venerdì 9 ottobre 2009

mancino pinocchio o vittima degli eventi...?


Mancino: non ci fu trattativa Stato-mafia

L'allora ministro dell'Interno: fantasiose ricostruzioni. «Non ci fu il mio incontro con Borsellino al Viminale»



Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino: era ministro dell'Interno nel 1992 (Lapresse)
Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino: era ministro dell'Interno nel 1992 (Lapresse)
ROMA - «Per quanto riguarda la mia responsabilità di ministro dell'Interno confermo che nessuno mi parlò di possibili trattative». Lo dichiara Nicola Mancino, oggi vicepresidente del Csm, dopo la puntata di Annozero andata in onda giovedì sera. «Ad evitare che i titoli di alcuni quotidiani di oggi, virgolettati, accreditino una trattativa Stato-mafia nel 1992 - scrive Mancino in una nota - desidero far presente che intanto si può parlare di una trattativa intavolata con lo Stato in quanto ad autorizzarla abbia dato il suo consenso chi del governo all'epoca aveva la legittima rappresentanza: il Capo del governo, il ministro dell'Interno o il ministro della Difesa. Il riferito incontro, come ricostruito ad Annozero dall'on.le Claudio Martelli, fra il capitano Giuseppe De Donno e la dott.ssa Liliana Ferraro, all'epoca responsabile dell'ufficio del ministero della Giustizia già ricoperto dal giudice Falcone, incontro durante il quale il capitano De Donno rappresentava la disponibilità di Vito Ciancimino a collaborare a fronte di garanzie politiche, si concluse con l'invito rivolto dalla dott.ssa Ferraro al capitano De Donno di parlarne al giudice Borsellino, incaricato delle indagini».

«AZIONE DI CONTRASTO» - Quindi, si chiede Mancino, «è questa una trattativa?», e aggiunge: «quale responsabile, all'epoca, della sicurezza posso confermare che detti immediato e decisivo impulso sia alla messa a punto e alla approvazione parlamentare di provvedimenti legislativi adeguati a rafforzare l'azione di contrasto alla mafia e delle conseguenti misure di sicurezza per i detenuti più pericolosi, sia alle indagini allora in corso, indicando priorità degli obiettivi da assicurare alla giustizia e fornendo agli investigatori gli adeguati strumenti di uomini e mezzi. Tale azione - ricorda - dette in pochi mesi frutti mai raccolti nel passato».
«NESSUN INCONTRO CON BORSELLINO» - In merito poi al «presunto incontro al Viminale con il giudice Paolo Borsellino il giorno del mio insediamento», avvenuto il 1 luglio 1992, Mancino ribadisce le sue «ripetute dichiarazioni», confermando di «non avere avuto, nè quel giorno nè successivamente, alcun colloquio con il magistrato» e aggiunge: «dal momento che il pentito Gaspare Mutolo è stato citato anche durante la trasmissione televisiva di giovedì 8 ottobre, allora lo si citi per intero. Infatti, alla domanda di Mutolo, rivolta al giudice Borsellino, sul perchè fosse tornato dal ministero "tutto arrabbiato, agitato, preoccupato", Borsellino risponde, secondo quanto lo stesso pentito dichiara: "viceversa del ministro mi sono incontrato con il dott. Parisi e il dott. Contrada". La testimonianza di Mutolo è agli atti giudiziari ed è riportata per intero in un volume di cui è coautore uno degli ospiti presenti ieri nella trasmissione. Tutto ciò non è sufficiente per provare che nessun colloquio ci fu tra il ministro e il giudice in quel giorno?».
«FANTASIOSE RICOSTRUZIONI» - Inoltre, spiega ancora il vicepresidente del Csm, «la fantasiosa ricostruzione dei motivi della sostituzione del ministro Scotti con altro ministro, "più moderato", è superata da tutto ciò che quel ministro, io stesso, fece, e dai successi ottenuti nella lotta contro la criminalità organizzata, come possono testimoniare i presidenti Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro, il senatore Lauro, il vicecapo della Polizia prefetto Rossi. Altro che linea morbida rispetto all'altra linea dura!». Mancino, quindi, ripete «con fermezza» che «le fantasiose illazioni di cui sono oggetto sono smentite dai fatti oltre che dalla loro intrinseca illogicità. Se schegge o apparati di servizi deviati hanno commesso azioni illegali, ciò deve essere dimostrato dalla magistratura. La magistratura - conclude - proceda anche a verificare le eventuali coperture. Sono certo che la verità potrà essere dimostrata dalle indagini giudiziarie e solo da queste».

09 ottobre 2009
by corriere della sera 


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