Il regime fascista italiano polemizzò con i paesi democratici, dicendo che essi erano in realtà dominati dai proprietari della ricchezza (plutos in greco). Il populismo mussoliniano banalizzava la ben più profonda teoria marxista sul potere politico del capitalismo mondiale. Il principale bersaglio della polemica erano gli Stati UNiti, che, fin da allora, si consideravano i paladini della democrazia. Ma già all'inizio del secolo scorso, negli USA cresceva la consapevolezza che "piccoli gruppi di persone controllano tutta la ricchezza e gli affari della nazione". Nonostante queste parole, il presidente Woodrow Wilson permise ai bancari americani di violare la neutralità degli USA durante la prima fase della "grande guerra", consentendo loro di finanziare massicciamente gli alleati europei e alcuni storici americani attribuirono "ai banchieri di Wall Street e al tornaconto degli Stati Uniti la prima causa della dichiarazione di guerra".
Alla fine della seconda guerra mondiale, anche questa finanziata abbondantemente dagli USA, il presidente Eisenhower era consapevole che la politica americana era potentemente condizionata dai detentori del potere economico e, conseguentemente, ammonì il successore J.F. Kennedy di guardarsi dal Complesso Militare Industriale, che aveva acquisito un'enorme capacità di influenzare la politica USA. Ciò nonostante, già Kennedy e poi tutti gli altri presidenti, sino a Bush, hanno subito l'influenza di questo complesso potere e quello di altri settori industriali importanti.
La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 21 gennaio 2010 ha abolito i limiti ai finanziamenti elettorali da parte delle grandi aziende, sancendo così la natura demoplutocratica del sistema politico americano.Secondo il New York Times, la sentenza "colpisce al cuore la democrazia" e "permetterà alle aziende di usare la loro immensa ricchezza per condizionare i risultati delle elezioni e per costringere gli eletti ad obbedire ai loro ordini". Secondo il repubblicano Benjamin Giusberg, la sentenza della Corte Suprema "Darà un'ulteriore spinta alla tendenza già in atto: i gruppi d'interesse decideranno tutto. In futuro le lobby assumeranno le funzioni che un tempo erano dei partiti". Praticamente, secondo Lawrence M. Noble, ex avvocato generale della Commissione Federale delle Elezioni, succederà che "Da allora in poi un parlamentare americano potrà sentirsi dire da un lobbista: 'Abbiamo un milione di dollari da spendere per o contro di te: scegli'."
Lo stesso presidente Obama ha accusato la corte di aver dato "il via libera all'ingresso in politica dei poteri forti". Eppure, anche Obama aveva accettato l'appoggio di un potere forte, Wall Street, per essere eletto presidente degli Stati Uniti e in cambio aveva nominato Timothy Geithner ministro del Tesoro e Lawren Summer direttore del National Economic Council, entrambi favorevoli a Wall Street. La politica economica del governo Obama si è subito preoccupata di salvare le banche , ma queste "non si sono liberate dei titoli tossici e continuano ad adoperare i derivati che innescarono il crollo di Lehman Brother". Adesso Obama cerca di limitare i poteri delle banche e di Wall Street, ma non riesce ad avere il pieno appoggio da parte del suo stesso partito e accade lo stesso per la tanto promessa riforma sanitaria. Secondo Manuel Castells, professore dell'University of Southern California, "Per questo si deve parlare di sistema. Non solo sistema d'istituzioni e di interessi che si intrecciano perchè tutto sia sotto controllo, indipendentemente da chi è al governo. E quando sorge dal nulla un leader che i cittadini portano in trionfo alla presidenza, si mettono in moto meccanismi che frenano la sua capacità di agire e mettono i bastoni fra le ruote al cambiamento".
Obama aveva trovato anche un supporto religioso alla propria volontà di cambiamento con l'intervento del pastore evangelico Jim Wallis che gli aveva consentito "di raccogliere consensi e voti fra gli evangelici, tradizionale serbatoio conservatore. "Ma nemmeno la religione può opporsi alla volontà dei "poteri forti" e Obama comincia a registrare un calo dei consensi e anche una prima sconfitta elettorale con la perdita del seggio senatoriale del Massachusetts.
Mentre si predica un cambiamento "nell'etica personale dei singoli eletti", le aziende sono sempre più controllate da investitori istituzionali che puntano al profitto: "Il business americano è tutto incentrato sulla massimizzazione del valore per i soci".
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