martedì 12 gennaio 2010

VIOLANTE UNO A VIOLANTE DUE! - “D’ALEMA E CIAMPI SI MOSSERO PER FAR CURARE IN ITALIA BETTINO, ma non so bene perché questa intenzione non si realizzò” - SVELA BOBO CRAXI: "FU Francesco Saverio BORRELLI AD IMPEDIRE CHE PAPÀ RIENTRASSE. ENNESIMA DIMOSTRAZIONE Della debolezza del potere politico davanti a quello giudiziario"...

Fabio Martini per "la Stampa"


LUCIANO VIOLANTE
Luciano Violante, in un'intervista all'agenzia Ansa, sostiene - dieci anni dopo - che «Massimo D'Alema, da presidente del Consiglio, voleva far curare in Italia Craxi, ma non so bene perché questa intenzione non si realizzò». Alla lettura dell'agenzia, Bobo Craxi, figlio di Bettino, sorride amaro: «Luciano non ricorda bene...».

Perché non ricorda bene?
«Luciano non può non ricordare una notte che trascorremmo assieme, alcuni anni fa, in Tunisia...».

Violante in Tunisia?
«Sì. Papà era morto cinque anni prima, ma Violante, assieme a Gianni De Michelis, era venuto a Tunisi su invito del partito al governo ed io li invitai a cena. Violante si ricorderà bene, se non altro perché fu una notte da tregenda, con lampi, tuoni, una pioggia memorabile...».


knel22 ciampi
Un passo indietro. A metà ottobre del 1999 si scopre che suo padre, oltre ai gravissimi problemi di cuore e diabetici, aveva un tumore al rene e che operarlo in Tunisia avrebbe significato accelerarne la fine. Avviaste una trattativa col governo?
«No, non ci fu nessuna trattativa da parte della famiglia. In quelle settimane, come sapemmo successivamente, alcune delle massime autorità dello Stato si mossero motu proprio. Ma furono stoppate».

Violante vi raccontò come si svolse quella trattativa?
«Sì. Quella sera ad Hammamet De Michelis non perdonava a Violante e al gruppo dirigente dei Ds "il modo in cui avete trattato Bettino". E Violante ci raccontò che della vicenda si erano interessati il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e il capo del governo Massimo D'Alema e ci raccontò chi si oppose alla possibilità di far rientrare mio padre, da uomo libero, in Italia. Allo scopo di farsi curare».


D ALEMA
Chi fu?
«Violante ci disse che fu, in prima persona, il Procuratore generale della Procura di Milano, Francesco Saverio Borrelli».


SAVERIO BORRELLI
Lo ammetta: non era semplice trovare un escamotage...
«Io constato, a distanza di anni, che allora ci fu un tentativo da parte di autorevoli personalità, ma che la Procura di Milano piegò le massime istituzioni dello Stato. Era quasi meglio che non ci avessero provato, perché anche in quel caso dimostrarono la debolezza del potere politico davanti a quello giudiziario».

Non era facile aprire un corridoio umanitario, non trova?
«Un qualsiasi Stato democratico si sarebbe comportato in modo diverso davanti ad un uomo che, da primo ministro, aveva servito il proprio Paese ed era gravemente malato. Davanti ad un caso straordinario il governo doveva assumere un atteggiamento straordinario. Non lo fece».

Si pensò a far rientrare Craxi, farlo stare una sola notte nel carcere di Viterbo in attesa della concessione degli arresti domiciliari, ma fu l'orgoglio di suo padre che impedì questa strada?
«Ci si pensò, ma quella era la prassi, non ci sarebbe stato bisogno del governo. Per Craxi non era proponibile essere curato in stato di fermo. Si sarebbe potuto sospendere la pena per gravi motivi di salute. E' stato fatto per tanti. Si sarebbe potuto fare per Craxi. Sappiamo chi non ha voluto».


Bobo Craxi
bobo e bettino craxi
Dopo il fallimento di quel tentativo, il governo D'Alema offrì i funerali di Stato: perché li rifiutaste?
«La contraddizione era manifesta: il governo, con la scelta di funerali solenni, riconosceva in Craxi un uomo di Stato, ma dopo avergli negato le cure. Vogliamo dirla tutta? Rifiutando l'offerta del governo, impedimmo che lo Stato facesse un'altra brutta figura».




[11-01-2010]

by dagospia

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