Funzionari collusi, stop al maxi-albergo:
lottizzazione abusiva da 5 milioni di euro
Il progetto tra Francavilla e Martina, un dirigente della Regione cambiò idea dopo aver ottenuto una consulenza
Il complesso alberghiero progettato
VILLA CASTELLI — Avrebbe aperto a novembre, il complesso alberghiero di 17 mila metri quadrati costruito lungo la strada statale che da Francavilla Fontana porta a Martina Franca, sequestrato all’alba di martedì dagli uomini delle Fiamme gialle. L’immobile, grazie alla collusioni di tre funzionari pubblici, era stato realizzato con un sistema di lottizzazione abusiva da una serie di società private. Sette gli avvisi di garanzia emessi dal Gip Antonia Martalò: quattro hanno raggiunto imprenditori di Villa Castelli e Ceglie Messapica, tra cui c’è anche Giovanni Ciciriello, noto importatore e distributore di ceramiche, vincitore quest’anno del Confindustria Award; uno il tecnico della Regione incaricato di pronunciarsi sulla variante urbanistica e due tecnici comunali di Villa Castelli.
Nell’inchiesta è anche coinvolto l’allora sindaco Vitantonio Caliandro che, all’epoca, aveva anche la delega all’urbanistica. Abuso d’atti d’ufficio, falso in atto pubblico e violazioni delle norme edilizie sono i reati contestati in concorso dal pubblico ministero Adele Ferraro. Nei dodici mesi di serrate indagini dell’operazione «Cattedrale nel deserto», la Guardia di finanza ha accertato che l’albergo, del valore di cinque milioni di euro, era stato edificato con la complicità di dipendenti pubblici utilizzando un Piano marketing identico a quello presentato, per un progetto simile, a Potenza. Con la costituzione della società Natura Park, nel 1999, un gruppo di imprenditori aveva acquisito tutti i terreni agricoli necessari a realizzare il complesso. Costo dell’operazione: 36 mila euro.
Nel 2003 poi, la società aveva ceduto le quote dei terreni ad un’altra appena costituita, la Natural Point, che aveva progettato l’immobile e fatto richiesta a Comune e Regione per una variante urbanistica: da agricola, la destinazione della zona doveva diventare turistico-alberghiera. Nella prima conferenza dei servizi però, il funzionario barese incaricato della Regione espresse parere negativo, cambiando poi idea dopo aver ottenuto un incarico professionale commissionato proprio dalla Natural Point. A quel punto il Comune di Villa Castelli deliberò la variante, nonostante il parere contrario di alcuni membri della giunta e le elezioni imminenti (particolare che impedisce all’assise di prendere decisioni di questo tipo).
Grazie al progetto apocrifo - che secondo le indagini non è stato stilato dall’ingegnere di cui riporta la firma - la società, nel 2004, avrebbe poi ottenuto anche un finanziamento di 1,3 milioni di euro grazie ai fondi del Pacchetto localizzativo Brindisi: soldi pubblici e a fondo perduto già parzialmente incassati. Solo a questo punto, tutte le quote societarie sarebbero passate ad una terza srl per 12 mila euro. Un’operazione ben al di sotto del prezzo di mercato che ha destato l’interesse dei militari.
Oltre al complesso alberghiero, nel passaggio di proprietà c’è anche un capannone commerciale - del valore di 2 milioni di euro - situato nella zona industriale di Villa Castelli. «Un complesso immobiliare dall’impatto ambientale devastante - lo ha definito il capitano Benedetto Labianca - e realizzato con una fitta rete di società difficile da individuare perché, almeno nelle prime due, utilizzava qualche prestanome». Le indagini, ha assicurato il comandante provinciale Vincenzo Mangia, sono solo all’inizio.
Francesca Cuomo
26 agosto 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA
by corriere della sera
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