lunedì 24 agosto 2009

guerra del vietnam

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Guerra del Vietnam
Chiến Tranh Chống Mỹ Cứu Nước
Vietnam War

Data: 19621975
Luogo: Indocina
Esito: Vittoria nordvietnamita e unificazione del Vietnam da parte del Vietnam del Nord
Schieramenti

Vietnam del Sud
Stati Uniti
Australia
Nuova Zelanda
Thailandia
Corea del Sud
Vietnam del Nord
Viet Cong
Repubblica Popolare Cinese
Unione Sovietica
Corea del Nord
Comandanti
William Westmoreland
Creighton Abrams
Vo Nguyen Giap
Perdite
Vietnam del Sud: più di 1.250.000 morti
Stati Uniti:58.226 morti e 153.303 feriti
1.100.000 morti e 600.000 feriti (stime ufficiali vietnamite).

La guerra del Vietnam venne combattuta tra il 1962 e il 1975 sul territorio del Vietnam del Sud e delle aree confinanti di Cambogia e Laos (vedi anche, Guerra segreta), e in missioni di bombardamento (Operazione Rolling Thunder) sul Vietnam del Nord.

Una parte delle forze in conflitto era la coalizione di forze composta da Vietnam del Sud, Stati Uniti, Corea del Sud, Thailandia, Australia, Nuova Zelanda, e Filippine.

Dall'altra parte c'era la coalizione formata da Vietnam del Nord e Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam (FLN) conosciuto anche come Viet Cong, un movimento di guerriglia Nordvietnamita. L'Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Cinese fornirono aiuti militari al Vietnam del Nord e FLN, ma non presero parte alla guerra con le loro truppe.

La guerra fece parte di un più ampio conflitto regionale che coinvolse le nazioni confinanti di Cambogia e Laos, conosciuto come Seconda Guerra Indocinese.

In Vietnam, questo conflitto è conosciuto come Guerra Statunitense (in vietnamita Chiến Tranh Chống Mỹ Cứu Nước, letteralmente Guerra contro gli statunitensi per salvare la nazione).

È disponibile una Cronologia della guerra del Vietnam.

Indice

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Origini della guerra [modifica]

La Guerra d'Indocina (1946-1954) fu la guerra nella quale i francesi combatterono, con il supporto logistico e finanziario degli Stati Uniti, per riprendere il controllo della loro ex-Colonia in Indocina. In base alla Conferenza di Ginevra [1] del 1954 la penisola indocinese venne divisa in tre Stati indipendenti: Laos, Cambogia e Vietnam.

Il Vietnam fu diviso a sua volta in due lungo il 17° parallelo:

  • Vietnam del Nord, nel quale viene riconosciuta una repubblica comunista guidata da Ho Chi Minh (con capitale Hanoi) e sotto il controllo sovietico;
  • Vietnam del Sud, affidato al cattolico Ngo Dinh Diem (capitale Saigon), sotto il controllo statunitense.

Gli accordi di Ginevra specificavano che avrebbero dovuto programmarsi delle elezioni per unificare la nazione, da svolgersi nel giugno 1956, ma tali elezioni non si tennero mai. Il governo della Repubblica Sudvietnamita (RVN), del Presidente Diem, con l'appoggio degli USA sotto l'amministrazione Dwight Eisenhower[2], interpretò il Sud-est Asiatico come un altro campo di battaglia della Guerra Fredda e quindi non aveva interesse a far tenere elezioni democratiche che avrebbero favorito l'influenza comunista sul governo del Sud. Il Presidente Eisenhower annotò nelle sue memorie che se si fosse tenuta un'elezione su base nazionale, i comunisti avrebbero vinto prendendo l'80% dei voti. In aggiunta si disse che i comunisti probabilmente non avrebbero permesso elezioni libere nella loro parte di Vietnam. Indipendentemente da ciò, né gli USA né i due Vietnam avevano firmato la clausola elettorale dell'accordo. L'FLN (o comunisti vietnamiti) guidò l'insurrezione popolare contro il governo Sudvietnamita. Per salvare l'RVN, gli Stati Uniti iniziarono ad inviare consiglieri militari. Il Vietnam del Nord, che era appoggiato da Unione Sovietica e Repubblica Popolare Cinese, appoggiò a sua volta l'FLN con armi e rifornimenti, consiglieri, e unità regolari dell'Esercito del Vietnam del Nord.

Combattenti nella guerra [modifica]

Anche se la guerra fu dipinta come lo sforzo di una coalizione, la gran parte degli stati coinvolti a fianco del Vietnam del Sud mandarono pro forma, un contingente simbolico, per onorare gli obblighi con gli Stati Uniti, previsti dai patti di mutua difesa come quelli della SEATO.

Nei combattimenti principali c'erano, a seconda dei punti di vista, da due a quattro principali organizzazioni combattenti; le quattro erano: le forze armate statunitensi; l'esercito della Repubblica del Vietnam (ARVN — i Sudvietnamiti); i Việt Cộng, un gruppo di guerriglieri nordvietnamiti; e l'esercito popolare del Vietnam (PAVN — nordvietnamiti).

Le discussioni su quali di questi quattro fossero gli effettivi combattenti furono uno dei punti di interesse politico della guerra. Gli Stati Uniti cercarono di ritrarre la guerra come una tra i difensori dell'ARVN, aiutati dagli USA, contro le forze del PAVN, considerando quindi i Việt Cộng come dei burattini o un esercito ombra e la guerra come la difesa dei Sudvietnamiti contro un' aggressione del Nord.

I Nordvietnamiti ritrassero il conflitto come uno scontro tra i Nordvietnamiti dell'FLN contro gli Stati Uniti e i loro alleati. Questa visione considerava l'ARNV come un burattino degli USA.

Queste dichiarazioni propagandistiche in contrasto vennero sfruttate nei primi colloqui di pace, nei quali il dibattito ruotava attorno alla "forma del tavolo delle trattative", nel quale ognuna delle parti cercava di dipingere sé stessa come due entità distinte opposte a una singola entità, ignorandone i "burattini".

Stato legale: "Guerra" o "Conflitto" [modifica]

Anche se oggi viene universalmente descritta come la Guerra del Vietnam, all'epoca veniva indicata come il conflitto del Vietnam[senza fonte]. Ciò rifletteva il concetto che, non essendo stata dichiarata, quella guerra era un'azione di minore o differente natura, continuando la tendenza del dopoguerra di proiettare il termine guerra in un nuovo contesto, come nella guerra di Corea, che venne definita come una: azione di polizia sotto gli auspici delle Nazioni Unite.

Le Leggi di guerra terrestre, l'insieme di trattati espressi dalla tradizione e dalla pratica - incluse le varie Convenzioni di Ginevra e Convenzioni dell'Aia - affermano che le ostilità non possano cominciare senza una Dichiarazione di guerra.

Le Potenze contraenti riconoscono che le ostilità fra esse non devono cominciare senza un avvertimento preliminare e non equivoco, che avrà sia la forma d'una dichiarazione di guerra motivata, sia quella di un ultimatum con dichiarazione di guerra condizionale. (Convenzione dell'Aia III, articolo 1, 18 ottobre 1907)

La Costituzione degli Stati Uniti specifica il potere di dichiarare guerra:

Il Congresso avrà facoltà di: [...] Di dichiarare la guerra, di concedere permessi di preda e rappresaglia, e di stabilire norme relative alle prede in terra e in mare.

Nessuna dichiarazione venne richiesta o concessa dal Congresso, il Presidente Johnson si affidò al suo ruolo di Comandante in Capo delle Forze Armate e alla Risoluzione del Golfo del Tonchino come giustificazione per l'intensificazione del conflitto.

I sostenitori della guerra affermarono che il conflitto era poco meno di una guerra formale, che gli USA stavano assistendo nella difesa un alleato in deciso pericolo, e che la mancanza di una dichiarazione era una pura formalità. Gli oppositori dissero che, in aggiunta ad altre considerazioni, la mancanza di una dichiarazione rendeva quella del Vietnam una guerra illegale[senza fonte]. Tale questione avrebbe dovuto ragionevolmente essere risolta dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, ma nessun caso venne mai portato all'attenzione della corte.

Escalation statunitense fino al 1964 [modifica]

Caduti Viet Cong

Il coinvolgimento degli USA nella guerra fu graduale - con personale militare che arrivò già nel 1950 - e subì un incremento nel corso degli anni sessanta e sotto successivi presidenti, sia democratici che repubblicani (Eisenhower, Kennedy, Johnson, e Nixon), nonostante i timori ed i ripetuti avvertimenti del comando militare statunitense circa il pericolo di una grossa guerra di terra in Asia. Non fu mai presentata una formale dichiarazione di guerra, ma solo una serie di decisioni presidenziali che incrementarono il numero di "consiglieri militari" nella regione.

Nella campagna per la presidenza del 1960, la percepita minaccia sovietica e l'erosione della posizione statunitense a livello mondiale furono una questione prominente e Kennedy ne fece uno dei principali argomenti della campagna. Le Carte del Pentagono (Capitolo I, "Impegni e programmi di Kennedy, 1961"), elaborano questo punto:

Un altro elemento del problema sovietico influì direttamente sul Vietnam. La nuova amministrazione, anche prima di entrare in carica, era incline a credere che una guerra non convenzionale avrebbe probabilmente avuto enorme importanza negli anni '60. Nel gennaio, Khrushchev assecondò quella visione con il suo discorso che prometteva il supporto sovietico alle "guerre di liberazione nazionale". Il Vietnam fu il luogo dove questa guerra si stava effettivamente svolgendo. In effetti, da quando la guerra in Laos si era mossa ben oltre la fase insurrezionale, il Vietnam era l'unico posto del mondo dove l'amministrazione affrontò un ben sviluppato sforzo comunista per far cadere un governo filo-occidentale, con un'insurrezione filo-comunista aiutata dall'esterno.

Noam Chomsky sostiene che Kennedy ordinò all'Aviazione USA di iniziare a bombardare il Vietnam del Nord già nel 1962, usando insegne sudvietnamite, per mascherare il coinvolgimento statunitense. Egli inoltre accusò Kennedy di aver autorizzato l'uso del napalm, assieme ad altri programmi di distruzione delle coltivazioni, sempre in quella data, piuttosto che in una fase successiva della guerra. La visione tradizionale sostiene che "il reale e aumentato coinvolgimento statunitense nella Guerra del Vietnam", non avvenne fino al 1964 come reazione al Bombardamento del Brinks Hotel.

Il programma di operazioni coperte del GVN (Sudvietnamiti), secondo le fonti tradizionali, venne progettato per imporre una "pressione progressiva e crescente" sul Nord, e iniziò in piccola scala sostanzialmente inefficace nel febbraio 1964. Il ruolo attivo degli USA nelle poche operazioni coperte che vennero portate avanti, fu essenzialmente limitato alla pianificazione, equipaggiamento ed addestramento delle forze del GVN coinvolte, ma le responsabilità degli USA per aver lanciato e condotto queste attività fu inequivocabile e portò con se un'implicita, simbolica e psicologica intensificazione dell'impegno statunitense.

Il Vietnam del Sud e il presidente Kennedy [modifica]

Gli sforzi del presidente John F. Kennedy per contenere il Vietnam del Nord avvennero simultaneamente agli sforzi per ammodernare il regime del Sud. Kennedy era fortemente convinto che il Vietnam del Sud potesse essere una nazione stabile e democratica, e screditò ampiamente il Nord e la sua retorica comunista. L'aiuto al Sud venne spesso concesso a patto che il governo locale attuasse determinate riforme politiche. Ben presto, i consiglieri del governo statunitense giocarono un ruolo determinante, influenzando ogni livello del governo Sudvietnamita. Il Presidente del Vietnam del Sud, Ngô Đình Diệm, ebbe poco tempo per attuare le riforme richieste, e fu poco collaborativo. Spesso attuò pro forma le riforme prescrittegli dagli USA, in un modo talmente superficiale che finì per imbarazzare la stessa amministrazione USA. Ad esempio, quando il Paese andò alle elezioni, venne permesso solo un candidato dell'opposizione, e ci furono diffuse accuse di brogli elettorali. Diệm non credeva che le idee statunitensi di democrazia fossero applicabili al suo governo, in quanto la nazione vietnamita era ancora giovane e instabile. Kennedy venne criticato per essere troppo ingenuo ed utopico nel suo convincimento che i valori statunitensi potessero essere esportati istantaneamente da un altro paese, indipendentemente dalla sua cultura o storia.

Soldati del Vietnam del sud

Alla fine, il governo Kennedy divenne sempre più insoddisfatto e insofferente verso Diệm. In un incidente imbarazzante che venne ampiamente riportato dalla stampa statunitense, le forze di Diệm, dopo il sacrificio di Thích Quảng Đức scatenarono una violenta repressione contro i monaci buddhisti, distruggendo monasteri, massacrando la popolazione che si opponeva e incarcerando 1.400 persone, molte delle quali scomparvero. Poiché il Vietnam del Sud era una nazione prevalentemente buddhista, e Diệm e gran parte della classe dirigente era cattolica (data la precedente colonizzazione francese), quest'azione venne vista come un' ulteriore prova che Diệm aveva perso completamente il contatto con il suo popolo. Dagli Stati Uniti vennero inviati messaggi ai generali sudvietnamiti, che li incoraggiarono ad agire contro gli eccessi di Diệm. Anche se c'è dibattito sul fatto che questa fosse o meno l'intenzione di Kennedy, l'esercito sudvietnamita interpretò questi messaggi come una chiamata alle armi e inscenò un violento colpo di stato, rovesciando e uccidendo Diệm il 1° novembre 1963.

Sabato 24 agosto 1963, un gruppo dirigente del Dipartimento di Stato (Hilsman, Harryman e Forrestal) mandò un telegramma all'ambasciatore Cabot-Lodge in cui si dava istruzione a questo ultimo di contattare eventuali generali ribelli in vista di un colpo di stato. Sembrava che il tempismo della missiva fosse coniato in modo da mettere il Presidente Kennedy e gli altri alti dirigenti, tra cui il vice Presidente Jonhson, davanti al fatto compiuto. Anche se nelle riunioni alla Casa Bianca nella settimana seguente, molti espressero dubbi e critiche riguardo al contenuto del telegramma, Kennedy sembrava non accorgersi che Cabot-Lodge aveva interpretato la missiva come un semaforo verde all'organizzazione concreta di un colpo di stato. Non ci fu quindi un contrordine chiaro e le cose sono andate avanti così fino agli eventi del 1º novembre 1963.

Lontana dall'unire la nazione sotto la nuova leadership, la morte di Diem rese il Sud ancor più instabile. I nuovi governanti militari erano molto poco esperti nelle questioni politiche, e non furono in grado di fornire la forte autorità centrale del governo di Diệm. Colpi e contro-colpi piagarono la nazione, il che, in cambio, funse da grande ispirazione agli sforzi del Nord.

Tre settimane dopo la morte di Diệm, Kennedy stesso venne assassinato e il vice presidente Johnson venne improvvisamente spinto a interpretare il ruolo principale nella guerra. L'appena insediato Presidente Johnson confermò, il 24 novembre 1963, che gli Stati Uniti intendevano continuare ad appoggiare il Vietnam del Sud, militarmente ed economicamente.

Il Golfo del Tonchino e Johnson [modifica]

Lyndon Johnson si era già mostrato contrario alla politica di ingerenza negli affari interni vietnamiti quando era ancora vice-presidente. In una visita ufficiale in quel paese, definì il presidente Ngô Đình Diệm, "il Churchill del sud est asiatico". Quindi era verosimile che l'intervento militare da lui diretto in Vietnam non fosse frutto di una politica deliberata, ma di un ripiego, da lui visto come obbligatorio, per non perdere quel paese, dopo gli eventi del 1º novembre 1963.

Viet cong

Johnson alzò il livello del coinvolgimento statunitense il 27 luglio 1964, quando altri 5.000 consiglieri militari vennero inviati nel Vietnam del Sud, il che portò il numero totale di forze statunitensi in Vietnam a 21.000.

Il 31 luglio 1964 gli USA ripresero le loro ricognizioni nel Golfo del Tonchino, che erano stata sospese per sei mesi. Il cacciatorpediniere «USS Maddox» partì per una missione, con lo scopo di provocare una reazione da parte delle forze della difesa costiera nordvietnamita, da usare come pretesto per aprire una guerra più ampia. Rispondendo ad un presunto attacco, e con l'aiuto della vicina portaerei «Ticonderoga», la Maddox distrusse un torpediniere nordvietnamita e ne danneggiò altri due. La Maddox patì solo un danno superficiale, causato da un singolo proiettile di mitragliatrice da 14,5 mm, e si ritirò nelle acque del Vietnam del Sud, dove venne raggiunta dalla «C. Turner Joy».

Il 3 agosto il GVN attaccò nuovamente il Vietnam del Nord: con il favore del buio furono bombardati l'estuario del fiume Rhon e l'installazione radar di Vinh Sonh .

Il 4 agosto venne iniziato un nuovo pattugliamento, finalizzato a intercettare con dispositivi elettronici le comunicazioni nordvietnamite, sul Vietnam del Nord, con la Maddox e la C. Turner Joy. Quest'ultima ricevette dei segnali radar, che vennero in seguito dichiarati come un altro attacco dei nordvietnamiti. Per circa due ore le navi fecero fuoco su bersagli radar e manovrarono vigorosamente in mezzo ad avvistamenti radar e visuali di siluri. In seguito il Capitano John J. Herrick ammise che non si trattò d'altro che di un "addetto radar troppo attento" che "stava udendo il battito dei propulsori della nave stessa".

Il Senato statunitense approvò quindi la «Risoluzione del Golfo del Tonchino» , il 7 agosto 1964, con la quale conferì pieni poteri al Presidente Johnson per aumentare il coinvolgimento Usa nella guerra, "come il Presidente riterrà opportuno". In un messaggio televisivo alla nazione, Johnson sostenne che "la sfida che stiamo affrontando oggi, nel sud-est asiatico, è la stessa che affrontammo con coraggio in Grecia e Turchia, a Berlino e in Corea, in Libano e a Cuba", una lettura pericolosamente errata delle questioni politiche del conflitto vietnamita[senza fonte]. I membri del Consiglio di Sicurezza Nazionale, compresi Robert McNamara, Dean Rusk, e Maxwell Taylor concordarono il 28 novembre 1964 di suggerire che il Presidente Johnson pianificasse l'escalation del bombardamento del Vietnam del Nord in due fasi.

L'8 marzo 1965, 3.500 US Marines divennero la prima forza combattente americana a sbarcare nel Vietnam del Sud, aggiungendosi ai 25.000 consiglieri militari statunitensi che erano già sul posto. Quel giorno, la 9^ Marine Expeditionary Brigade (MEB), composta di 3.500 uomini, dotata di elicotteri, mezzi da sbarco, autocarri e jeep, cannoni, mitragliatrici, mortai e bazooka, sotto il comando del Brigadier Generale Frederick J. Karch prese terra sulla spiaggia di Nam O Beach, lungo il litorale limitrofo alla città portuale di Da Nang nel Vietiam del Sud. La popolazione accolse le prime truppe americane festosamente quel giorno ed i successivi che servirono a completare la testa di ponte, ma il generale comandante era sempre di animo cupo nelle foto. Ad un intervistatore rispose che “Nel caso dovessi rifarla, quella foto sarebbe identica. Quando si ha un figlio in Vietnam, e questi rimane ucciso, non si ha voglia in questo frangente di vedere un generale sorridere con una collana di fiori attorno al collo”. Anche la guerra aerea crebbe d'intensità; il 24 luglio 1965, quattro F-4C Phantom di scorta a un'incursione di bombardamento a Kang Chi vennero fatti bersaglio di missili antiaerei, nel primo attacco di questo tipo contro aeroplani statunitense nel corso della guerra. Un aereo venne abbattuto e gli altri tre furono danneggiati. Quattro giorni dopo Johnson annunciò un altro ordine per incrementare le truppe statunitensi in Vietnam da 75.000 a 125.000. Il giorno dopo, 29 luglio, i primi 4.000 paracadutisti della 101ª Divisione Aviotrasportata arrivarono in Vietnam, atterrando nella Baia di Cam Ranh.

Soldati dell'Navy SEAL impegnati in Vietnam

Quindi il 18 agosto 1965, iniziò l'Operazione Starlite, come fu chiamata la prima grossa battaglia di terra della guerra. 5.500 Marines distrussero una roccaforte Viet Cong sulla penisola di Van Tuong, nella Provincia di Quang Ngai. I Marines ricevettero una soffiata da un disertore Viet Cong, che disse che era stato progettato un attacco contro la base statunitense di Chu Lai. L'NVA apprese dalla loro sconfitta e cercò, da allora in poi, di evitare i combattimenti nello stile degli occidentali.

Il Pentagono disse al Presidente Johnson il 27 novembre 1965 che, se le principali operazioni pianificate per neutralizzare le forze Viet Cong durante l'anno seguente volevano avere successo, il numero di truppe statunitensi necessarie in Vietnam doveva essere aumentato da 120.000 a 400.000. Per la fine del 1965 184.000 soldati statunitensi si trovavano in Vietnam. Nel febbraio 1966 ci fu una riunione tra il comandante della missione USA, capo del Comando Assistenza Militare Vietnam (MACV), il generale William Westmoreland e Johnson a Honolulu. Westmoreland sostenne che la presenza statunitense aveva prevenuto una sconfitta ma che erano necessarie più truppe per poter passare all'offensiva, egli sostenne che un aumento immediato poteva portare a raggiungere il "punto di svolta" nelle perdite di Viet Cong e NVA per gli inizi del 1967. Johnson autorizzò un incremento delle truppe a 429.000 unità per l'agosto 1966.

Il 12 ottobre 1967 Il Segretario di Stato statunitense Dean Rusk dichiarò, nel corso di una conferenza stampa, che le proposte del Congresso degli Stati Uniti per un'iniziativa di pace erano futili, a causa dell'opposizione Nordvietnamita. Johnson tenne quindi una riunione segreta, con un gruppo dei più prestigiosi uomini della nazione ("I Saggi"), il 2 novembre, e chiese loro di suggerire dei modi per riunire il popolo statunitense attorno allo sforzo bellico. Questi conclusero che al popolo statunitense andavano forniti rapporti più ottimistici sul progredire della guerra. Quindi, basandosi sui rapporti che gli vennero consegnati il 13 novembre, Johnson disse alla nazione, il 17 novembre, che mentre molto rimaneva da fare, "stiamo infliggendo perdite più grosse di quelle che subiamo...Stiamo facendo progressi". Facendo seguito a questa dichiarazione, il generale William Westmoreland, il 21 novembre disse ai cronisti: "Io sono assolutamente certo che dove il nemico nel 1965 stava vincendo, oggi sta certamente perdendo". Due mesi dopo, l'offensiva del Têt fece rimpiangere ad entrambi le loro parole.

Forze statunitensi bombardano con del napalm delle posizioni Viet Cong nel 1965.

Il continuo incremento del coinvolgimento militare statunitense avvenne mentre l'amministrazione Johnson e Westmoreland assicuravano ripetutamente il pubblico statunitense che il successivo incremento di truppe avrebbe portato alla vittoria. La fede dell'opinione pubblica nella "luce alla fine del tunnel" venne però frantumata, il 30 gennaio 1968, quando il nemico, apparentemente sull'orlo del collasso, inscenò l'offensiva del Têt (che prendeva il nome dal Tết Nguyên Ðán, l'anno nuovo lunare, che è la più importante festività vietnamita) nel Vietnam del Sud. Durante l'offensiva, quasi tutte le città principali del Vietnam del Sud vennero attaccate. Anche se nessuna di queste offensive conseguì degli obiettivi militari, la sorprendente capacità di un nemico ormai dato per spacciato, di riuscire semplicemente a lanciare una tale offensiva, convinse molti statunitensi che la vittoria era impossibile. Ci fu un crescente sentimento, tra gli statunitensi, che il governo stesse fuorviando il popolo su una guerra priva di un chiaro inizio e di una fine. Quando il generale Westmoreland richiese un ulteriore invio di truppe in Vietnam, Clark Clifford, un membro del gabinetto di Johnson, si schierò contro la guerra.

Dovendo fronteggiare la scarsità di truppe, il 14 ottobre 1968 il Ministero della Difesa degli Stati Uniti annunciò che l'Esercito Statunitense e i Marines, avrebbero rimandato circa 24.000 uomini in Vietnam, per un secondo periodo non volontario. Due settimane più tardi, il 31 ottobre, citando i progressi nei colloqui di pace di Parigi, il presidente Lyndon Johnson annunciò alla sua nazione che aveva ordinato una completa cessazione di "tutti i bombardamenti aerei, navali e di artiglieria sul Vietnam del Nord", effettivo dal 1º novembre. I colloqui di pace alla fine si interruppero, e un anno dopo, il 3 novembre 1969, il Presidente Richard M. Nixon si rivolse alla nazione in una trasmissione radio-televisiva, chiedendo alla "maggioranza silenziosa" di unirsi a lui in solidarietà con lo sforzo bellico in Vietnam e per appoggiare la sua politica.

La credibilità del governo soffrì, quando il New York Times, e successivamente il Washington Post e altri quotidiani, pubblicarono le Carte del Pentagono. Si trattava di uno studio storico segreto sulla guerra, commissionato dal Pentagono, che mostrava come il governo stesse fuorviando l'opinione pubblica statunitense, compreso l'appoggio segreto dato alla Francia nella prima guerra in Vietnam.

Opposizione alla guerra [modifica]

L'opposizione alla guerra su piccola scala iniziò nel 1964 nei campus delle Università. Ciò avvenne durante un periodo senza precedenti di attivismo politico studentesco di sinistra, e con l'arrivo all'età dell'università, della numerosa generazione dei cosiddetti "Baby Boomers". La crescente opposizione alla guerra è attribuibile in parte al più ampio accesso alle informazioni sul conflitto, disponibile agli statunitensi in età universitaria, se confrontato con quello delle generazioni precedenti, soprattutto grazie all'estesa copertura televisiva.

Proteste davanti al Pentagono

Migliaia di giovani statunitensi scelsero la fuga in Canada o in Svezia, piuttosto che rischiare la coscrizione. A quel tempo, solo una frazione di tutti gli uomini in età di leva venivano effettivamente chiamati alle armi; gli uffici del sistema di reclutamento, in ogni località, avevano ampia discrezionalità su chi arruolare e chi dispensare, in quanto non c'erano delle linee guida chiare per l'esonero. Le accuse di ingiustizia portarono all'istituzione di una "lotteria di leva" per l'anno 1970, nella quale, il giorno di nascita di un ragazzo, determinava il rischio relativo di essere arruolato.

Allo scopo di guadagnarsi l'esenzione o il rinvio, molti ragazzi ottennero un rinvio studentesco frequentando l'università, anche se ci dovevano rimanere fino al compimento del 26° compleanno, per essere sicuri di evitare l'arruolamento. Alcuni si sposarono, il che rimase motivo di esenzione per tutto il corso della guerra. Altri trovarono dei dottori accondiscendenti che sostenevano le basi mediche per una esenzione "4F" (inadeguatezza mentale), anche se i medici dell'esercito potevano dare, e davano, un loro giudizio. Altri ancora si unirono alla Guardia Nazionale o entrarono nei Corpi della Pace, come sistema per evitare il Vietnam. Tutte queste questioni sollevarono preoccupazioni sull'imparzialità con cui le persone venivano scelte per un servizio non volontario, in quanto toccava spesso ai poveri o a quelli che non avevano appoggi, di essere arruolati. Ironicamente, alla luce delle moderne questioni politiche, un'esenzione certa veniva data da una convincente dichiarazione di omosessualità, ma in pochi tentarono questa strada, a causa dell'etichettatura che tale dichiarazione comportava.

Gli arruolati stessi iniziarono a protestare, quando il 15 ottobre 1965, l'organizzazione studentesca "Comitato di coordinamento nazionale per la fine della guerra in Vietnam", inscenò la prima manifestazione pubblica negli USA, in cui vennero bruciate le cartoline di leva. La prima "lotteria di leva" negli USA, dalla seconda guerra mondiale, si tenne il 1 dicembre 1969 e fu accolta da grandi proteste e controversie; l'analisi statistica indicò che la metodologia di estrazione svantaggiava involontariamente i ragazzi nati verso la fine dell'anno. [1] La questione venne trattata estesamente in un articolo del New York Times del 4 gennaio 1970 intitolato: "Gli statistici denunciano che la lotteria di leva non è casuale".

Molti di quelli che non ricevettero mai un rinvio o un'esenzione, non prestarono servizio. Questo semplicemente perché il parco degli eleggibili era enorme, se comparato al numero di persone richieste per il servizio, e gli uffici di leva non si ponevano il problema di arruolarli o perché era disponibile una nuova annata di leva (fino al 1969) o perché avevano un numero della lotteria troppo alto (dal 1970 in poi).

La popolazione statunitense si polarizzò attorno alla guerra. Molti sostenitori della guerra ritenevano corretta quella che era conosciuta come la "Teoria del domino", la quale sosteneva che se il Vietnam del Sud cedeva alla guerriglia comunista, altre nazioni, principalmente nel Sud-est Asiatico, sarebbero cadute in rapida successione, come pezzi del domino appunto. I militari critici verso la guerra puntualizzarono che il conflitto era politico e che la missione militare mancava di obiettivi chiari. I critici civili argomentarono che il governo del Vietnam del Sud mancava di legittimazione politica, o che il supporto alla guerra era immorale. George Ball, sottosegretario di stato del Presidente Johnson, fu una delle voci solitarie dell'amministrazione, ammonendo contro la guerra in Vietnam.

Le agghiaccianti immagini di due attivisti pacifisti che si diedero fuoco nel novembre 1965, fornirono un simbolo di quanto fortemente alcune persone ritenessero che la guerra era immorale. Il 2 novembre il trentaduenne quacchero Norman Morrison si diede fuoco davanti al Pentagono e il 9 novembre il ventiduenne cattolico Roger Allen LaPorte fece lo stesso davanti al palazzo delle Nazioni Unite. Entrambe le proteste erano consapevoli imitazioni di proteste simili condotte in precedenza da monaci buddisti nel Vietnam del Sud.

Il crescente movimento pacifista allarmò molti all'interno del governo statunitense. Il 16 agosto 1966 il Comitato della Camera sulle Attività Antiamericane iniziò le indagini sugli americani che erano sospettati di aiutare i Viet Cong, con l'intenzione di introdurre una legislazione che rendesse queste attività illegali. I dimostranti pacifisti interruppero l'incontro e in 50 vennero arrestati.

Il 1° febbraio 1968, un sospetto ufficiale Viet Cong venne giustiziato sommariamente da Nguyen Ngoc Loan, un capo della polizia nazionale sudvietnamita. Loan sparò in testa al sospettato, sulla pubblica piazza, davanti a dei giornalisti. L'esecuzione venne filmata e fotografata e fornì un'altra immagine simbolo che aiutò a far spostare l'opinione pubblica statunitense contro la guerra.

Il 15 ottobre 1969, centinaia di migliaia di persone presero parte alla dimostrazione pacifista a livello nazionale detta "National Moratorium".

Gli USA capirono che il governo sudvietnamita aveva bisogno di una solida base di supporto popolare, se voleva sopravvivere all'insurrezione. Allo scopo di ottenere l´obiettivo di "vincere i cuori e le menti" dei vietnamiti, unità dell'esercito statunitense, indicate come unità per gli "Affari Civili", vennero utilizzate estensivamente, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale.

Queste unità, pur rimanendo armate e sotto diretto controllo militare, si impegnarono in quella che venne definita la "costruzione di una nazione": costruendo (o ricostruendo) scuole, edifici pubblici, strade e altre infrastrutture fisiche; realizzando programmi medici per i civili che non avevano accesso alle strutture mediche; facilitando la cooperazione tra i vari leader civili locali; organizzando corsi di formazione per i civili e attività simili.

Questa politica del cercare di vincere i "cuori e le menti" del popolo vietnamita, comunque, si scontrò spesso con altri aspetti della guerra che servirono ad inimicarsi molti civili. Questi comprendevano l'enfasi sulla "conta dei corpi", come mezzo per misurare il successo militare sul campo di battaglia, il bombardamento di villaggi (simboleggiato dalla famosa frase del giornalista Peter Arnett, "fu necessario distruggere il villaggio, allo scopo di salvarlo"), e l'uccisione di civili in incidenti come il Massacro di My Lai. Nel 1974 il documentario "Hearts and Minds" ("cuori e menti") affrontò questi problemi, e vinse un Premio Oscar al miglior documentario tra notevoli controversie. Anche il governo sudvietnamita si inimicò molti cittadini con la soppressione delle opposizioni politiche, attraverso misure come la detenzione di molti prigionieri politici, e il tenere elezioni presidenziali con un solo candidato nel 1971.

Nonostante le notizie sempre più deprimenti sulla guerra, molti americani continuarono ad appoggiare gli sforzi del Presidente Johnson. A parte la teoria del domino, precedentemente menzionata, era diffuso il sentimento che impedire una conquista del governo filo-occidentale sudvietnaminta, da parte dei comunisti, fosse un obiettivo nobile. Molti americani erano anche preoccupati di "salvare la faccia" in caso di un disimpegno dalla guerra o, come venne successivamente detto da Nixon, "ottenere la pace con onore".

Comunque anche i sentimenti contro la guerra iniziarono a crescere. Molti americani si opposero alla guerra per questioni morali, vedendola come un conflitto distruttivo contro l'indipendenza vietnamita, o come un intervento in una guerra civile straniera; altri la opposero perché sentivano che mancava di obiettivi chiari e appariva come non vincibile. Alcuni attivisti pacifisti erano essi stessi veterani del Vietnam, come evidenziato dall'organizzazione Veterani del Vietnam Contro la Guerra.

Dimostrazione contro la guerra in Vietnam

Molti degli oppositori alla Guerra del Vietnam erano visti all'epoca, e sono visti tuttora, più come sostenitori dei vietnamiti che come contrari alla guerra; il più famoso di questi fu l'attrice Jane Fonda. Molti dei contestatori vennero accusati di "sputare sui soldati del Vietnam" dopo il loro ritorno; comunque, la validità di queste accuse è obiettabile.

Nel 1968, Lyndon Johnson iniziò la sua campagna di rielezione. Un membro del suo stesso partito, Eugene McCarthy, corse contro di lui per la candidatura, con una piattaforma contro la guerra. McCarthy non vinse le iniziali elezioni primarie nel New Hampshire, ma fece sorprendentemente bene contro il Presidente in carica. Il colpo che ne risultò per la campagna di Johnson, preso assieme ad altri fattori, portò il Presidente, in un discorso televisivo del 31 marzo, ad annunciare il suo ritiro dalla corsa elettorale. Sempre nello stesso discorso annunciò anche l'avvio dei colloqui di pace di Parigi con il Vietnam. Quindi, il 4 agosto 1969, il rappresentante statunitense Henry Kissinger e quello nordvietnamita Xuan Thuy iniziarono dei negoziati segreti di pace, nell'appartamento parigino dell'intermediario francese Jean Sainteny. I negoziati comunque fallirono.

Afferrando l'opportunità creata dall'abbandono di Johnson, Robert Kennedy entrò in scena concorrendo alla candidatura, anch'egli con una piattaforma pacifista. Il vice di Johnson, Hubert Humphrey, si candidò invece promettendo di continuare l'appoggio al governo del Vietnam del Sud.

Kennedy venne assassinato in quella stessa estate (morì all'alba del 6 giugno del 1968, al Good Samaritan Hospital), ed Eugene McCarthy non fu in grado di vincere il supporto di cui Humphrey godeva, all'interno dell'élite del partito. Humphrey vinse la candidatura e corse contro Richard Nixon nell'elezione generale. Durante la campagna, si disse che Nixon avesse sostenuto di conoscere un piano segreto per porre fine alla guerra; questo fatto non avvenne mai. Si pensò che ciò fosse accaduto perché, a un certo punto, il suo avversario per la candidatura repubblicana, Gov. George Romney del Michigan, gli chiese: "Dov'è il tuo piano segreto?"

L'opposizione alla guerra del Vietnam in Australia si svolse su linee simili a quelle degli USA, in particolare con l'opposizione alla coscrizione. Mentre il disimpegno australiano iniziò nel 1970 sotto John Gorton, non fu fino all'elezione di Gough Whitlam, nel 1972, che l'arruolamento di leva ebbe fine.

Vietnamizzazione [modifica]

Nixon venne eletto Presidente ed iniziò la sua politica di lento disimpegno dalla guerra. Lo scopo era quello di rafforzare gradualmente l'esercito sudvietnamita, di modo che potesse combattere la guerra da solo. Questa politica divenne la chiave di volta della cosiddetta "Dottrina Nixon", che applicata al Vietnam venne chiamata "Vietnamizzazione". L'obiettivo dichiarato della Vietnamizzazione era di mettere l'esercito sudvietnamita in grado di reggere sempre più, contro l'FLN e l'esercito nordvietnamita; l'obiettivo non dichiarato era che il fardello principale dei combattimenti sarebbe ritornato alle truppe dell'ARVN, diminuendo quindi l'opposizione interna alla guerra, da parte dei cittadini statunitensi.

Durante questo periodo, gli USA condussero un graduale ritiro delle truppe dal Vietnam. Nixon continuò a usare la forza aerea per bombardare il nemico, e i soldati americani continuarono a morire in combattimento. Alla fine dei conti, durante la presidenza di Nixon morirono più soldati americani e vennero sganciate più bombe, che durante quella di Johnson.

Durante l'amministrazione Nixon, vennero comunque fatti molti significativi passi avanti nella guerra. Uno di particolare importanza fu l'indebolimento del supporto che l'esercito nordvietnamita riceveva da Unione Sovietica e Cina. Uno degli scopi principali della politica estera di Nixon fu quello di aprire una breccia nelle relazioni tra le due nazioni, creando un nuovo spirito di cooperazione. Sotto molti aspetti lo scopo venne raggiunto. Cina e URSS erano stati i principali sostenitori dell'esercito del Vietnam del Nord, grazie a un abbondante supporto militare e finanziario. Il desiderio di entrambe le nazioni di migliorare le loro relazioni con gli USA, di fronte a una sempre maggiore divisione nell'alleanza inter-comunista, portò alla riduzione del loro aiuto ai nordvietnamiti.

La moralità della condotta di guerra statunitense continuò ad essere un problema anche sotto la presidenza Nixon. Nel 1969, venne alla luce che il tenente William Calley, un capo plotone in Vietnam, aveva guidato un massacro di civili vietnamiti (compresi bambini) a My Lai un anno prima. Il massacro venne fermato solo dopo che l'equipaggio di un elicottero americano notò la carneficina e intervenne per impedire ai suoi commilitoni di uccidere altre persone. Anche se molti rimasero sconvolti dall'uccisione in massa di My Lai, Calley fu condannato a una pena leggera dopo il suo processo davanti alla corte marziale nel 1970, e venne in seguito graziato da Nixon.

Nel 1970, Nixon ordinò un'incursione militare in Cambogia allo scopo di distruggere i sentieri dell'FLN lungo il confine con il Vietnam del Sud. Questa azione sollecitò ulteriori proteste nei campus delle università americane. Diversi studenti vennero uccisi dai soldati della Guardia Nazionale durante una manifestazione alla Kent State University.

Un effetto dell'incursione fu quello di spingere le forze comuniste più in profondità nella Cambogia, il che destabilizzò la nazione e potrebbe aver incoraggiato la sollevazione dei Khmer Rossi, che presero il potere nel 1975. Lo scopo degli attacchi, comunque, era di riportare i negoziatori nordvietnamiti al tavolo delle trattative, con più flessibilità nelle loro richieste che il governo sudvietnamita venisse rovesciato come parte dell'accordo. Si è anche presunto che le perdite americane e sudvietnamite vennero ridotte dalla distruzione dei rifornimenti militari che i comunisti conservavano in Cambogia.

Veicoli corazzati del tipo M113 in azione

In uno sforzo di alleviare il crescente malcontento sulla guerra, Nixon annunciò, il 12 ottobre 1970 che gli Stati Uniti avrebbero ritirato altri 40.000 uomini prima di Natale. Alla fine dello stesso mese, il 30 ottobre, il peggior monsone degli ultimi sei anni colpì il Vietnam, causando vaste inondazioni, facendo 293 vittime e lasciando senza tetto 200.000 persone, oltre a fermare virtualmente la guerra.

Appoggiati dall'aviazione e dall'artiglieria statunitense, le truppe sudvietnamite invasero il Laos il 13 febbraio 1971. Il 18 agosto dello stesso anno, Australia e Nuova Zelanda decisero di ritirare le loro truppe dal Vietnam. Il numero totale di truppe americane nel Vietnam scese a 196.700 il 29 ottobre 1971, il livello più basso dal gennaio 1966. Il 12 novembre 1971, Nixon fissò il 1º febbraio 1972, come scadenza per rimuovere altre 45.000 unità americane dal Vietnam.

Nelle elezioni del 1972, la guerra fu nuovamente una delle principali questioni politiche negli USA. Un candidato contro la guerra, George McGovern, corse contro il Presidente Nixon. Il Segretario di Stato di Nixon, Henry Kissinger, dichiarò che la "pace era a portata di mano", poco prima che gli elettori si recassero alle urne, sferrando un colpo mortale alla campagna di McGovern, che già aveva affrontato una corsa in salita. Comunque, l'accordo di pace venne firmato nel gennaio 1973 (alcuni giorni doopo il giuramente del Presidente Nixon), portando molti a concludere che l'annuncio di Kissinger non fosse solo uno stratagemma politico. I difensori di Kissinger asserirono che i negoziatori nordvietnamiti avevano utilizzato l'annuncio di Kissinger come un'opportunità di mettere in imbarazzo l'amministrazione Nixon e indebolirla al tavolo delle trattative. L'addetto stampa della Casa Bianca, Ron Zeigler, il 30 novembre 1972 disse ai giornalisti che non ci sarebbero più stati annunci riguardanti il ritiro di truppe americane dal Vietnam, a causa del fatto che il loro livello era sceso sotto le 27.000 unità.
Nel dicembre del 1972, gli USA lanciarono l'operazione Linebacker II al fine di ottenere maggior peso negoziale attraverso una vittoria sul campo. Gli USA cessarono i bombardamenti sul Vietnam del Nord il 30 dicembre 1972.

La minaccia di una campagna di bombardamento delle dighe vietnamite che avrebbe distrutto le scorte di cibo, venne impiegata per indurre le forze del Vietnam del Nord a cedere. I dettagli di questa mossa iniziarono ad affiorare solo molto più tardi.

La fine della guerra [modifica]

Accordi di pace di Parigi

Il 15 gennaio 1973, citando i progressi nei negoziati di pace, Nixon annunciò la sospensione dell'azione offensiva nel Vietnam del Nord, che venne fatta seguire da un ritiro unilaterale delle truppe statunitensi dal Vietnam. Gli accordi di pace di Parigi vennero firmati il 27 gennaio 1973, il che pose ufficialmente fine all'intervento statunitense nel conflitto del Vietnam. Il primo prigioniero di guerra americano venne rilasciato l'11 febbraio e a tutti i soldati statunitensi venne ordinato di andarsene entro il 29 marzo. Contrariamente alle precedenti guerre americane, i soldati di ritorno in genere non vennero trattati come eroi, e i soldati vennero talvolta addirittura condannati per la loro partecipazione alla guerra.

L'accordo di pace non durò.

Anche se Nixon aveva promesso al Vietnam del Sud che avrebbe fornito supporto militare, nel caso di una situazione militare sgretolata, il Congresso votò contro ogni ulteriore sovvenzionamento dell'azione militare nella regione. Nixon stava anche lottando per la sua carriera politica, nel crescente scandalo Watergate. In questo modo, nessuno degli aiuti promessi ai sudvietnamiti era in arrivo. Anche se qualche piccolo aiuto economico continuò ad arrivare, la maggior parte venne incamerato da elementi corrotti del governo sudvietnamita, e poco venne effettivamente impiegato per lo sforzo bellico. Il 94° Congresso, alla fine, votò per un taglio totale di tutti gli aiuti, a partire dall'inizio dell'anno fiscale 1975-76 (1º luglio 1975). Allo stesso tempo gli aiuti al Vietnam del Nord da parte di URSS e Cina iniziarono ad aumentare, in quanto con l'abbandono degli americani, le due nazioni non vedevano più la guerra come importante per le loro relazioni con gli USA. L'equilibrio del potere pendeva decisamente dalla parte del Nord.

All'inizio del 1975 il Nord invase il Sud e consolidò rapidamente il suo controllo sulla nazione. Saigon venne catturata il 30 aprile 1975. L'episodio è detto "Liberazione di Sài Gòn" (espressione usata in Vietnam e nei paesi comunisti) o "Caduta di Sài Gòn" (espressione usata in Occidente). Il Vietnam del Sud fu annesso al Vietnam del Nord il 2 luglio 1976, per formare la Repubblica Socialista del Vietnam. Saigon venne ribattezzata Città Ho Chi Minh, in onore dell'ex Presidente nordvietnamita. Centinaia di sostenitori del governo sudvietnamita vennero arrestati e giustiziati, molti di più vennero imprigionati. Il governo comunista resiste tutt'oggi.

Il 21 gennaio 1977 il presidente statunitense Jimmy Carter graziò praticamente tutti quelli che si erano sottratti alla coscrizione per la guerra del Vietnam.

Vittime [modifica]

Vittime viet cong

Stimare il numero di vittime del conflitto è estremamente difficile. Le registrazioni ufficiali sono difficili da reperire o inesistenti, e molti degli uccisi vennero letteralmente fatti a pezzi dai bombardamenti. Per molti anni i nordvietnamiti soppressero il vero numero delle loro perdite per motivi di propaganda. È altresi difficile dire chi vada contato come "vittima della guerra del Vietnam"; la gente muore ancora oggi a causa degli ordigni inesplosi, in particolare dalle bombe a grappolo. Gli effetti sull'ambiente prodotti dagli agenti chimici e i colossali problemi sociali causati da una nazione devastata, con così tanti morti, hanno sicuramente prodotto la perdita di ulteriori vite. Inoltre, i Khmer Rossi non avrebbero probabilmente preso il potere e commesso i loro massacri, se non ci fosse stata la destabilizzazione causata dalla guerra, in particolare dalle campagne di bombardamenti americani in Cambogia.

La più bassa stima delle vittime, basata su dichiarazioni nordvietnamite che vengono ora scartate dal Vietnam stesso, è di circa 1,5 milioni di vietnamiti uccisi. Il Vietnam ha rilasciato delle cifre, il 3 aprile 1995, che parlano di un milione di combattenti vietnamiti e 4 milioni di civili uccisi durante la guerra. L'accuratezza di queste cifre, in genere non è mai stata contestata. Non è chiaro quanti vietnamiti vennero feriti nel corso del conflitto.

Da parte degli americani, 58.226 vennero uccisi in azione o classificati come dispersi in azione. Altri 153.303 americani vennero feriti, per un totale di 211.529. L'Esercito degli Stati Uniti ebbe la maggior parte delle perdite, con 38.179 morti e 96.802 feriti; il Corpo dei Marines soffrì 14.836 morti e 51.392 feriti; la Marina 2.556 e 4.178; l'Aviazione subì le perdite più basse sia in termini di numeri che di percentuale, con 2.580 uccisi e 931 feriti.

Anche gli alleati degli americani subirono perdite. L'Australia perse quasi 500 uomini ed ebbe 2.400 feriti su un totale di 47.000 soldati dispiegati in Vietnam. La Nuova Zelanda ebbe 38 morti e 187 feriti. La Thailandia ebbe 351 vittime. Le perdite della Corea del Sud furono quantomeno nell'ordine delle centinaia ma, come per le Filippine e in effetti la Thailandia, è difficile individuare cifre accurate per le loro perdite. Anche se il Canada non fu coinvolto nella guerra, decine di migliaia di canadesi si arruolarono nell'esercito statunitense e prestarono servizio in Vietnam. Tra i morti americani ci sono almeno 56 cittadini canadesi.

Nel periodo successivo alla guerra, molti americani pensarono che alcuni dei 2.300 soldati americani elencati come "dispersi in azione", fossero in realtà stati fatti prigionieri dal Vietnam del Nord e trattenuti indefinitamente. "Disperso in azione" è un termine che si applica a soldati il cui status non può essere determinato attraverso una testimonianza oculare della loro morte, o tramite il recupero del corpo. Mentre poche prove credibili sono state fornite per questi fatti, i prigionieri di guerra emaciati (si pensi alla serie di Rambo), continuano a provocare rabbia in molti americani. I vietnamiti elencano oltre 200.000 dispersi, tra i loro soldati, e soldati "dispersi in azione" della prima e seconda guerra mondiale, continuano ad essere disseppelliti in Europa.

Soldato bambino vietnamita armato di lanciagranate di costruzione statunitense

Sia durante che dopo la guerra, si ebbero significative violazioni dei diritti umani. Sia i nord che i sudvietnamiti detenevano molti prigionieri politici, molti dei quali vennero uccisi o torturati. Nel 1970, due membri del Congresso in visita nel Vietnam del Sud, scoprirono l'esistenza delle "gabbie di tigre", che erano piccole celle usate per torturare i prigionieri politici del Vietnam del Sud. Dopo la guerra, le azioni intraprese dai vincitori in Vietnam, compresi plotoni d'esecuzione, torture, campi di concentramento e "rieducazione", portarono all'esodo di centinaia di migliaia di vietnamiti. Molti di questi rifugiati scapparono con barche, facendo nascere il termine "boat people". Queste persone emigrarono verso Hong Kong, Francia, Stati Uniti, Canada, e altre nazioni, creando comunità di espatriati di dimensioni considerevoli, soprattutto negli USA.

Tra le molte vittime della guerra ci furono anche le persone che vivevano nella confinante Cambogia. Circa 600.000 morirono come risultato diretto delle campagne di bombardamento americane. Queste campagne portarono anche molti cambogiani nelle braccia dei Khmer Rossi, nazionalisti e comunisti, che presero il potere e continuarono a massacrare i loro oppositori (reali o presunti). Circa 1,7 milioni di cambogiani vennero assassinati o caddero vittime dell'inedia e delle malattie, prima che il regime venisse rovesciato dalle forze vietnamite nel 1979.

Molti effetti dell'animosità e del rancore generati durante la guerra del Vietnam, sono sentiti ancora oggi, tra coloro che vissero in quell'epoca turbolenta per la storia degli USA e dell'Indocina.

Analisi dell'impatto sugli Stati Uniti [modifica]

La guerra del Vietnam ebbe molte ripercussioni a lungo termine sulla società statunitense e sulla sua politica estera.

In primo luogo, la guerra fu la prima significativa sconfitta militare degli USA. Secondo i soldati della Legione straniera francese, le cause della sconfitta vanno ricercate nel diverso modo di combattere dei soldati vietcong: in primo luogo la maggior capacità di resistenza nella giungla acquitrinosa (erano provvisti di un sacco contenente una mistura di riso, spezie e droga, con cui potevano resistere anche 5 giorni, mentre il soldato americano poteva resistere solo un giorno; in secondo luogo, costruivano massicciate di sassi in cui inserivano cariche esplosive, che abbattevano gli aerei americani di passaggio a bassa quota). Ciò fu molto dannoso per la reputazione degli Stati Uniti di essere la prima superpotenza mondiale, che in precedenza era stata vista come praticamente invincibile. Le massicce perdite americane e la mancanza di una vittoria decisiva crearono anche un grande disgusto dell'opinione pubblica americana nei confronti delle guerre all'estero. In effetti, non fu che fino alla Guerra del Golfo, 18 anni dopo la fine della guerra del Vietnam, che gli Stati Uniti si sarebbero impegnati, con un numero paragonabile di soldati, a combattere in una nazione straniera.

La statua dei tre soldati - parte del Memoriale dei Veterani del Vietnam a Washington DC

Politicamente, la scarsa pianificazione della guerra e l' "assegno in bianco" alla legislazione, portarono il congresso a rivedere il modo in cui gli USA possono dichiarare guerra. A causa del montare della guerra del Vietnam, il Congresso passò la Risoluzione sui poteri di guerra del 1973, che ridusse la capacità del Presidente di impegnare truppe in azione, senza aver prima ottenuto l'approvazione del Congresso.

L'uso del defoliante noto come Agente Arancio, designato a distruggere i rifugi dei Viet Cong, continua a causare molte malattie e difetti alla nascita nei figli, per le persone che furono su entrambi i lati del conflitto.

Dal punto di vista sociale, la guerra fu un periodo chiave per molti giovani americani, specialmente per quelli della generazione del cosiddetto baby boom. Per i dimostranti così come per i soldati, la guerra creò molte opinioni forti a riguardo della politica estera americana e della giustizia della guerra. Come risultato, la guerra del Vietnam fu significativa anche nel mostrare che l'opinione pubblica poteva influenzare la politica del governo, attraverso la mobilitazione e la protesta.

La guerra e le sue conseguenze portarono a una massiccia emigrazione dal Vietnam verso gli Stati Uniti. Questa comprendeva sia i figli di soldati americani e giovani donne sudvietnamite, che i rifugiati vietnamiti, che scapparono subito dopo la presa del potere da parte dei comunisti. Durante l'anno successivo, più di 1 milione di queste persone arrivò negli USA.

Nel 1982 iniziò la costruzione del Memoriale dei Veterani del Vietnam (conosciuto anche come 'Il Muro'). Si trova sul Mall di Washington DC adiacente al Lincoln Memorial. La "statua dei 3 soldati", qui raffigurata, venne aggiunta successivamente.

Aver prestato servizio nella guerra, anche se inizialmente impopolare, divenne presto rispettato, anche se la guerra in sé non lo fu. Aver prestato servizio divenne importante per l'elezione di molti politici americani; ad esempio, fu un fattore nell'elezione di John McCain, un ex prigioniero di guerra del Vietnam, al Senato. Il fatto che i Presidenti Bill Clinton e George W. Bush abbiano evitato il servizio militare in Vietnam fu fonte di controversia durante le loro rispettive campagne elettorali.

Dopo essere entrato in carica, Bill Clinton annunciò il desiderio di sanare le relazioni con il Vietnam. La sua amministrazione tolse le sanzioni economiche sulla nazione nel 1994, e nel maggio 1995 i due stati rinnovarono le relazioni diplomatiche, con gli USA che aprirono un'ambasciata sul suolo vietnamita per la prima volta dal 1975.

Elenchi [modifica]

Principali operazioni militari della guerra del Vietnam con le date di inizio [modifica]

Soldato Sud-vietnamita durante una operazione di rastrellamento in un paese del Vietnam del Sud

Principali battaglie della guerra del Vietnam [modifica]

Principali campagne di bombardamento della guerra del Vietnam [modifica]

Figure di spicco della Guerra del Vietnam [modifica]

Stati Uniti [modifica]

Cambogia [modifica]

Vietnam del Nord [modifica]

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