TRA MOGLIE E MARITO NON METTERE PARMALAT...
Vittorio Malagutti e Antonella Mascali per "il Fatto quotidiano"
CANE_FABIO
Perquisizioni a raffica e quattro indagati per aggiotaggio e insider trading. Fa un salto di qualità l'inchiesta della Procura di Milano sulla scalata a Parmalat e al centro dell'indagine ci sono due banchieri, Fabio Canè di Banca Intesa e Patrizia Micucci di Société Générale, marito e moglie. Il primo impegnato, almeno in teoria, per creare una cordata italiana che ostacolasse l'attacco dei francesi di Lactalis, avrebbe passato informazioni riservate alla consorte, che invece lavorava per il fronte opposto.
Risultato: nella notte del 21 marzo il gruppo transalpino è riuscito a battere Intesa proprio sul filo di lana aggiudicandosi con un'offerta da quasi 750 milioni il 15,23 per cento di Parmalat messo in vendita dai fondi d'investimento Mackenzie, Skagen e Zenit. Grazie a quell'operazione Lactalis ha così raggiunto il 29 per cento di Parmalat mettendo a segno un colpo decisivo nella battaglia per il controllo del gruppo di Collecchio.
PATRIZIA MICUCCI
Canè adesso è indagato per insider trading, cioè l'abuso di informazioni riservate, mentre la moglie è sospettata di aggiotaggio, ovvero la divulgazione di "notizie false, esagerate o tendenziose" in grado di influenzare il prezzo di un titolo. Il manager di Intesa, stretto collaboratore del direttore generale Gaetano Miccichè, "ha fornito informazioni - si legge nel decreto di perquisizione - non in possesso del pubblico la cui rivelazione al di fuori della sua funzione ha influito in modo determinante sull'esito dell'operazione".
Secondo la Procura le informazioni in merito al prezzo "che avrebbe offerto Intesa San Paolo sono state comunicate a Patrizia Micucci". È la prima volta che un caso di "pillow talking" (chiacchiere sul cuscino) finisce al centro di un'inchiesta giudiziaria nel mondo della finanza, anche se nelle settimane scorse da più parti era stata notata la singolare posizione della coppia Canè-Micucci, marito e moglie impegnati su fronti opposti.
EMMANUEL BESNIER
Entrambi hanno alle spalle brillanti carriere. In particolare Micucci, 51 anni, ha lavorato fino al 2007 alla banca americana Lehman (fallita nel 2008), partecipando a operazioni di grande rilievo come la scalata a Telecom di Roberto Colaninno e soci. Dopo una parentesi nel fondo Investindustrial è quindi approdata nel 2010 a SocGen. Nel mirino del'indagine affidata al sostituto procuratore Eugenio Fusco sono finiti altri due professionisti: il banchiere di lungo corso Carlo Salvatori, numero uno di Lazard in Italia impegnato come consulente di Lactalis, e Massimo Rossi, un manager candidato dai tre fondi come amministratore delegato di Parmalat al posto di Enrico Bondi.
La svolta giudiziaria arriva proprio alla vigilia di due appuntamenti decisivi in quella che ormai sta diventando la saga infinita del latte di Collecchio. Per oggi è infatti prevista la riunione del consiglio di amministrazione del gruppo emiliano che dovrà dare la propria valutazione sul prezzo (2,6 euro per azione) proposto dai francesi di Lactalis nell'Opa annunciata due settimane fa. Ed è atteso a giorni, forse già domani, anche il verdetto della Consob sul prospetto informativo depositato dal gruppo transalpino in vista dell'offerta pubblica in Borsa.
ENRICO BONDI
Ieri però a mettere a rumore il mondo finanziario è stata l'operazione condotta dal Nucleo valutario della Guardia di Finanza che ha perquisito le sedi di sei banche e società coinvolte a vario titolo nella vicenda Parmalat. Oltre a SocGen, Intesa e Lazard gli investigatori hanno bussato alla porta anche di Crédit Agricole, un'altra banca di riferimento di Lactalis, e di due società di pubbliche relazioni: Image Building ingaggiata dai francesi, e Brunswick, al servizio dei fondi d'investimento.
L'indagine è comunque solo ai primi passi e potrebbe riservare nuove clamorose sorprese. Al centro delle verifiche, su cui da settimane è impegnata anche la Consob, ci sono innanzitutto gli scambi in Borsa sul titolo Parmalat che dai 2 euro circa di metà gennaio è arrivato in marzo a sfiorare i 2,6 euro. Nel frattempo è successo di tutto.
Prima l'attacco dei fondi che hanno rastrellato sul mercato il 15 per cento dell'azienda di Collecchio.
CORRADO PASSERA
Gli stessi fondi che hanno dapprima presentato una lista di candidati per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Parmalat. E poi hanno messo in vendita le loro quote dichiarando che avrebbero privilegiato un eventuale acquirente italiano. Intanto anche Intesa si dava un gran da fare.
La banca ha intavolato trattative con Lactalis per un'operazione congiunta, salvo cambiare rotta quando da Roma la coppia Giulio Tremonti - Gianni Letta ha messo in chiaro che sarebbe stata preferibile una soluzione italiana.
E così, nel nome dell'italianità, la banca guidata da Corrado Passera è arrivata molto vicina a chiudere l'accordo con i tre fondi per la loro quota. Allo sprint però l'ha spuntata Lactalis. Tutto in una notte. Salvo rischi di insider e aggiotaggi vari.
GIOVANNI BAZOLI
2 - PARMALAT RESTERÀ IN BORSA - GRANAROLO È FUORI CORDATA...
Da Dagospia del 22 aprile 2011:
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-24933.htm
Estratto dell'articolo di Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore" del 21 aprile 2011
Prima che Lactalis iniziasse a rastrellare azioni sul mercato, c'erano stati contatti con Intesa-Sanpaolo, che avrebbe avuto il ruolo di advisor e finanziatore, per mettere a punto insieme un'offerta per Parmalat.
LACTALIS
Si era arrivati a stendere bozze contrattuali, tant'è che Lactalis aveva svelato alla controparte i suoi bilanci (che non sono pubblici) e il suo piano industriale. Poi, a sparigliare le carte, sarebbe intervenuta una telefonata del segretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che avrebbe comunicato all'ad di Intesa, Corrado Passera, la contrarietà del Governo a consegnare all'estero un altro marchio del made in Italy. Ed è cambiato il film.
by dagospia
domenica 15 maggio 2011
TRA MOGLIE E MARITO NON METTERE IL LATTICINO - NELLA NOTTE DEL 21 MARZO, LACTALIS SOFFIÒ LE QUOTE PARMALAT A BANCA INTESA SUL FILO DI LANA, OFFRENDO 750 MLN € AI FONDI DI INVESTIMENTO - SECONDO I PM, IL MANAGER DI INTESA FABIO CANÈ AVREBBE RIVELATO IL PREZZO CHE LA BANCA STAVA PER OFFRIRE ALLA MOGLIE PATRIZIA MICUCCI, CONSULENTE DEI FRANCESI - È IL PRIMO CASO IN CUI IL “PILLOW TALK”, LE CONFIDENZE FRA PARTNER, SONO AL CENTRO DI UN’INDAGINE PER INSIDER TRADING E AGGIOTAGGIO - CHISSÀ COME INFLUIRÀ NELLA VICENDA IL FATTO (MAI SMENTITO) CHE INTESA AVEVA ORIGINARIAMENTE LAVORATO COME ADVISOR DI LACTALIS?...
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