEL NANO DELL’ELISEO, DSK POTEVA SODOMIZZARE ANCHE LE GALLINE"....

Arturo Celletti per "A", in edicola domani

«Ormai Berlusconi non cammina; si trascina, arranca. La benzina è finita".
Roberto D'Agostino si ferma qualche istante per buttare un occhio sull'iPhone che gli "regala" l'ennesimo sms prima di chiudere quel ragionamento con un consiglio al Cavaliere di Arcore. «Sarebbe davvero geniale se vincesse il ballottaggio e annunciasse la sua uscita di scena. Basterebbero quattro parole "Signore e signori, grazie di tutto e a presto"».


ROBERTO DAGOSTINO
Non ci crede nemmeno lei.
«Il vero problema di tutti noi è sapere quando arriva il momento di uscire di scena, ma sono tutti malati di visibilità. hanno paura di non esistere senza la luce rossa della telecamera. Hai visto Vittorio Sgarbi?».

Il programma sospeso per gli ascolti bassi?
«Bassi? Ha fatto l'otto per cento sulla prima rete... Poco più del monoscopio. Ma è quello che Sgarbone si meritava con un programma tutto dedicato alla propria "ego-latrina". L'io nel tombino della vanità, parapapà. Non puoi sparare il tuo ego per due ore davanti al pubblico. Magari una piccola dose sì, ma due ore...».

Un altro ceffone al povero Vittorio; con il primo gli diede lei è andato avanti anni.
«La gente mi fermava: "Bravo, bravo, in quella mano c'ero anche io"».


BERLUSCONI E LETIZIA MORATTI
Torniamo al flop televisivo: Sgarbi doveva capire?
«Lui. E anche la Moratti. Fare il sindaco è complicato; è così difficile accontentare i cittadini, soddisfare le loro attese, rispondere alle loro aspettative. Soprattutto rispettare le promesse elettorali. Meglio un solo mandato e via».

Siamo sul Lungotevere. L'attico dell'inventore di Dagospia, il sito di gossip e retroscena politici più cliccato d'Italia, sfoggia jeans strappati, camiciona a quadri e stivali da midnight cowboy. La casa è bella e colorata. C'è un flipper, un juke box, e c'è un giardinetto dove tra i sette nani scorgiamo le maschere di Walter Veltroni che sorride e Berlusconi che ride.

Berlusconi arrancherà pure, ma è sempre lì.
«Perché a sinistra non ce n'è uno credibile; c'è solo un pollaio di leader immaginari».

E allora Milano?
«Uno scherzo televisivo ha cambiato la storia. In un attimo 50 mila voti si sono spostati dalla Moratti a Pisapia».


VITTORIO SGARBI FLOP - NONLEGGERLO
Un attimo?
«Già, nell'attimo in cui Letizia attaccava Giuliano nel faccia a faccia su Sky. Un errore imperdonabile: chi ha consigliato il sindaco dovrebbe essere preso a pedate. In un secondo la Moratti si trasfigura in Santanchè e Pisapia nel borghese illuminato alla Moratti. Quel cambio di ruoli ha stravolto un verdetto annunciato».

Tutto qui?
«No. Un'altra cosa: chi è in vantaggio non si concede all'avversario. Pisapia l'ha capito e ora che è avanti dice no a Moratti: "Non mi vado a dare in pasto...". Berlusconi non si è mai concesso ai rivali».

Cosa pensa delle preferenze personali del premier dimezzate?
«Un venditore di tappeti come lui avrebbe dovuto capire: il prodotto-volto va aggiornato. Per eccitare l'acquirente ci vogliono la novità. Come per lo yogurt: oggi dai la versione light, domani alla fragola... L'italiano si stanca in fretta e il restyling va fatto».


BERSANI
Altre cose?
«Da "commendator Brambilla" non ha mai accettato che la politica è fatta di mediazioni, quote di potere, rispetto per i partner. Pensa di poter comprare tutto. Il consenso gli ha cotonato il cervello; non capisce che nemmeno Milano lo vuole più».

Che c'entra Milano?
«Il Cavaliere ha fatto precipitare la capitale della moda, dell'architettura, del design nel bunga bunga. Milano era un centro europeo luminoso. Valeva Parigi, negli anni Settanta/Ottanta. La Milano di Berlusconi si interessa solo di ragazze e di affari».

Dagospia severo censore?
«Severo? Ma non scherziamo. Per dirla come quelli che hanno studiato, ci vorrebbe un premier che sia un "civil servant", un servitore civile. Non un servitore delle serve. Allora mi stupisco io se qualcuno si stupisce delle preferenze dimezzate: un ruolo istituzionale, come la presidenza del governo, obbliga a un'etica lontana dalla cotica».

Berlusconi un handicap per la Moratti? E Bersani?
«Pisapia ha vinto perché Bersani non ha mai messo piede a Milano per spingere la sua candidatura. È così: la sua assenza è stata il miglior supporto politico per il candidato della sinistra di Vendola».


PISAPIA CON LA TORTA DI COMPLEANNO
Anche il leader del Pd senza forza propulsiva?
«Il volto di Bersani è "ottuso": non comunica, non è moderno, non intercetta l'immaginario collettivo».


Renzi intercetta?
«Andiamo avanti; Renzi non sa nemmeno quale merendina vuole».

Provo con Chiamparino.
«Basta, sono di un altro secolo, abusivi della politica, morti viventi. D'Alema, Veltroni, Finocchiaro: stanno lì da trent'anni e la gente è stanca».

Un nome che tira?
«Conosco Nicola Zingaretti: bravo, può fare il sindaco di Roma. Ma anche giocarsi la partita per la leadership. Magari ci sono anche altri che sono giusti e che poi puntualmente vengonoo schiacciati dai vecchi tromboni».


NICOLA ZINGARETTI
Bossi fa parte dei vecchi tromboni?
«Bossi è ormai una immaginetta del folclore padano. È Maroni il vero leader; oltre a lui solo Tremonti può avere ambizioni».

Maroni?
«È concreto. E ha anche un fortissimo rapporto con Letta. Certo oggi anche il buon Gianni non brilla più: la caduta di Geronzi, quella di Bertolaso: tanti botti l'hanno sbiadito».

Montezemolo brilla?
«No, lui aspetta la "Grande Chiamata", sia da sinistra sia da destra, ma aspetta invano. Te li vedi De Magistris, Di Pietro, Vendola e Bersani che tutti insieme in ginocchio chiamano Luchino? Più facile che arrivi da quello che resta di Berlusconi».

Prodi torna?
«Io su di lui presidente della Repubblica punterei. Certo, dopo essere stato fatto fuori dal fuoco amico del centrosinistra, non si espone più. Anche lui vuole essere chiamato. Anche lui sa che lì, appena ti affacci, questi prendono la mira».


MASSIMO DALEMA WALTER VELTRONI
D'Agostino è senza pietà. Ma questa è la sua forza e quella del suo sito. Le battute si accavallano ai giudizi.

Fabio Fazio?
«Le sue trasmissioni sono il primo marchettificio "alto". Gigi Marzullo rispetto a lui è un gigante».

C'è la cronaca, la politica e poi ci sono i grandi fatti. Uno è la storia di Strauss-Kahn, l'uomo che è passato dalla guida del fondo monetario al carcere e di cui ora parla il mondo.

Che ha pensato?
«Che il sesso è il peggior nemico del potere. Ma non c'è un complotto, semmai il complotto viene fuori dopo il fattaccio».


UMBERTO BOSSI
L'hotel Sofitel vero?
«Strauss-Kahn aveva già "colpito" in passato e aveva sempre messo tutto a tacere. Ma questa volta il Fondo monetario internazionale e Sarkozy, ognuno per le sue ragioni, hanno deciso di farlo saltare in aria. Gli Stati Uniti, da quando c'è Strauss-Kahn al vertice dell'Fmi, non hanno mai toccato palla e avevano una gran voglia di fargliela pagare. Vedi la passerella con le manette. Dall'altra, finché non aveva sfoggiato mire presidenziali che urtavano con quelle del nano dell'Eliseo, DSK poteva sodomizzare anche le galline».


CESARE GERONZI GIANNI LETTA
La notizia italiana sembra l'exploit di Beppe Grillo.
« In tutte le elezioni c'è sempre un partito che ti salva la coscienza quando davvero non sai chi votare. Ieri, quando facevano schifo tutti, votavi radicale, era Pannella la via di fuga. Oggi c'è Grillo».

Dago, se la chiamasse Letizia Moratti e le chiedesse un consiglio?
«Le direi: chiama Formigoni e invitalo a sedersi al tavolo. Poi offri una bella fetta di torta dell'Expo alla Compagnia delle Opere. La politica è mediare, ma Letizia è incapace di fare politica. Lei è una padrona che paga le sue rigidità».


ROMANO PRODI
Si spieghi.
«Sull'Expo ha preteso di fare il bello e il cattivo tempo. Ha spinto in cantina Formigoni e ora Comunione e Liberazione le ha ricambiato la cortesia. Andreotti era un maestro: lui la fetta di torta per i rivali l'aveva sempre pronta. Lui conosceva bene le regole democristiane: perché escludere, quando puoi aggiungere? Gli esclusi poi si coalizzano e ti fanno fuori. La banca di Roma, cara al divino Giulio, finanziava i giornali di destra al pari dell'Unità e del Manifesto».

by dagospia

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