martedì 2 novembre 2010

GIUSTIZIA AD OROLOGERIA - COME MAI L’INCHIESTA MILANESE SU RUBY E ZOCCOLAME VARIO ED AVARIATO è RIMASTA DORMIENTE PER UN ANNO? - SI ASPETTAVA SOLO IL MOMENTO GIUSTO PER FAR FUORI BERLUSCONI? magari accompagnatO da quella riscrittura sotterranea della storia di Italia che stanno compiendo alcune procure (dalla riesumazione della salma di Salvatore Giuliano ai casi dei generali Mori e Pollari)?...

Franco Bechis per "Libero"

Attenzione, perché il Ruby-gate non è spuntato a caso e rischia di essere in buona compagnia. Giaceva fra le polverose carte della procura milanese da un anno e più, perché il nome di Ruby Rubacuori - che in realtà si chiama Karima El Mahroug -, compariva già nei primi mesi del 2009 nell'indagine sulla prostituzione di alto bordo a Milano. Indagine in sonno, pronta ad essere risvegliata all'occasione buona per puntare l'arma su Silvio Berlusconi.


Ruby compleanno Da ieri sembra essere in buona compagnia. Perché da Palermo è arrivata la notizia dell'arresto di una ex assistente parlamentare di un deputato di Forza Italia, Perla Genovesi. Accuse gravi e sorprendenti: traffico internazionale di cocaina. Anche questa indagine non è dell'ultima ora. Prima di essere arrestata la Genovesi è stata a lungo compulsata dalla procura locale. E ieri è emerso un suo racconto destinato ad affiancare il Ruby-gate.

Una ragazza da lei conosciuta e amica di autorevoli politici del PdL le ha raccontato di essere stata la starlette al centro di festini politici con menù droga e sesso. Grazie a questo biglietto da visita l'amica della Genovesi assicura di essersi introdotta «nel giro delle feste in villa» di Berlusconi. E di essere pronta a raccontarne di cotte e di crude. Un'agenzia di stampa ha assicurato che il fascicolo "feste in villa" sia stato stralciato dalla procura palermitana e inviato ai colleghi di Milano pronti ad unirlo al Ruby-gate.


SILVIO BERLUSCONI La procura però ha smentito sia stralcio che invio. Non il contenuto della deposizione della Genovesi. In pochi giorni dunque due casi. Pieni di bugie di contorno. Ma destinati a deflagrare davvero. Più di quel che accadde con il Noemi-gate. Vero che Berlusconi si è rivelato sempre un gran combattente. Ma rispetto a un anno fa è indubbiamente, più debole: il suo governo ha una maggioranza traballante e condizionata dai ricatti politici di Gianfranco Fini. Intorno a lui si sta stringendo la morsa di quelli che un tempo venivano chiamati poteri forti e sembravano non esserlo più: finanza, industria, editoria.

RISCHIO GROSSO
Questa volta rischia davvero di esplodere la miccia accesa sotto il Ruby-gate e destinata a deflagrare in più di un ufficio giudiziario, magari accompagnata da quella riscrittura sotterranea della storia di Italia che stanno compiendo alcune procure (dalla riesumazione della salma di Salvatore Giuliano ai casi dei generali Mori e Pollari). Il momento è obiettivamente difficile. E rende un po' inutile quel gioco del cerino che va avanti da settimane: il governo è finito, ma Berlusconi vuole fargli dare il colpo del ko da Fini e il leader del Fli vorrebbe invece che tutto finisse con un hara-kiri del capo del governo.


Perla Genovesi
In una situazione così quel cerino brucerà comunque in mano al premier. Che ha una sola via di uscita: forzare la crisi e puntare diritto sulle elezioni. Il rischio di prendersi quella responsabilità è assai meno grave di quello di restare lì al muro, pronto ad essere fucilato dal primo che passa. Potranno sbagliare mira per un po', ma prima o poi il colpo andrà a segno. E per Berlusconi come per chiunque abbia seguito con simpatia la possibilità di cambiare questo paese e renderlo un po' più libero in questi anni sarà l'inizio della fine.

AVVERSARI DEBOLI
Se lo si guarda con gli occhi del premier non è invece così grande il rischio di una corsa verso le urne. Per quanto si voglia fiaccare Berlusconi, bisognerebbe che l'alternativa oggi sia più forte di lui. E non lo è. Il centrosinistra non sa nemmeno che pesci prendere. Il Pd è costretto a sventolare la bandiera di Pierluigi Bersani, e non ci crede. Una parte consistente vorrebbe offrirsi in cuore suo a Niki Vendola, ma non osa. Non ha idea come comportarsi con Gianfranco Fini, con Antonio Di Pietro, con Pier Ferdinando Casini.

Nemmeno Fini sa ancora cosa vuole fare da grande. A sinistra se lo mangerebbero in un boccone. A destra finché ci sarà Berlusconi non potrà toccare palla. Per quanto Silvio sia debole, non esisterebbe oggi un'alternativa forte. Robusta rimane l'alleanza PdL-Lega, e a Nord prenderebbe ancora l'intera posta. Non sarebbe difficile con un nuovo voto avere la maggioranza alla Camera. È possibile che i problemi ci siano al Senato, dove molti danno per sicura un'alleanza fra Fini e Casini che renderebbe questo schieramento tecnico decisivo per il nuovo governo.


Gianfranco Fini
MARIO MORIAnche nella peggiore delle ipotesi dopo le elezioni Berlusconi potrebbe trovare qualche difficoltà nel tornare personalmente a palazzo Chigi, ma sarebbe certo di restare lui il soggetto chiave per dare le carte decisive sia per il nuovo governo che per la delicata partita successiva, quella dell'elezione al Quirinale del successore di Giorgio Napolitano. Con la maggioranza PdL-Lega alla Camera e le Regioni da poco conquistate, non ci sarebbe bisogno di accordi con altre forze. Invece di farsi divorare dai propri nemici, forzando la strada verso le urne Berlusconi resterebbe protagonista. Ed è una differenza non da poco.


BY DAGOSPIA

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