Da sinistra: Donald Tusck, Rafael Correa, Michelle Bachelet, Evo Morales, Francois Hollande il 10 giugno a Bruxelles (LaPresse)
Quattro
presidenti e quindici ministri degli Esteri si riuniscono oggi e domani
(12-13 giugno) a Milano per la VII Conferenza Italia-America Latina
alla ricerca di quella «Visione comune» che dà il titolo all’incontro.
Con qualche distinguo, però, come ricorda il presidente della Bolivia
Evo Morales, che in margine ai lavori incontrerà il presidente del
Consiglio italiano Matteo Renzi .
Presidente, è soddisfatto delle relazioni fra i nostri due Paesi? «Il nostro maggior desiderio è avere relazioni diplomatiche bilaterali con tutti, rispettando le nostre differenze».
Però è contrario all’accordo di libero
scambio con l’Unione Europea che invece altri Paesi latino-americani
stanno negoziando. Perché? «Alcuni Paesi, Cile, Perù,
Messico, non tutti. In Bolivia, il libero commercio e il neoliberalismo
hanno lasciato soltanto fame, miseria e disoccupazione. Chi in America
Latina si sottomette alle imposizioni del settore finanziario e del
Fondo monetario internazionale ha molti problemi. In Bolivia decidiamo
noi la nostra politica economica, non il Fmi né la Banca mondiale.
Politicamente e democraticamente ci siamo liberati dell’ambasciata degli
Stati Uniti. E stiamo meglio di prima. Abbiamo smesso di essere uno
Stato mendicante. Questo non significa che non accettiamo la
cooperazione e gli investimenti stranieri, ma non sono più loro a
definire il nostro futuro» .
Non è una contraddizione che un
anticapitalista come lei oggi vada a parlare alla Bocconi, l’università
del capitalismo italiano? «Appartengo alla cultura del
dialogo, dell’incontro. Non ho motivo di scappare. È un diritto avere
differenze ideologiche. Se poi la nostra esperienza di socialismo
comunitario viene ritenuta importante chiunque può farla propria».
Quando è diventato presidente, la
Bolivia era uno dei Paesi più poveri dell’America Latina, oggi ha uno
dei tassi di crescita più alti del continente. Qual è il segreto della
sua «Revolución democratica y cultural»? «Sul piano
politico, la rifondazione della Bolivia che da Stato coloniale e
mendicante è diventata uno Stato plurinazionale e con la sua dignità.
Sul piano economico, la nazionalizzazione delle risorse naturali e dei
servizi di base, che non possono essere un business privato. Sul piano
sociale, la ridistribuzione della ricchezza» .
Lo scenario in America sta cambiando
molto: da un lato è in corso il disgelo tra Usa e Cuba, dall’altro c’è
tensione fra Usa e Venezuela. La Bolivia dove si colloca?
«La mia prima responsabilità è l’economia nazionale. Bisogna
pianificare, fare in modo che ci sia cibo, acqua, energia. Così il
popolo è felice. La crescita economica della Bolivia oggi sfiora il 5%,
alcuni Paesi vicini sono all’1-2%».
Non teme il calo dei prezzi di gas e petrolio? «No, e la Bolivia presto diventerà il centro energetico del Sudamerica» .
Avete un accordo con Mosca sul nucleare... «Sì, avremo centrali ed esporteremo energia» .
Lei è stato rieletto per la terza volta
in ottobre con più del 60% dei voti, ma al voto locale, in marzo, il
suo partito Mas ha registrato un brusco calo. L’idillio è finito?
«Molte persone dicono di non appartenere al partito Mas, ma sono
“evistas”, votano per me. Non mi piace ma è così. Forse c’è un fattore
Evo» .
Si ripresenterà per la quarta volta alle prossime presidenziali? «Costituzionalmente non posso, ma mi sottometto alla decisione del popolo» .
Qual è il contributo della Bolivia al tema di Expo: «Nutrire il pianeta, energia per la vita»?
Mostra il vassoio davanti a sé, ricolmo di foglie di coca. «Non fa
male, è cibo e medicina. Ed è ecologica, come molti altri prodotti che
abbiamo portato ad Expo» .
Lei rivendica la liberalizzazione delle coltivazioni di coca. Ma i narcotrafficanti?
«Li combattiamo e il nostro modello di lotta è rispettato dall’Europa e
dall’Onu. Non dagli Stati Uniti, che usano il narcotraffico per fini
geopolitici. Mi hanno perfino accusato di essere il Bin Laden andino» .
Come Fidel Castro, non si fida di Obama? «No, finché non cambia la mentalità coloniale di sottomissione del governo Usa» .
Ha più fiducia nell’Unione Europea?
«Sì, abbiamo appena firmato un accordo da 80 milioni di dollari per la
lotta contro il narcotraffico. Ma senza alcun condizionamento» .
http://www.corriere.it/esteri/15_giugno_12/bolivia-evo-morales-rifiuto-libero-scambio-la-ue-non-mi-sottometto-finanza-656549f8-10c9-11e5-b09a-9f9a058e6057.shtml
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