venerdì 13 agosto 2010

IL FATTO”! IL BANANA ESTRAE DALLA FONDINA LA “PISTOLA FUMANTE”: È VERO CHE FINI NEL 2009, CON ELISABETTA TULLIANI, VISITÒ PIÙ VOLTE UN NEGOZIO DI ARREDAMENTO IN VIA AURELIA, A ROMA, PER L’ACQUISTO DI MOBILI DESTINATI A UNA CASA MONEGASCA? - 2- FINI ORA DOVRÀ SMENTIRE O CONFERMARE. SE LE INDISCREZIONI SULL’ACQUISTO DEI MOBILI, INFATTI, RISULTASSERO VERE, LA PARTITA È DESTINATA ALLA SUA FASE FINALE: LE SPIEGAZIONI SULL’IMMOBILE DI MONTECARLO, RESE DA FINI ALCUNI GIORNI FA - GIÀ IN RITARDO RISPETTO ALLA PUBBLICAZIONE DELLE NOTIZIE - NON RISULTEREBBERO SUFFICIENTI. ANZI img

Antonio Massari per Il Fatto Quotidiano
FINI E TULLIANI AL MARE - CHIFiNI-TULLIANI

"È difficile dialogare mentre qualcuno estrae dalla fondina la "pistola fumante": la prova - presunta, per ora - che l'altro abbia mentito o, quanto meno, omesso dettagli essenziali. I "dettagli" - questa volta - non riguardano la compravendita dell'appartamento monegasco abitato da Giancarlo Tulliani, il cognato di Giancarlo Fini, ma il suo stesso arredamento: il presidente della Camera avrebbe partecipato alla scelta dei mobili.

È questa l'ombra che attraversa - provocandone lo stallo - le prove di dialogo tra le truppe di Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi. In questa partita a scacchi, nel pomeriggio di ieri, il presidente del Consiglio ora scopre di poter mettere all'angolo il suo avversario. Con una semplice domanda: è vero che Fini nel 2009, con sua moglie Elisabetta Tulliani, visitò più volte un negozio di arredamento in via Aurelia, a Roma, per l'acquisto di mobili destinati a una casa monegasca?
fini, tulliani

Ed ecco lo stallo: Fini ora dovrà smentire o confermare. Se le indiscrezioni sull'acquisto dei mobili, infatti, risultassero vere, la partita è destinata alla sua fase finale: le spiegazioni sull'immobile di Montecarlo, rese da Fini alcuni giorni fa - già in ritardo rispetto alla pubblicazione delle notizie - non risulterebbero sufficienti. Anzi.

La storia è nota: la contessa Anna Maria Colleoni, nel 1999, lascia in eredità ad Alleanza nazionale, e a Fini in quanto segretario, una serie di appartamenti e terreni. Tra questi, spicca un immobile di circa 60 metri quadrati, nel principato di Monaco. Alla fine di luglio, iI Giornale, scopre che nell'appartamento appena ristrutturato, abita il cognato di Fini: Giancarlo Tulliani che dice di averla affittata regolarmente.
prima fila fini tulliani fratello

Da chi? La casa è stata venduta da Alleanza nazionale, nel luglio 2008, alla Printemps Ltd, una società anonima, con sede in un paradiso fiscale, nelle isole Antille: Saint Lucia. Pochi mesi dopo - siamo nell'ottobre 2008 - la proprietà passa a una seconda società, la Timara Ltd, che ha sede nella stessa isola e - soprattutto - nello stesso ufficio della Printemps Ltd. Il prezzo pagato - 300mila euro nel primo passaggio, 330mila nel secondo - appare notevolmente inferiore alla sua valutazione di mercato.

Quando i giornali cominciano a chiedere conto della vicenda, Fini replica, in ritardo, con una risposta in otto punti. Restano insolute alcune domande: quanto paga Tulliani per l'affitto? Chi si nasconde dietro le società anonime dei Caraibi? E oggi - se le indiscrezioni fossero fondate - traballerebbe anche il punto centrale della sua auto-difesa.
Fini e Tulliani

"Nel 2008 - dichiara il presidente della Camera - il signor Giancarlo Tulliani mi disse che una società era interessata ad acquistare l'appartamento. L'offerta d'acquisto era superiore al valore stimato (350 mila euro a fronte di 450 milioni di lire) e per questo autorizzai la vendita. La vendita dell'appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 e sulla natura giuridica della società acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla". Fin qui, la ricostruzione della vendita.
GIANCARLO TULLIANI

POI FINI aggiunge: "Qualche tempo dopo ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l'appartamento. La mia sorpresa e il mio disappunto possono essere facilmente intuite". Bene: l'intuizione si capovolge se è vero che Fini, con sua moglie, nel 2009, s'impegnava a scegliere e visionare l'arredamento di casa Tulliani e in particolare di una cucina componibile.

La notizia ieri circolava negli ambienti politici del centrodestra, tanto da spingere un parlamentare, coperto dall'anonimato, a dichiarare: "L'intenzione di abbassare i toni potrebbe anche esserci, ma certamente, se il Giornale o Libero trovassero ancora qualcosa sul conto del presidente della Camera, credo che non esiterebbero a pubblicarla".
CASA TULLIANI A MONTECARLO

E la notizia, appunto , ieri tra i Berluscones circolava: "Fini e sua moglie sono stati visti in un negozio di arredamento mentre sceglievano i mobili". Anche perché, nel negozio di via Aurelia, peraltro vicino alla sua abitazione, il presidente della Camera si sarebbe recato almeno un paio di volte: i testimoni sarebbero quindi parecchi.
FINI-TULLIANI, montecarlo2

É la primavera inoltrata del 2009 quando Elisabetta Tulliani si presenta nel negozio con progettista a seguito. Alcune settimane dopo si sarebbe passati all'elaborazioni dei preventivi. E in queste occasioni, la Tulliani, si sarebbe presentata nel negozio sempre senza il marito. È soltanto dopo che Fini avrebbe accompagnato - e in più occasioni - sua moglie Elisabetta nel negozio per dare un'occhiata ai mobili da acquistare. Il mobilificio è a pochi chilometri dalla abitazione della coppia Fini - Tulliani: i mobili, quindi, potrebbero esser destinati all'appartamento romano.
BIGLIETTO DEL SUPERENALOTTO- TULLIANI-GAUCCI

Le indiscrezioni, però, aggiungono un dettaglio - tutto da verificare - che sembra indirizzare questa vicenda verso il Principato. Erano tempi non sospetti: siamo infatti lontani dalle rivelazioni del Giornale. Eppure, mentre si succedevano le visite della Tulliani prima, e di Fini poi, gli impiegati e gli operai, discutendo tra loro di progetti e preventivi, per menzionare l'affare, avrebbero parlato di mobili destinati alla "casa di Montercarlo".
AIELLO TULLIANI CON ELI

C'è un ulteriore dettaglio - nelle indiscrezioni circolate ieri sulla vicenda - che avvalorerebbe la tesi: per completare l'operazione sarebbe stato necessario contattare un trasportatore pronto a recapitare la merce all'estero.

Ci sono altri due punti oscuri in questa ricostruzione: nel negozio, in nessuna sarebbe stato visto Giancarlo, il fratello di Elisabetta Tulliani. E soprattutto: non è chiaro chi abbia pagato. Sotto il profilo politico, le conseguenze della notizia, diventano almeno tre.

La prima: la palla ritorna nel campo del Presidente della Camera che, ora, dovrà integrare le sue spiegazioni. La seconda: potrebbe arenarsi il tentativo di dialogo tra finiani e Pdl. La terza: se la spiegazione di Fini non dovesse arrivare, o se fosse insoddisfacente, parte dei suoi parlamentari potrebbero iniziare a prenderne le distanze.
montecarlo-tulliani2_b1

Risultato: Berlusconi si rafforza, il tentativo finiano di smarcarsi s'indebolisce, e l'appartamenti monegasco ammobiliato diventa la chiave la chiave di volta d'una maggioranza piena di indagati e condannati. A meno che Fini, con le sue spiegazioni, non riesca a smontare il castello delle accuse.
TULLIANI-MONTECARLO

2 - FINI NON HA MAI COMPRATO NULLA DIRETTAMENTE, CIOÈ, FATTURE E CONFERME D’ORDINE ERANO TUTTE A NOME TULLIANI

Chiocci e Malpica per Il Giornale

Chi ha arredato la casa di Montecarlo, quell’appartamento ereditato da An e finito in affitto a Giancarlo Tulliani dopo esser stato svenduto a una finanziaria off-shore? Abbiamo scoperto che a seguire acquisti e progettazione, in un negozio di mobili della capitale, è stata Elisabetta Tulliani. Accompagnata, in almeno due occasioni, dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. Parliamo del 2009, quando la controversa cessione da An alla Printemps era già cosa fatta. E i lavori di ristrutturazione della casa erano prossimi a iniziare.


Tra le mille segnalazioni a margine dell’inchiesta del Giornale sull’affaire immobiliare monegasco, diverse puntavano nella stessa direzione: a ovest della capitale. Dove ha sede un grande centro arredamenti, uno storico negozio alle porte di Roma. Lì in tanti, anonimi, giuravano di aver visto la terza carica dello Stato insieme alla compagna dietro le vetrine del negozio. Tante «soffiate», niente di più. Sufficienti, però, a indurci a cercare qualche riscontro. tulliani

Al telefono risponde uno degli impiegati. La domanda è secca: «Elisabetta Tulliani o Gianfranco Fini sono tra i vostri clienti?». Qualche secondo di silenzio, poi: «No, guardi, niente da dire». Insistiamo: «Quindi smentite?». «Eh, no, non smentiamo, non confermiamo, niente da dire». Qualche ora dopo riproviamo. Stavolta almeno la voce ha un nome, «sono Davide Russo, sì, lavoro qui, dica». Replichiamo la domanda, e la prima risposta è la stessa. «Non abbiamo niente da dire, ci dispiace».

Poi dopo una pausa arriva un distinguo: «Guardi, la nostra azienda non ha fatto consegne o spedizioni per conto di Fini a Montecarlo». Vero che da giorni non si parla d’altro, ma la giustificazione preventiva suona curiosa e porta a galla un’altra domanda: «Niente spedizioni vuol dire che invece Fini o la sua compagna hanno fatto acquisti da voi?». Silenzio, di nuovo. «Ci dispiace, nulla da dire». La titolare è in vacanza, non reperibile. I dipendenti abbottonatissimi. E la «pista del mobilio» sembra destinata a restare chiusa in un cassetto, almeno il negozio è adatto allo scopo. fini, tullianiFINI


E invece, a sorpresa, il giorno dopo qualcuno ci contatta. Si presenta con nome e cognome, dice che è un ex impiegato, proprio di quel negozio, ha una storia da raccontare, chiede di mantenere l’anonimato, ma assicura: «Sono pronto a confermare con chiunque tutto quello che so, e che so perché ho visto». Ci chiede di incontrarlo, ma prima del rendez-vous la riunione si allarga. Perché anche un altro ex dipendente dello stesso negozio si fa avanti per dire la sua. Due versioni, manco a dirlo, che raccontano la stessa storia. E aprono nuovi dubbi su quanto Gianfranco Fini ha detto riguardo all’affaire della casa di Montecarlo. Ecco cosa i due testimoni dicono di aver visto.

FINI,
«Era marzo del 2009 - racconta il primo - quando per la prima volta notai quella cliente, nel negozio, una bella signora, ma non la riconobbi». «Io sì, era Elisabetta Tulliani», interviene il secondo. Che spiega come «non era una novità vederla. I Tulliani sono vecchi clienti dell’azienda. Negli anni ’90, vennero a fare acquisti anche con l’ex fidanzato della signorina, Luciano Gaucci».

«Poco dopo quella prima volta, le visite cominciarono a farsi frequenti - spiegano - ed Elisabetta, credo tra aprile e maggio, venne in negozio più volte: da sola, con la scorta e la bimba, con i genitori. Fece una serie di preventivi per una casa. E a quel punto l’azienda cominciò a mettersi in moto per trovare uno spedizioniere disposto a curare un trasporto, delicato e riservato, a Montecarlo. Questo perché c’erano da mandare su non solo i mobili da comprare, ma anche materiali, come maioliche e altro, a quanto si diceva destinati a una ristrutturazione della casa da arredare». Le telefonate per trovare un trasportatore furono «diverse», raccontano i due ex impiegati del centro arredi, che rimarcano come «si parlava apertamente di una casa di Tulliani a Montecarlo, non era un segreto di Stato, lì in azienda».

finifini

E poi? «Un bel giorno, forse un sabato - continuano - su una Smart nera arriva lui. Gianfranco Fini, in jeans e giubbotto avion, insieme a Elisabetta». Non passa inosservato. «Ovviamente c’è chi gli ha chiesto l’autografo, chi voleva stringergli la mano», spiegano i due ex dipendenti. In quell’occasione il presidente della Camera e la compagna «parlarono con la proprietaria», raccontano, «ma poi uno degli arredatori che collaboravano col negozio fece, per loro, il progetto di una cucina, tra l’altro mi sembra che Fini nell’occasione gli autografò anche un libro, e di certo si è parlato abbastanza apertamente del fatto che quella cucina doveva andare fuori, doveva andare nella residenza all’estero, quella dei preventivi di cui abbiamo detto».

«Per tutti - proseguono - la percezione era che questi mobili, questi lavori erano per casa loro, e che questa casa era all’estero. Tant’è che le richieste, le telefonate per la spedizione, venivano apertamente motivate per “la casa di Fini a Montecarlo”. Va detto che Fini non ha mai comprato nulla direttamente, cioè, fatture e conferme d’ordine erano tutte a nome Tulliani». vElisabetta Tulliani e il fratello Giancarlo da Chifini, tulliani


Ci fu anche un problema, «un attrito», raccontano i due, «relativo al prezzo degli elettrodomestici per la cucina, prezzo che non andava bene alla coppia, e ci fu un rallentamento della trattativa». Dopo quella visita, tornò un po’ di volte la Tulliani da sola, per la progettazione di altri ambienti. «Veniva con le piantine, e un paio di volte con un tipo che forse era il suo architetto personale», spiegano ancora gli ex dipendenti.


E Fini? «Tornò anche lui, io almeno l’ho visto un’altra volta», spiega uno dei due. «Anche io mi ricordo bene una seconda visita, ma credo sia venuto anche in altre occasioni», conferma l’altro: «Quella che ricordo io penso sia stata nel giorno in cui discussero con la proprietaria la chiusura della trattativa, l’acquisto, insomma».

Sul periodo della seconda visita i due testimoni oculari non sono del tutto concordi. Per il primo era «estate-autunno», per il secondo «ottobre-novembre», sempre nel 2009. «Di certo ricordiamo bene che le telefonate agli spedizionieri erano di questo tenore: “C’è da fare una spedizione molto delicata a Montecarlo per la terza carica dello Stato”».

fini by vincin
Il problema era sentito, tanto che, raccontano i due, «spesso anche agli autisti di Tir di grandi aziende, con cui c’era rapporto di fiducia, venivano fatte interviste per sapere se erano disponibili a fare quel trasporto». A Montecarlo? «Sicuramente all’estero. Senza dubbi. Ma in azienda tutti parlavano di Montecarlo. Onestamente non era un segreto, e se lo era lo sapevamo in tanti, comunque. Per capirci, bisognava trovare anche delle squadre di montaggio esperte, non solo portare i mobili. Perché per esempio ci risulta che montando la cucina, rispetto al progetto, emersero delle piccole difformità», rivelano i due ex dipendenti del negozio. Che ricordano come non fu solo la cucina a viaggiare, insieme ai materiali per la ristrutturazione: «Comprarono altri mobili. Certamente delle porte scorrevoli, molto costose e particolari, fatte su misura». E Giancarlo Tulliani? «Mai visto», rispondono in coro. Sorpresa. Il disappunto, invece, può attendere.

by dagospia

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