Agnelli: le 48 domande vietate su eredità
Margherita paga l'ex 007 dell'agenzia Kroll per un dossier Zunino, il quale comprò il Lingotto da Fiat
Il palazzo del Lingotto a Torino |
Vero che?
Il contenzioso sull’eredità ruota intor no al presunto mandato orale che l’Avvo cato avrebbe attribuito ai manager Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Ste vens e Siegfried Maron per gestire il suo patrimonio. Una parte del quale, sospet ta Margherita, non ancora emerso. Sono 48 le domande che la madre di John e Lapo Elkann (e di altri sei figli) avrebbe voluto sottoporre ai tre manager e a molti testimoni e sono contenute in una me moria depositata dai sui ex legali. La pri ma sarebbe stata per Gabetti in un inter rogatorio formale: «Vero che a partire dall’inizio degli anni Settanta il dottor Gabet ti ha fatto in modo che Donna Marella Caracciolo assumesse la residenza sviz zera, raggiungendo, con i competenti uf fici fiscali di quel Paese, un cosiddetto accordo di tassazione a forfait destinato ai cittadini stranieri?». Altri quesiti tocca no presunte disponibilità, extra ed este re, di Gianni Agnelli: «Vero che tutte o parte delle azioni Exor cedute mediante Opa nel 1998 la cui titolarità era rimasta sconosciuta erano direttamente o indi rettamente riconducibili a Giovanni Agnelli quale beneficiario economico?». La cosa curiosa è che i legali di Margheri ta avrebbero rivolto la domanda anche al loro teste Antonio Giraudo, ex ammi nistratore delegato della Juventus, rite nendolo quindi ben introdotto negli affa ri privati degli Agnelli.
Un fondo ereditario
Esiste un fondo, su conti esteri, che gli Agnelli si tramandano per via eredita ria? Sì, secondo Margherita. In un docu mento dei suoi legali si dice che la signo ra de Pahlen «ha ricostruito documental mente quantomeno l’esistenza di un pa trimonio iniziale all’estero del proprio padre... pari a circa 24 milioni di euro» e sarebbero «disponibilità liquide deposi tate su conti bancari all’estero riferibili storicamente alla famiglia Agnelli e che verosimilmente sono pervenute al senatore Agnelli in via ereditaria». In questa acrobatica ricostruzione il «tesoretto» fa miliare non sarebbe altro che l’importo (rivalutato) indicato falsamente 14 anni fa, durante le inchieste sui fondi neri Fiat, come «disponibilità extracontabi le» per infiltrare informatori nella strut tura delle Brigate Rosse, ramificata nel gruppo: 30 miliardi di lire.
L’interlocutrice
Nell’estate 2003, poco dopo la rottura sull’eredità, Grande Stevens ed Emanue le Gamna, allora legale di Margherita, si scambiano alcune lettere parzialmente «criptate». Il tema è la figlia dell’Avvoca to che vuole «una visibilità complessiva» sui beni del padre. «Nell’incontro dell’al tro ieri — dice Grande Stevens — la no stra saggia interlocutrice romana (che na turalmente dobbiamo informare) aveva opportunamente suggerito che incaricati dell’accertamento potessero essere perso ne di assoluta fiducia di MT (Margherita, ndr )... ». «Per il resto — è scritto in un’al tra missiva — come giustamente disse la nostra ospite romana, se MT dichiarasse preliminarmente di accettare eventuali di sposizioni di suo padre a favore di eredi e/o terzi, qualunque sia stata la loro for ma (anche non sacramentale), dovrebbe essere più facile... bussare alle altrui por te per avere il 'quadro complessivo'». L’interlocutrice-ospite che fu diretta mente coinvolta era quasi certamente Su sanna Agnelli, sorella di Gianni.
Il rapporto
Gli investigatori ingaggiati e pagati da Margherita hanno a lungo lavorato e scavato anche sull’operazione del 2003 che portò Luigi Zunino ad acquisire da Fiat la società immobiliare Ipi, quotata in Borsa e proprietaria, tra l’altro, del Lin gotto, il quartier generale storico del gruppo torinese. A Torino andarono 267 milioni in un momento di crisi nerissi ma. L’investigazione, tuttavia, è risulta ta insoddisfacente ai fini della causa ere ditaria. E così il dossier dal titolo «Rapporto Zunino» è stato accantonato.
Mario Gerevini
by corriere.it
09 ottobre 2009
09 ottobre 2009
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