martedì 25 agosto 2009

calciopoli bianconero 2 parte

Risponde Gigi Moncalvo - Parte seconda

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Moncalvo
Dopo la prima parte, continua la nostra intervista a Gigi Moncalvo:

CALCIOPOLI E LA POLITICA

10. Guido Rossi. Una scelta personale di Petrucci o un'imposizione dalla politica? Perché proprio un ex CDA Inter quando era palese che a trarre vantaggio da Calciopoli sarebbero state Roma ed Inter? Crede che Geronzi, che si dice consigliò ai soci di Abn Amro la nomina di Rossi a legale nel caso Antonveneta, abbia avuto un ruolo?
"La "cupola" del calcio è anche quella che controlla questo paese: veri poteri forti che contano molto di più della politica, della stessa magistratura, e purtroppo anche di tutti noi cittadini messi insieme. Il potere finanziario-bancario ha bisogno del calcio, e degli scandali (creati ad arte) legati ad esso per distrarre l'opinione pubblica, per far parlare di altro, per continuare a fare i suoi giochi senza che nessuno disturbi i manovratori. Guido Rossi è un uomo del sistema, ma non solo. Geronzi non è solo un grande banchiere e il datore di lavoro di Carraro, ma molto di più. Gli intrecci sono tanti e notevoli. Se uno va a vedere qual è stata la parcella di Guido Rossi per curare la vicenda Antonveneta, impallidisce e s'incazza. Ma si domanda anche: a un signore come Rossi, che ti fattura mille dollari ogni minuto del suo tempo, come è venuto in mente di dedicare alcuni mesi del suo preziosissimo, e ben retribuito tempo, per "ripulire" il mondo del calcio (si è visto con quali scarsissimi risultati!)? Beh, se tu fai un grosso favore a qualcuno, certe volte sembra che glielo hai fatto gratis, ma la riconoscenza del beneficiato poi passi a incassarla col primo grosso incarico che egli per riconoscenza e gratitudine ti affida".

11. Con un Governo differente, pensi che Calciopoli avrebbe avuto il medesimo decorso e il medesimo esito?
"Il governo, i partiti, la politica contano meno di quanto si creda. Oggi, da anni, contano la finanza, le banche, gli affari. Il Sostituto procuratore Greco di Milano in un libro dice che se oggi vuoi fare affari e miliardi non ti "compri" un politico facendogli approvare le leggi che ti servono. Fai prima ad andare a Londra a "comprarti" un broker o un finanziere che manovra derivati e bond: in un attimo inventa qualche "prodotto finanziario" per fregare milioni di piccoli risparmiatori. E il guadagno è rapido è assicurato. Voglio dire: oggi è più potente un banchiere o un ministro? E' chiaro che la politica, il potere politico ti può essere utile in funzione "difensiva", allorché (dopo aver preso una botta) tu capisci la lezione e cerchi almeno di rialzarti. La Juve, contrariamente al Milan e alla Fiorentina, non ha avuto una struttura di potere difensiva (non parlo dell'avvocato del processo), un Berlusconi (che ha confessato di aver passato settimane a studiare le carte su Meani e ad "adoperarsi" perché la giustizia trionfasse, ma solo a favore del Milan, evidentemente). Anche Diego Della Valle è potente, appartiene all'alta finanza, è azionista del Corriere, è in società con LCdM, bisogna fare i conti con lui. Perfino Lotito si è dato da fare col giro politico romano e ha portato a casa qualcosa per la sua Lazio.
Noi invece da chi siamo stati difesi? Perché i potenti LCdM, Gabetti e Grande Stevens non hanno mosso un dito, anzi? Se lo avessero fatto anche noi avremmo preso solo una penalizzazione, ma in serie A. Ne sono certo. No, si voleva la Juve in B, Moggi e Giraudo dipinti come lebbrosi, gangster, delinquenti. E ora, il pm Narducci, ci dice anche: piduisti. Ma che P2 era se si è fatta mettere sotto così? Come mai Narducci non ha trasformato questi suoi proclami in capi di imputazione relativi all'organizzazione atta a sovvertire i poteri dello Stato, calcistico spero. Bum! Bum! Bum!
Mi è capitato recentemente di leggere una cosa tremenda. Su "Style", il mensile del Corriere della Sera (numero di marzo 2008), c'è un articolo di Dario Di Vico, vicedirettore del "Corriere" e uomo di fiducia di Paolo Mieli. Nelle pagine iniziali di quel magazine c'è una scheda di presentazione dei principali editorialisti e quindi anche di Di Vico. Viene scritto su di lui: "Come tutti i bravi direttori odia Totò Riina, Bin Laden, Ahmadinejad, il Ku Klux Klan e Luciano Moggi". Vi faccio notare il verbo "odiare" e l'espressione "come tutti i bravi direttori". Ma 'sta roba Di Vico se l'è scritta lui o ha consentito che gliela scrivessero? Si riconosce in quella mini-biografia? Se sì, non si vergogna? Se no, perché non fa cacciare dall'alto del suo potere quello sprovveduto che ha scritto quelle cose? Un fatto è certo: all'interno di RCS Editore, i "bravi direttori" odiano Riina, e va bene, Bin Laden, e va bene, Ahmadinejad, e va bene, il Ku Klux Klan, e va bene, ma il nostro Luciano che cosa c'entra? Per quali reati, di grazia, è stato riconosciuto colpevole e quando?
Complimenti, comunque al vicedirettore del Corriere della Sera. Nei sette anni in cui ci ho lavorato io, il Corriere aveva un altro stile, altri uomini e non erano tutti appecoronati al potere dominante, nemmeno in fatto di calcio. E alla Gazzetta sono lontani i tempi di Gualtierino Zanetti, Gianni Brera, Bruno Raschi, Luigi Gianoli, Gino Palumbo. Vedete, la cosa che mi fa più rabbia è questa: sappiamo tutti che sarebbe bastata una sola telefonata di Montezemolo a Mieli e Verdelli per far interrompere il massacro della Juve: una telefonata dell'"azionista" ottiene sempre effetto. Ma Montezemolo quella telefonata non l'ha mai fatta, anzi, sembra il contrario. L'ennesima conferma che non gliene frega niente della Juve".

12. Ritiene che il modo in cui è stata gestita Calciopoli abbia danneggiato l'immagine del Paese e influito sulla mancata assegnazione degli Europei 2012?
"Si, e questa è la bella lezione che si sono presi certi furbacchioni che grufolano nel formaggio del sistema. Siamo stati battuti persino da Polonia e Ucraina per gli Europei 2012. Pensate che smacco per i campioni del mondo in carica. Quando si festeggia e si delira per una vittoria (l'Expò di Milano) bisognerebbe anche andarsi a nascondere per uno smacco come quello degli Europei. E così sono sfumati miliardi di "torte", che loro pensavano di confezionare, per costruire stadi e alberghi e strade. E Carraro è sempre lì al suo posto. Ma Geronzi che se ne fa?".

IL COMPORTAMENTO DELLA PROPRIETA'

13. Al primo apparire delle intercettazioni John Elkann dichiara di essere vicino a squadra e allenatore, implicitamente scaricando la Triade. In pratica, la condanna della Juve alla B viene ufficializzata dalla stessa proprietà. Secondo lei in quella scelta, quanto c'è di ingenuità e quanto di scelta calcolata?
"Rimando a una delle risposte precedenti, la numero 6. Se esaminiamo i fatti alla luce di quanto ho detto, appariranno chiare anche quelle parole di John, i suoi comportamenti di allora e di oggi, e il suo atteggiamento passivo verso la Juve (altro che passione!). Il suo obiettivo era scaricare la Triade, perché la Triade poteva consentire a suo cugino Andrea di diventare più bello e lucente di lui. Moggi ricorda che un giorno, inaspettatamente, quando tutto sembrava andare non bene ma benissimo, Giraudo gli disse: "Luciano, ci hanno fatto fuori. A fine stagione ci cacciano". Luciano non aveva gli elementi di Giraudo per capire quel quadro. La vergogna è che per far fuori loro due è stata fatta fuori anche la Juve".

14. Passiamo all'aspetto tecnico. La IFIL nel periodo più caldo, quello in cui bisognava difendersi ogni giorno, ha impiegato un mese e mezzo per formare il nuovo CDA. Ne è valsa la pena? Condivide quelle scelte? Fu impreparazione o cosa?
"No, erano i giochi di potere e di assestamento in atto per cercare di occupare alcuni vuoti. E' chiaro che l'ascesa di John ha creato malumori e dissidi dentro la grande famiglia. La vicenda dell'eredità (quella patrimoniale) dell'Avvocato è un chiaro segno della guerra che era ed è in corso. Persino per fare il Cda della Juve la IFIL ha dovuto mediare, meditare, e soprattutto trovare chi accettasse, in quel momento difficile per la Juve ma strategicamente decisivo per il futuro assetto del gruppo FIAT, di bere l'amaro calice della Juve in B. Il mondo economico-finanzario-sportivo pullula di personaggi che si possono definire "affidabili" (dal punto di vista di un disegno societario). La domanda è, ancora una volta: a tipi scelti sulla base di simili requisiti, della Juve fregava o non fregava qualcosa? Erano anche tifosi oppure a loro mancava la fiamma della passione nel cuore?.

15. La nota vicenda di Lapo Elkann è stata spesso tirata in ballo riguardo a Calciopoli. Posto che Luciano Moggi, come confermato dallo stesso Lapo, non c'entra nulla, tu credi che fra le due vicende esistano dei collegamenti?
"No, assolutamente. Semmai esistono dei collegamenti tra gli assetti di potere inter-familiari di un certo gruppo e certi avvenimenti. Non dimentichiamo che Lapo prima di quella nottata con "Patrizia" aveva importanti incarichi dentro il gruppo Fiat. Poi è stato fatto fuori e liquidato (a quanto afferma "Dagospia") con 160 milioni di euro, come se si "vergognassero" di avere uno come lui, come se temessero che ci ricascasse e potesse portare di nuovo disdoro al buon nome della Casa. Io penso sia impossibile che il servizio di sicurezza che ha il compito di proteggere e sorvegliare i più importanti uomini del gruppo potesse essersi "scordato" di Lapo. Ve lo immaginate Lapo in auto che gira da solo di notte per Torino, senza scorta, e quindi può facilmente essere riconosciuto da certi malintenzionati e diventare bersaglio, ad esempio, di un sequestro? Mi pare impensabile che Lapo, anche se con la massima discrezione, sia stato lasciato solo, e quindi mi pongo molte domande, come fanno tutti. Qualcuno gli ha organizzato un "pacco"? Se è così come è potuto passare inosservato? Se pensiamo che Lapo è arrivato a un passo dalla morte e solo per un miracolo si è salvato, c'è da chiedersi: qualcuno voleva davvero ucciderlo oppure chi ha "organizzato" il tutto, se ha sbagliato i calcoli, è un criminale che non era adatto a fare quell'ipotetico "lavoro sporco" o ha "capito male" gli ordini che gli sono stati dati? Se si leggono le interviste di Lapo anche molto tempo dopo quella vicenda (Vanity Fair, 26 luglio 2007, a Sara Faillaci "Io combatto", e Paolo Berizi sulle pagine milanesi di "Repubblica") si capisce bene con chi ce l'ha. Ma forse non solo per quella cosa. Provate, nella mia ricostruzione precedente, a sostituire il nome "Andrea Agnelli" con quello di "Lapo Elkann". Certo che Andrea o Lapo sarebbero stati due bei presidenti! Meglio di questo ci vuole poco."

16. Se lei fosse stato proprietario della Juve, per il processo sportivo, avrebbe scelto un pur valente penalista o un avvocato esperto in Diritto Sportivo?
"Io non ho mai visto un avvocato, penalista civilista o di diritto sportivo, chiedere la condanna del suo cliente al massimo (quasi) della pena, sia pure come richiesta subordinata. Il problema non è il valore del legale, ma quello che gli hanno detto di fare. E' grave aver eseguito i voleri del "cliente" senza ribellarsi".

17. A dicembre Blatter ha confermato il ruolo determinante di Montezemolo, uno che ha sempre detto di non occuparsi della Juve, dove peraltro non ha cariche, nella decisione di ritirare il ricorso al TAR. Perché lo ha fatto ed in cambio di che, secondo te?
"Anche a LCdM, così come a Gabetti e Grande Stevens, conveniva che il delfino fosse John e che nessun altro giovane astro nascente offuscasse questo disegno di potere. Il fatto è che John forse ci crede davvero di essere lui, e non altri, a decidere, ad avere il potere vero."


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