sabato 31 ottobre 2009

il sopravvisuto

martedì, maggio 23, 2006

L'autista dimenticato...

PALERMO - C'era anche Giuseppe Costanza alle 16:58 del 23 maggio 1992 nella Croma blindata quando l'asfalto dell' autostrada Mazara del Vallo-Palermo si squarciò per l'esplosione del tritolo mafioso prima dello svincolo di Capaci, proiettando l'altra auto con i poliziotti ad una distanza di oltre cento metri e uccidendo Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo. Costanza era l'autista del magistrato. Un uomo fidato, che serviva lo Stato con lo stipendio che non aveva avuto ritocchi nonostante lui portasse in giro l' uomo più blindato d'Italia dopo il presidente della Repubblica.Quando Falcone aveva lasciato l'ufficio della direzione degli Affari penali del ministero della Giustizia a Roma per una scappata a Palermo era andato lui con i poliziotti della scorta all'aeroporto di Punta Raisi a prendere il magistrato per portarlo in città."Falcone volle guidare - dice Costanza - e io mi misi dietro. La moglie era accanto a lui nel sedile del passeggero". Costanza oggi ha 60 anni, è in pensione da un anno, dopo essere stato messo a lavorare in ufficio e dopo le polemiche che lui stesso sollevò sull' assicurazione sulla vita degli autisti giudiziari e sul risarcimento per incidenti in servizio. "Valgo meno di un' auto blindata", denunciò."Anche quest' anno - dice - non ho ricevuto inviti per le manifestazioni che commemorano Falcone, Morvillo e Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, i ragazzi della sua scorta. Ma sono stanco anche per polemizzare. I vivi non entrano nella memoria della gente, come se la strage io l'avessi evitata volutamente".Un miracolo ha salvato la vita di Giuseppe Costanza: la deflagrazione ha smembrato la Croma in cui era con Falcone e la moglie ma la sua posizione nel sedile posteriore dell'auto lo ha salvato, mentre ha condannato i due magistrati. "La morte di Giovanni Falcone - aggiunge Costanza - non va ricordata solo oggi 23 maggio, ma sempre. L'antimafia va fatta ogni giorno da ciascuno di noi, ci vuole un impegno quotidiano.È inutile fare cortei e dibattiti in pompa magna se il giorno dopo tutti scordano ciò che significa la mafia e i morti e le tragedie familiari che ha causato. E a soffrire non sono solo le famiglie dei morti....".
23/05/2006
Fonte: La Sicilia


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