venerdì 23 ottobre 2009

forza giulio non mollare

Mario Sensini per il Corriere della Sera

È stato un collo quio tesissimo. Durante il qua le Giulio Tremonti ha chiesto a Silvio Berlusconi una scelta di campo netta e definitiva. O la linea europea, quella del rigore e della ragionevolezza sui con ti pubblici, o quella della spe sa. Ben interpretata, secondo il ministro dell'Economia, dai concetti espressi da Gianfran co Fini ieri sul Corriere della Sera.

È stato quasi superfluo aggiungere che lui, Giulio Tre monti, non rimarrebbe un mi nuto di più al suo posto nel go verno se il premier dovesse scegliere la via facile della spe sa pubblica. Doveva essere una telefona ta distensiva, quella fatta ieri a tarda sera al ministro dell'Eco nomia dal presidente del Con siglio, che dalla Russia tornerà solo questa mattina. Il tentati vo di rassicurarlo dopo l'an nuncio improvviso, affidato a Gianni Letta, di una «graduale riduzione dell'Irap fino alla sua soppressione». Che dire sia sta to accolto con sorpresa dal tito lare dell'Economia è forse un eufemismo.

Dopo il ritorno in campo di Fini sulla politica economica e il documento dei dieci punti che chiede un cambio di pas so, smentito da tutti ma segno evidente del clima che si respi ra nella maggioranza, la sortita sull'Irap è stata la classica goc cia di troppo nel bicchiere.

Va bene che la riduzione «gradua le e progressiva» dell'Irap è prevista dal programma eletto rale del Popolo della Libertà. Ed è pure vero che lo stesso Tremonti, non più di una setti mana fa a Milano, parlava del l'Irap come di «una delle critici tà del sistema».

A differenza della Francia, che ha finito con il mettere tre nuove tasse, dice va il ministro dell'Economia, «se noi eliminiamo l'Irap la eli miniamo e basta». Il problema sta in quel «se», pronunciato dal titolare del Tesoro. Perché una discussione sui tempi, la quantità e le modalità tecniche dell'operazione non c'è mai sta ta all'interno del governo o del la coalizione di maggioranza. E abbattere l'Irap non è un'operazione semplice. Ogni anno quella tassa, per quanto odiata, porta nelle casse dello Stato una quarantina di miliar di di euro.

Perché il taglio sia sensibile, ed avvertibile dalle imprese che ieri si sono subito lanciate in grandi apprezza menti al premier, servono ri sorse che oggi è impossibile trovare nel bilancio. A disposizione ci sarebbe ro pure il gettito dello scudo fiscale, che potrebbe anche arrivare a oltre 5 miliardi di euro, ed una parte dei fondi per i Tremonti Bond alle ban che, che avanzano.

Ma nono stante quel che dice qualche ministro, con le «una tantum» non è proprio possibile finan­ziare una riduzione strutturale delle tasse, come sarebbe in ogni caso il taglio dell'Irap. Si potrebbe fare in deficit, ma la tenuta del bilancio per Tre monti è la condizione indi spensabile per il rilancio del­l'economia, ma anche per con tinuare a debito pubbli co.

Non a caso, ieri, le agen zie di rating hanno soppe sato la proposta del collocare tutti i mesi gli enormi quantitativi di ti toli di Stato che servono per finanziare il pre mier con grande perples sità, parlando di «un cambio di rotta sorpren dente ». «Finora l'Italia non ha preso misure di screzionali di taglio delle tasse - sottolineano gli analisti dell'agenzia di ra ting Fitch - tenendo un comportamento responsabile dato l'elevato debito pubbli co ».

Per il taglio dell'Irap servi rebbero altrettanti tagli di spe sa pubblica. Una scelta va fatta. Oggi Berlusconi e Tremonti, at teso in serata a Lecce per la due giorni a porte chiuse del l'Aspen, si parleranno. Gianni Letta, che ieri sera ha vestito di nuovo i panni del mediatore, dopo una giornata di forte ten sione, fa intendere un certo ot timismo. Il colloquio avverrà subito prima del Consiglio dei ministri durante il quale, sem mai il faccia a faccia tra il pre mier e il ministro avesse esito positivo, tutto dovrà esser mes so ben in chiaro sul tavolo.

by dagospia

[23-10-2009]

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