(AdnKronos) - C'è una
mina derivati da oltre 40 miliardi di euro sui conti pubblici italiani. A
segnalarlo è il Centro studi Unimpresa in un rapporto sull'andamento
dei derivati finanziari negli ultimi 12 mesi, da cui emerge come questi
titoli presenti nei bilanci dello Stato centrale e degli enti locali
ammontano a 40,5 miliardi.
Bomba derivati E di nuovo allarme h partb
Il
dato, registrato a dicembre 2014, è in crescita di 11,2 miliardi
(+39,24%) rispetto ai 28,7 miliardi di fine 2013. Nell'ultimo anno i
titoli altamente speculativi sono cresciuti in tutti i comparti: nelle
banche di 4,4 miliardi, nei fondi di investimento di 167 milioni, nelle
imprese di 352 milioni, nelle assicurazioni e nei fondi pensione di 270
milioni. In totale la massa di derivati finanziari presenti in Italia è
pari a 170,5 miliardi salita di 17,3 miliardi (+11,34%) rispetto ai
153,1 miliardi di dicembre 2013.
Secondo
il rapporto, basato su dati della Banca d'Italia, la speculazione
finanziaria cresce con la crisi. I dati si riferiscono alle passività
sui bilanci, vale a dire le operazioni potenzialmente in perdita. Sui
bilanci degli istituti di credito, alle fine del 2013 risultavano titoli
derivati per 106,9 miliardi; dopo un anno è stata registrata una
crescita di 4,7 miliardi (4,44%) e la massa di derivati è arrivata a
111,6 miliardi. Lieve crescita anche per i fondi di investimento di 167
milioni (+3,54%) da 4,7 miliardi a 4,8 miliardi.
In
salita anche i derivati in perdita delle imprese di 352 milioni
(+4,76%) da 7,3 miliardi a 7,7 miliardi. Per le assicurazioni e i fondi
pensione l'aumento sui 12 mesi è stato di 270 milioni (+5,06%) da 5,3
miliardi a 5,6 miliardi.
Per
quanto riguarda il comparto pubblico, sul bilancio dello Stato centrale
l'incremento dei derivati potenzialmente in perdita è stato
significativo, pari a 11,5 miliardi (+41,64%) da 27,7 miliardi a 39,2
miliardi; i conti di comuni, province e regioni hanno visto salire i
derivati di 272 milioni (+26,80%) da 1 a 1,2 miliardi. Complessivamente,
in Italia la massa di derivati finanziari "a rischio" ora vale 170,5
miliardi in crescita di 17,3 miliardi (+11,34%) rispetto ai 153,1
miliardi di dicembre 2014.
"Nonostante
anni di rigore, austerity e tasse, lo stato di salute della finanza
pubblica italiana non è ancora al meglio. E dopo un lunghissimo periodo
di sacrifici, come contribuenti siamo costretti a preoccuparci" commenta
il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/finanza-allegra-no-bomba-orologeria-crisi-continuata-102705.htm
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