Capitolo SEI - La connessione Londinese
(a cura* di Sandro Pascucci - www.signoraggio.com)
Il sesto capitolo dell'imperdibile testo-verità di Eustance Mullins
sulla Federal Reserve e sul mondo dei creatori di moneta.
«Dunque vedi, mio caro Coningsby, che il mondo è governato da personaggi molto differenti da quello che si immaginano quelli che non sono dietro le quinte.»[1]
[Disraeli, Primo Ministro Inglese durante il regno della regina Vittoria]
Nel 1775, i coloni Americani dichiararono la loro indipendenza dalla Gran Bretagna ed in seguito ottennero la libertà attraverso la Rivoluzione Americana. Sebbene avessero ottenuto la libertà politica, l’indipendenza finanziaria si rivelò una materia un po’ più difficile. Nel 1791 Alexander Hamilton, al soldo dei banchieri Europei, formò la prima Banca degli Stati Uniti, una banca centrale con molti dei poteri come quelli della Banca d’Inghilterra. Le influenze straniere dietro questa banca, più di un secolo dopo furono in grado di portare il Federal Reserve Act al Congresso, dotandoli infine di una banca centrale di emissione per la loro economia.
Sebbene la Federal Reserve Bank non fosse né Federale, essendo posseduta da azionisti privati, né una Riserva, poiché era progettata per creare moneta, invece di tenerla di riserva, la Banca acquisì un enorme potere finanziario, ad un punto tale da soppiantare gradualmente il governo eletto dal popolo degli Stati Uniti. Attraverso il Sistema della Riserva Federale l’indipendenza fu furtivamente ma indomabilmente riassorbita nella sfera d’influenza inglese. Quindi la Connessione Londinese divenne l’arbitro della politica degli Stati Uniti. In seguito alla perdita dell’impero coloniale da parte dell’Inghilterra dopo la Seconda Guerra Mondiale, sembrò che la sua influenza come potere politico mondiale fosse in declino. Essenzialmente ciò era vero.
L’Inghilterra del 1980 non è quella del 1880. Non è più in grado di dominare le onde; è diventata una potenza militare di secondo piano, forse anche terzo ma paradossalmente, mentre il suo potere politico e militare declinò, il suo potere finanziario crebbe. Nel Capital City troviamo: "secondo qualsiasi metro di misura vogliate adottare, Londra è il centro finanziario leader del mondo… Negli anni 60 la prevalenza Londinese aumentò…."[2]
Ecco una parziale spiegazione di questo fatto:
"Daniel Davison, capo della London's Morgan Grenfell, disse: «Le banche Americane adottarono la moneta necessaria, i clienti, il capitale e l’esperienza che hanno determinato l’attuale preminenza di Londra.. solo le Banche Americane hanno un prestatore d’emergenza. Il Consiglio d’Amministrazione della Federal Reserve degli Stati Uniti puo', e lo fa, creare dollari quando necessario. Senza gli Americani, i grandi affari del dollaro non si potrebbero mettere su. Senza di loro, Londra non sarebbe credibile come centro internazionale finanziario.»"[3]
Quindi Londra è il centro finanziario del mondo, in quanto può comandare enormi somme di capitali, create a suo commando dal Consiglio d’Amministrazione della Federal Reserve degli Stati Uniti. Ma come è possibile? Abbiamo già stabilito che le politiche monetarie degli Stati Uniti, i tassi d’interesse, il volume ed il valore della moneta, le vendite delle obbligazioni, sono decise non dai prestanome del Consiglio dei Governatori della Federal Reserve, ma dalla Federal Reserve Bank di New York.
La pretesa decentralizzazione del Sistema della Riserva Federale e delle sue dodici banche “regionali” egualmente autonome, è stata una frode fin da quando il Federal Reserve Act divenne legge nel 1913. Il fatto che la politica monetaria degli Stati Uniti derivi unicamente dalla Federal Reserve Bank di New York è un’altra errata credenza. Che la dalla Federal Reserve Bank di New York sia essa stessa autonoma e libera di stabilire la politica monetaria degli interi Stati Uniti senza alcuna interferenza esterna, è particolarmente falsa. Potremmo credere in questa autonomia se non sapessimo che la maggioranza delle azioni dalla Federal Reserve Bank di New York fu acquistata da tre banche di New York: First National Bank, National City Bank, National Bank of Commerce.
Da un’esame dei principali azionisti in questa banche, nel 1914, ed anche oggi, rivela una Connessione Londinese. Nel 1812, la National City Bank cominciò a fare affari come la City Bank, nella stessa stanza dove faceva affari la defunta Banca degli Stati Uniti, la cui concessione era scaduta. Essa rappresentava molti degli stessi azionisti, che ora operavano con una licenza legittima.
Durante i primi anni del 1800 il nome più famoso associato con la City Bank fu Mose Taylor (1806 – 1882). Il padre di Taylor era stato un agente di fiducia utilizzato per acquistare proprietà nell’interesse di Astor, nascondendo il fatto che era Astor il vero acquirente. Tramite questa tattica, Astor riuscì ad acquistare parecchie fattorie ed anche un bel po’ di proprietà immobiliari a Manhattan di grande valore potenziale. Sebbene il capitale di Astor fosse considerato provenire dal suo commercio di pellicce, diverse fonti indicano che egli rappresentasse interessi stranieri.
LaRouche[4] afferma che Astor, in cambio della fornitura di informazioni agli Inglesi negli anni precedenti e successivi alla Guerra di Secessione, e per aver incitato gli Indiani ad attaccare ed uccidere i coloni Americani lungo le frontiere, ricevette una considerevole ricompensa. Non fu pagato in contanti, ma gli fu riconosciuta una percentuale sul traffico Inglese di oppio con la Cina. Fu il ricavo di questa lucrosa concessione che diede le basi alla fortuna di Astor. Attraverso la connessione di suo padre con gli Astor, il giovane Moses Taylor non ebbe difficoltà a trovare un posto come apprendista in una banca all’età di 15 anni. Come molti altri citati in queste pagine, egli trovo le sue migliori opportunità quando molti cittadini americani fecero fallimento durante una repentina contrazione del credito.
Durante il Panico del 1837, quando più di metà delle società commerciali di New York fallirono, raddoppiò la sua fortuna. Nel 1855 divenne presidente della City Bank. Durante il Panico del 1837, la City Bank trasse profitto dal fallimento di molti dei suoi concorrenti. Come George Peabody e Junius Morgan, sembrò che Taylor possedesse un grande fondo cassa disponibile per comprare azioni deprezzate. Acquistò praticamente quasi tutte le azioni della Ferrovia Delaware Lackawanna per circa 5 dollari ad azione. Sette anni dopo, le vendeva a 240 dollari ad azione. Moses Taylor valeva a quel punto cinquanta milioni di dollari. Nell’agosto del 1861, Taylor venne nominato Presidente del Comitato del Mutuo per finanziare il Governo dell’Unione durante la Guerra Civile. Il comitato scioccò Lincoln offrendo al governo 5 milioni di dollari al 12% per finanziare la guerra. Lincoln rifiutò e finanziò la guerra emettendo i famosi "Greebacks" tramite il Ministero del tesoro degli Stati Uniti, che erano garantiti dall’oro.
Taylor continuò ad incrementare il suo patrimonio e, negli anni successivi, adottò come suo protetto il giovane James Stillman. Nel 1882, quando Moses Taylor morì, lasciò un patrimonio di settanta milioni di dollari[5]. Suo genero, Percy Pine, gli succedette come Presidente della City Bank, che era nel frattempo diventata la National City Bank. Pyne era paralizzato ed era a mala pena in grado di funzionare nella banca. Per nove anni la banca ristagnò, essendo più o meno tutto il suo patrimonio i possedimenti di Mose Taylor. William Rockefeller, fratello di John D. Rockefeller, aveva supportato la banca ed ere ansioso di vederne il progresso. Nel 1891 persuase Pyne a farsi da parte in favore di James Stillman e presto la National City Bank divenne il principale deposito dei guadagni petroliferi dei Rockefeller.
Il figlio di William Rockefeller, di nome anche lui William, sposò la figlia di James Stillman. Suo padre, Don Carlos Stillman, era venuto da Bronwswille, Texas, come agente Britannico ed ostruzionista durante la Guerra Civile. Tramite le sue conoscenze in ambito bancario a New York, Don Carlos era riuscito a trovare un posto per suo figlio come apprendista in una banca. Nel 1914, quando la National City Bank acquistò circa il dieci per cento delle azioni dell’appena creata Federal Reserve Bank di New York, due dei nipoti di Mose Taylor, Moses Taylor Pine e Percy Pyne, possedevano 15.000 azioni della National City Bank. Il figlio di Moses Taylor, H.A.C. Taylor, possedeva 76.699 azioni della National City Bank. Il procuratore della banca, John W. Sterling, della ditta Shearman and Sterling, possedeva 6.000 azioni della National City Bank. Nondimeno James Stillman possedeva 47.498 azioni, ovvero circa il venti per cento del totale delle azioni. [Vedi Grafico 1]
Il secondo maggior acquirente delle azioni della Federal Reserve Bank of New York nel 1914, la First National Bank, era generalmente conosciuta come la "Morgan Bank", a causa della rappresentanza dei Morgan nel Consiglio d’Amministrazione, nonostante il fatto che il fondatore della banca, Gorge F. Baker, possedesse 20.000 azioni e suo figlio, G. F. Baker jr, avesse anche lui 5.000 azioni, pari al venticinque per cento del pachetto azionario di 100.000 azioni. La figlia di George F. Baker sr sposò Gorge F. St. George di Londra. I St. Georges più tardi si sistemarono negli Stati Uniti, dove la loro figlia Katerine St. George, divenne un’eminente membro del Congresso per parecchi anni.
Il Dott. E. M. Josephson[6] scrisse a suo proposito: «La Signora St. George, cugina carnale di FDR ed esponente del New Deal, disse: La democrazia è un fallimento». La figlia di George Baker jr, Edith Brevoort Baker, sposò il nipote di Jacob Schiff, John M. Schiff, nel 1934. John M. Schiff oggi è il presidente onorario della Lehman Brothers Kuhn Loeb.
Il terzo grande acquirente della Federal Reserve Bank of New York nel 1914 fu la National Bank of Commerce che emise 250.000 azioni. J.P. Morgan, attraverso le sue controllate Equitable Life, che possedeva 24.700 azioni, e Mutual Life, che possedeva 17.294 azioni della National Bank of Commerce, aveva anche 10.000 azioni della National Bank of Commerce tramite la J.P. Morgan and Company (7.800 azioni), J.P. Morgan Jr. (11.000 azioni), il socio di Morgan H.P. Davidson (11.000 azioni).
Paul Warburg, un Governatore del Consiglio della Federal Reserve, aveva anche 3.000 azioni della National Bank of Commerce. Il suo socio Jacob Schiff ne aveva 1.000. Questa banca era evidentemente controllata da Morgan, che era in effetti una sussidiaria della Junius S. Morgan Company di Londra e della N.M. Rotschild di Londra e della Kuhn-Loeb che era conosciuta come la principale rappresentante dei Rotschild.
Il finanziere Thomas Fortune Ryan aveva anche lui 5.100 azioni della National Bank of Commerce nel 1914. Suo figlio, John Barry Ryan, sposò la figlia di Otto Kahn. Kahn era socio di Warburg e Schiff nella Kuhn, Loeb Company. La nipote di Ryan, Virginia Fortune Ryan, sposò Lord Arlie, il presente capo della J. Henry Schroeder Banking Corportion a Londra e New York.
A.D. Juillard, un altro direttore della National Bank of Commerce nel 1914, era presidente della A.D. Juillard Company. Juillard possedeva 2.000 azioni della National Bank of Commerce ed era anche uno dei direttori della Chemical Bank. Nel libro "The Robber Barons" (I baroni ladri*), di Matthew Josephson, sostiene che Morgan controllava la New York Life, Equitable Life e Mutual Life dal 1900, che avevano un miliardo di dollari di patrimonio e che aveva da investire 50 milioni di dollari l’anno. Egli afferma:
«In questa campagna di alleanze segrete, egli (Morgan) acquisì un controllo diretto della National Bank of Commerce; poi una parziale proprietà nella First National Bank, alleandosi con un finanziere molto forte e conservatore: George F. Baker, che ne era a capo. Quindi, attraverso una rete di proprietà azionarie e di cariche dirigenziali che si agganciavano le une alle altre, si legò alle primarie banche che controllavano le altre banche: Hanover, Liberty, e Chase.» [7]
La vedova di E.H. Harriman, Mary, a sua volta era proprietaria di 5.000 azioni della National Bank of Commerce nel 1914. L’impero ferroviario di E.H. Harriman era stato interamente finanziato da Jacob Schiff della Kuhn, Loeb Company. Levi P. Morton possedeva 1.500 azioni della National Bank of Commerce nel 1914. Era stato il ventiduesimo vice presidente degli Stati Uniti, era un ex ministro degli Stati Uniti in Francia e presidente della L.P. Morton Company di New York e della Morton-Rose Company e della Morton Chaplin di Londra. Era anche direttore della Equitable Life Insurance Company, della Home Insurance Company, della Guaranty Trust e della Newport Trust.
La sbalorditiva idea che la Federal Reserve degli Stati Uniti sia in realtà manovrata da Londra sarà probabilmente rifiutata a prima vista dalla maggioranza degli Americani. Ad ogni modo, Minsky è diventato famoso per la sua teoria della "cornice dominante". Egli afferma che, in ogni particolare situazione, c’è una "cornice dominante" a cui ogni elemento di quella situazione è correlato e tramite la quale può essere interpretato.
La "cornice dominante" nelle decisioni di politica monetaria della Federal Reserve System è che queste decisioni sono prese da coloro che trarranno beneficio dalle stesse. Ad una prima occhiata potrebbero identificarsi negli azionisti della Federal Reserve Bank di New York. Ad ogni modo abbiamo visto come tutti questi azionisti avessero una "Connessione Londinese". Tale connessione risulta essere in modo maggiormente evidente come il potere dominante quando osserviamo che nella Capital City [6] solo diciassette imprese hanno il permesso di operare come banchieri mercanti nella City di Londra, il distretto finanziario dell’Inghilterra. Ognuna di esse deve essere approvata dalla Banca d’Inghilterra. In effetti, la maggior parte dei Governatori della Banca d’Inghilterra proviene dai soci di queste diciassette imprese. Clarke ha compilato una graduatoria in base al loro capitale. La numero 2 è la Schroder Bank. La numero 6 è la Morgan Grenfell, il ramo Londinese della House of Morgan ed attualmente il ramo più importante. Al numero 8 troviamo la Lazard Brothers. N.M. Rotschild è al numero 9. La Brown Shipley Company, il ramo inglese della Brown Brothers Harriman si trova al numero 14. Queste cinque banche d’affari di Londra effettivamente controllano le banche di New York che possiedono il pacchetto di controllo della Federal Reserve di New York.
Il controllo sulle decisioni della Federal Reserve System è anche basato su un’altra situazione particolare. Ogni giorno, delle rappresentanze di quattro altre compagnie bancarie si incontrano negli uffici della N.M. Rothschild Company a Londra per stabilire il prezzo dell’oro per quel giorno. Gli altri quattro banchieri provengono dalla Samuel Montagu Company che occupa il quinto posto in classifica nella lista delle diciassette imprese di banche d’affari di Londra, Sharp Pixley, Johnson Matheson e Mocatta e Goldsmith. Nonostante l’immensa marea di moneta cartacea piramidale e banconote che stanno allagando il mondo, ad un certo punto, ogni concessione di credito deve poter essere ricondotta, almeno per una piccola quota a qualche deposito aureo in qualche banca da qualche parte del mondo.
A causa di questo fattore, i banchieri d’affari Londinesi, con il loro potere di stabilire il prezzo dell’oro ogni giorno, diventano gli arbitri finali del volume delle monete e del prezzo delle monete in quei paesi che devono inchinarsi al loro potere. Non ultimo tra questi si trovano gli Stati Uniti. Nessun direttore della Federal Reserve Bank di New York, o della Federal Reserve Board of Governors, può avere potere sulla moneta del mondo che è esercitato da questi banchieri d’affari Londinesi. La Gran Bretagna, mentre è in declino come potenza militare e politica, esercita il più grande potere finanziario. E’ per questo motivo che Londra è al presente il centro finanziario del mondo.
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[1] Coningsby, by Disraeli, Longmans Co., London, 1881, p. 252
[2] McRae and Cairncross, Capital City, Eyre Methuen, London, 1963, p. 1
[3] Ibid, p. 225
[4] Lyndon H. LaRouche, Dope, Inc., New Benjamin Franklin House Publishing Co., N.Y. 1978
[5] The New York Times noted on May 24, 1882 that Moses Taylor was chairman of the Loan Committee of the Associated Banks of New York City in 1861. Two hundred million dollars worth of securities were entrusted to him. It is probably due to him more than any other one man that the government in 1861 found itself with the means to prosecute the war.
[6] Matthew Josephson, The Robber Barons, p. 409
[7] E.M. Josephson, The Strange Death of Franklin D. Roosevelt, Chedney Press, N.Y. 1948
*nota mia: versione italiana: “Capitalisti rapaci” di Matthew Josephson http://www.ormeeditori.it/stampa/rslibro1a.html
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04/06/2008 : signet@work : sandro pascucci : www.signoraggio.com v.0.5
[http://www.signoraggio.com/signoraggio_jekyll_island_06.html]
* si ringrazia sandros per la traduzione
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