Walter Galbiati per "la Repubblica"
L´hanno spolpata pian piano, senza lasciare nulla, se non una massa di carta straccia che si chiama bond e azioni. Prima Sergio Cragnotti e i figli, il primogenito Andrea, Elisabetta e Massimo, il genero e direttore finanziario, Filippo Fucile e buona parte dei consiglieri che si sono succeduti sulle poltrone di comando del gruppo Cragnotti & Partners, un crogiuolo di società tanto esteso quanto inestricabile da apparire irricostruibile, come ammesso dagli stessi pm.
CRAGNOTTI BIG
Poi le banche, e in particolare la Banca di Roma dell´allora presidente, Cesare Geronzi, che quando si sono accorte del disastro imminente, hanno favorito senza pensarci troppo il recupero dei propri crediti, passando la patata bollente nelle mani dei risparmiatori attraverso il collocamento di 1,125 miliardi di euro di bond. Chi doveva vigilare, i revisori della Deloitte, ora Dianthus, non ha fatto nulla e ora siede tra gli imputati. Per la procura di Roma, questa è la storia della Cirio.
È avvenuto «un illecito trasferimento di risorse finanziarie - scrivono i pm nella richiesta di giudizio - dalla Cirio Holding spa in favore di soggetti terzi, tra i quali la Cragnotti & partners con sede all´estero, che determinava una situazione di illiquidità cui si faceva fronte con ricorso sempre più massiccio al credito di terzi, aggravando l´indebitamento verso le banche, in parte sostituito dall´anno 2000 con l´indebitamento verso il mercato del risparmio». L´esito finale non poteva che essere la bancarotta.
GERONZI
Cragnotti era un padre padrone che utilizzava la cassa della Cirio come se fosse un portafoglio personale, spostando soldi dentro e fuori del gruppo, spesso senza una giustificazione finanziaria. Gli serviva qualche milione per saldare i propri debiti personali? C´era il bancomat Cirio, prontamente usato quando, dopo aver ricevuto un prestito da 2,6 milioni di euro dal gruppo Marcegaglia e altri 5 milioni da Enichem, tra il 2000 e il 2002 restituisce il tutto distraendo soldi dalla cassaforte lussemburghese della Cirio.
STADIO01 CRAGNOTTI
Doveva arredare una casa? Cragnotti pensa bene di trasferire a se stesso «beni mobili di arredamento e antiquariato della Cirio» a un valore inferiore a quello di bilancio (4 miliardi di lire contro 7,3 miliardi), e ciò nonostante, non li paga, perché il debito viene stornato su un´altra società del gruppo. Mancava qualche miliardo per pagare una rata per la realizzazione di una barca, la Admiral 30? Ecco pronto un assegno da 1,8 miliardi di lire, sempre della Cirio. Cragnotti tuttavia non pensava solo a se stesso, ma anche al resto della famiglia.
CIR06 ELISABETTA CRAGNOTTI
Nel 2000, al figlio Andrea viene riconosciuto un premio per la riorganizzazione del gruppo un bonus da 500 milioni di lire e al genero Filippo Fucile tra ottobre 2000 e febbraio 2001 un premio una tantum di 400mila euro, per l´accusa entrambi senza una adeguata giustificazione. E se alle società delle moglie serviva un prestito per comprare un terreno in Toscana, ecco ancora la solerte Cirio mettere a disposizione poco più di due miliardi di lire.
La Cirio non faceva mancare neppure i soldi alla Lazio, la squadra capitolina, a quei tempi piena zeppa di talenti e di trofei. Con Cragnotti vince il suo secondo scudetto, nel 2000, la Coppa Italia, la Supercoppa europea e la Coppa delle Coppe. Vi giocano Nesta, Crespo, Mancini, Vieri, Nedved, Stankovic, Simeone e Veron. Ma chi paga? La Cirio: oltre 40 milioni di euro per far fronte ai debiti tra agosto e luglio 2002 e 8,4 milioni girati in premio ai calciatori nel corso del 2001. In tutto 140 milioni di pagamenti preferenziali.
LAZIO STAGIONE 1999-2000
Ma le cifre pesanti che portano al dissesto sono i sistematici trasferimenti dalla Cirio alle società estere di valanghe di quattrini, sempre senza apparente motivi reali o comunque per disastrose operazioni finanziarie. Nelle British Virgin Island, per esempio, sono finiti 155 miliardi di lire, oltre 500 miliardi in Lussemburgo, 350 milioni di dollari in Brasile, e altri ancora, per i pm tutti spariti nel nulla.
Quando poi tra il luglio 1999 e il settembre 2002 il gruppo si trovava già in stato di dissesto, le banche «eseguivano pagamenti preferenziali per circa 500 milioni di euro» a danno degli altri creditori. Sul mercato finivano 1,125 miliardi di bond. E nelle tasche di Banca di Roma 308 milioni, del SanPaolo Imi 82 milioni, di Intesa 49 milioni, della Lodi 34 milioni, della Bnl, Cariparma e Factorit 16 milioni, e importi minori per altri istituti, tutti soldi «in larga misura provenienti dalla cessione alla Parmalat della Eurolat, contenente il settore latte di Cirio». Ad agosto 2003 fallisce la Cirio, a dicembre tocca alla Parmalat.
by dagospia
domenica 6 marzo 2011
CIRIO STORY - PRIMA CI PENSA LA CRAGNOTTI FAMILY & C. A SPOLPARLA COME UN POMODORO A FURIA DI CASE DI LUSSO, MAXI YACHT E CALCIATORI STRAPAGATI. POI LE BANCHE, E IN PARTICOLARE LA BANCA DI ROMA GERONZINA, CHE QUANDO SI SONO ACCORTE DEL DISASTRO IMMINENTE, HANNO FAVORITO SENZA PENSARCI TROPPO IL RECUPERO DEI PROPRI CREDITI, PASSANDO LA PATATA BOLLENTE NELLE MANI DEI RISPARMIATORI ATTRAVERSO IL COLLOCAMENTO DI 1,125 MILIARDI DI EURO DI BOND, PRESTO DIVENTATI CARTA STRACCIA…
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