domenica 11 ottobre 2009

mafia politica memoria corta


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1 - MARTELLI: "LO STATO TRATTÒ CON LA MAFIA"
Mara Grazia Bruzzone per La Stampa
FALCONE E BORSELLINO
E' partita con un battibecco duro fra Di Pietro e Ghedini, la nuova puntata di Annozero. Mentre il conduttore Michele Santoro ha detto di «rimpiangere anche i tempi dell'editto bulgaro». Il leader di Idv esordisce dando del «delinquente» a Berlusconi, l'avvocato deputato lo interrompe e ribatte. Di Pietro: «Ma questo si è fatto uno spinello». E Ghedini: «Forse se li fanno li amici suoi».
C'era molta attesa per questo Annozero dedicata al rapporto tra mafia e istituzioni. Ospite in studio anche Massimo Ciancimino, il minore dei cinque figli di Vito, il sindaco del sacco di Palermo definito da Buscetta organico alla cosca dei corleonesi.
FALCONE BORSELLINO
Ciancimino jr, già condannato in primo grado per riciclaggio, è anche teste d'accusa in inchieste delicatissime condotte dai magistrati di Palermo e Caltanissetta per la storia del «papello», il documento che proverebbe trattative fra mafia e politica nel ‘92, a cavallo tra le stragi di Falcone e Borsellino.
FALCONE E BORSELLINO
Intervistato l'allora Guardasigilli Claudio Martelli conferma che trattativa ci fu. Racconta che Liliana Ferraro, direttore degli Affari penali del ministero e prima collaboratrice di Falcone, gli aveva comunicato di aver ricevuto una visita dell'allora capitano De Donno, che l'aveva informata che Ciancimino voleva collaborare ma chiedeva in cambio garanzie e coperture politiche. E lei lo aveva fatto sapere anche a Borsellino. Agnese Borsellino, dopo 17 anni, rompe il silenzio e si appella ai pentiti: «Chiedo in ginocchio di far luce sui mandanti della strage annunziata».
STRAGE DI CAPACI
C'era attesa ma soprattutto preoccupazione in Rai e nei palazzi, tanto che in giornata si era sparsa voce di telefonate dei collaboratori del premier al dg Masi, e uno degli esiti è forse la sostituzione come ospite dell'ex ministro Castelli con Ghedini, visto che si parlava anche del lodo Alfano.
STRAGE DI CAPACI
La prima puntata di Annozero con la escort D'Addario aveva fatto inviperire Berlusconi e indotto il ministro Scajola a convocare i vertici Rai e ad aprire un'istruttoria per verificare il rispetto del contratto di servizio. Una doppia iniziativa che ha allarmato l'opposizione, che ha parlato di «invasione di campo senza precedenti su competenze che sono del Parlamento e dell'Agcom.
SALVATORE RIINA2
Ieri l'incontro di Scajola con Masi e il presidente Garimberti, «per acquisire informazioni sulla programmazione, in particolare sulle trasmissioni giornalistiche di approfondimento».
Il governo avrebbe intenzione di utilizzare il rinnovo del contratto fra Rai e Stato per ritagliarsi un ruolo di controllo più stringente e formale, ma Garimberti mette le mani avanti e ribadisce che, «nel rispetto delle normative vigenti la Rai resta un'azienda autonoma dal punto di vista editoriale e organizzativo».
CIANCIMINO
E l'Usigrai avvisa: «No alla sudditanza al governo su singole trasmissioni, o sarà sciopero». Contratto di servizio, Annozero ma anche Tg1, diventato un «caso» dopo l'editoriale del direttore Minzolini. Il cda si è diviso, la maggioranza schierata col dg a difesa di Minzolini e del suo Tg, che i colleghi di opposizione considerano «ormai trasformato da tg istituzionale in organo filogovernativo».
VITO E MASSIMO CIANCIMINO
Il cda sentirà giovedì Minzolini e Mazza, direttore di RaiUno, poi toccherà al vicedirettore Leone che segue per la Rai il rinnovo del contratto di servizio.

2 - COSA NOSTRA È UNA COINCIDENZA ALL'INTERNO DELLE ISTITUZIONI
Marco Travaglio per "Il Fatto quotidiano"

0GUS29 CLAUDIO MARTELLI
Noi giornalisti ci occupiamo di fatti, non di reati. Allora proviamo a fare un breve riepilogo dei fatti finora accertati sulle stragi di mafia di 17 anni fa, poi i giudici decideranno se ci sono reati e chi li ha commessi. Il 30 gennaio 1992 la Cassazione conferma a sorpresa le condanne dei boss al maxi-processo. Riina fa subito ammazzare Salvo Lima e Ignazio Salvo, fedelissimi di Andreotti: avevano promesso l'assoluzione e non hanno mantenuto. Oppure è solo una coincidenza?
LAPRESSE ANTONIO DIPIETRO DITO
Il 23 maggio ‘92, mentre infuria Tangentopoli e il Parlamento si appresta a eleggere Andreotti presidente della Repubblica, viene ucciso Giovanni Falcone, con sua moglie e la scorta. Andreotti ritira la candidatura alla presidenza e viene eletto Scalfaro. Altra punizione o altra coincidenza? Sarebbe la seconda.
Dopo la strage di Capaci i ministri dell'Interno Scotti e della Giustizia Martelli preparano un decreto antimafia: benefici ai pentiti, carcere duro per i mafiosi. Ma a fine giugno due ufficiali del Ros dei Carabinieri, Mori e De Donno, vanno a trovare Vito Ciancimino perché faccia da tramite fra loro e i suoi amici Riina e Provenzano.
PARLAM 32 GIULIO TREMONTI NICCOLO GHEDINI
Il nuovo governo Amato cambia il ministro dell'Interno Scotti con Mancino. Intanto il decreto Scotti-Martelli si arena in Parlamento. E' un cambio di linea o è la terza coincidenza? Il 1° luglio Paolo Borsellino, amico e erede di Falcone, va a Roma per interrogare un nuovo pentito, Gaspare Mutolo. Mutolo dirà di avergli preannunciato rivelazioni sui rapporti con la mafia di giudici come Carnevale e Signorino e del numero 3 del Sisde, Bruno Contrada.
MAURO MASI
Mentre Borsellino verbalizza, viene chiamato al ministero dell'Interno, dove si sta insediando Mancino. Nell'agenda grigia, dove segna gli incontri della giornata trascorsa, Borsellino annota: "Ore 18.30 Parisi (capo della polizia); 19.30 Mancino". Al ritorno dal Viminale, Mutolo lo vede sconvolto: Borsellino fuma due sigarette alla volta e spiega al pentito che Parisi gli ha fatto incontrare Contrada. Oggi Parisi è morto.
SCAJOLA
Mancino è vicepresidente del Csm e nega di aver incontrato Borsellino. Al massimo una frettolosa stretta di mano, ma non ricorda il suo volto, anche se Borsellino, morto Falcone, era il magistrato antimafia più famoso. Forse Borsellino mentiva alla sua agenda. L'ex pm Ayala quest'estate ricorda all'improvviso che Mancino gli giurò di averlo incontrato, Borsellino, ma poi smentisce.
Anche gli ufficiali Mori e De Donno dicono di aver incontrato in segreto Borsellino in quei giorni, ma di non avergli detto niente della trattativa con Ciancimino. I magistrati si stanno convincendo che Borsellino fu informato da qualcuno della trattativa e della linea morbida delle istituzioni, e ovviamente si disse contrario. Il 19 luglio, quarta coincidenza, salta in aria anche Borsellino con la scorta.
MARIO MORI
Così il Parlamento rispolvera in tutta fretta il decreto antimafia e lo converte in legge. Un autogol per la mafia. Infatti gli uomini di Riina, ora pentiti, giurano che la strage di via D'Amelio non era in programma. Secondo i giudici di Caltanissetta, la causa scatenante della seconda strage fu l'intervista di Borsellino a due giornalisti francesi, rilasciata 48 ore prima di Capaci, sui rapporti fra il mafioso Vittorio Mangano e imprenditori del nord, tra cui Dell'Utri e Berlusconi. Borsellino scriveva tutto nell'altra agenda, quella rossa: ma purtroppo è scomparsa. Eliminato Borsellino, la trattativa dei carabinieri con Ciancimino prosegue.
MANGANO
Riina, secondo il figlio di Ciancimino, fa recapitare a Mori e ad altri referenti politici un "papello" con le richieste della mafia per finirla con le stragi e fare pace con lo Stato. Brusca e Ciancimino jr. dicono che don Vito, per seguitare a fare da tramite, pretese una copertura politica da Mancino. Massimo Ciancimino dice che il padre voleva coinvolgere anche Violante per l'opposizione. Mancino nega di averne mai saputo nulla.
MARCELLO DELL'UTRI
Violante invece, quest'estate, ha ritrovato la memoria e, dopo 17 anni, s'è ricordato che Mori voleva fargli incontrare Ciancimino, ma a tu per tu. Perciò lui disse di no. Perché dimenticò di avvertire i magistrati? Mistero. E poi, sull'Ansa dell'ottobre '92, si legge che Ciancimino chiedeva di essere sentito in commissione Antimafia in seduta pubblica, quand'era presidente proprio Violante. Ma non se ne fece nulla anche perché, altra coincidenza, a metà dicembre Ciancimino fu arrestato. Un mese dopo, 15 gennaio '93, viene arrestato pure Riina. Dagli stessi uomini di Mori che trattava con Ciancimino. E' una coincidenza, o Provenzano ha dato un aiutino?
MAURIZIO COSTANZO - COPYRIGHT PIZZI
Sta di fatto che il Ros non perquisisce il covo di Riina e lo lascia perquisire alla mafia. Ennesima coincidenza Vito Ciancimino e il pentito Nino Giuffrè dicono che, a quel punto, la trattativa la prende in mano Dell'Utri, che stava creando Forza Italia. Affermazioni tutte da provare. Ma quest'estate, da uno scatolone dimenticato in Procura a Palermo, salta fuori una lettera strappata: l'avrebbe scritta Provenzano a Berlusconi, chiamandolo "onorevole", promettendogli appoggio politico in cambio di una tv e minacciando in caso contrario un "triste evento", forse un attentato a Piersilvio. Intanto le bombe continuano, primavera-estate ‘93: l'attentato a Maurizio Costanzo, le stragi di Milano, Firenze e Roma. Poi la mafia, all'improvviso, annulla un mega-attentato all'Olimpico di Roma e smette di sparare.
E' il novembre '93, mancano tre mesi alle elezioni poi vinte da Forza Italia: il 2 e il 30 novembre, le agende di Dell'Utri registrano due appuntamenti con Mangano, che è appena uscito da 11 anni di galera. Forse anche Dell'Utri mentiva alle sue agende. O forse anche questa è una coincidenza.

 
[09-10-2009]
by dagospia

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