In bancarotta c'è soltanto la Grecia? Non proprio. Basta dare un'occhiata all'ultimo rapporto McKinsey Global Institute
nel quale, nero su bianco, vengono scritte le cifre che dimostrano come
tutto il mondo sia a rischio default. Si parte da una cifra: l'indebitamento globale ha sfondato il tetto dei 200 trilioni di dollari (per inciso e per chi non lo ricordasse, un trilione equivale a mille miliardi). Cifre folli, insostenibili, come ricorda Il Giorno una cifra tre volte più alta rispetto alla ricchezza prodotta.
Politiche monetarie - Il rapporto è intitolato Debt and (not much) Deleveraging, ovvero (Deleveraging) il processo di riduzione delle posizioni debitorie da parte di famiglie, istituzioni finanziarie e Stati. I dati, insomma, riguardano ogni tipo di debito: privato, pubblico e imprenditoriale. In meno di otto anni, dal 2007 ad oggi, questo debito globale è aumentato esponenzialmente, di 57mila miliardi di dollari, pari a 17 unti percentuali di Pil globale. La metà di questo debito è pubblico, ed è dovuto alle politiche monetarie ultraespansive e ai tassi tendenti allo zero con cui la Banche centrali hanno retto la finanza in tempo di crisi. Contribuiscono, inoltre, i tre Quantitative easing della Bce di Mario Draghi: altro debito per quasi quattro trilioni di dollari.
Retromarcia della Fed - Il prezzo da pagare è alto: la liquidità è troppa, tanto che ora la Fed, la Banca centrale americana guidata da Janet Yellen, ha deciso di invertire la rotta, prevedendo una riduzione della massa monetaria e un aumento dell'inflazione dei tassi. Una situazione malsana, a detta degli esperti. Il Paese più indebitato, oggi, è la Cina, dove il rapporto debito-Pil è al 283% (molto più rispetto alla disastrata Grecia). A differenza di Atene, però, il debito cinese è sostenibile, il Dragone può ripagare i creditori (la Grecia invece no, proprio come accadde qualche anno fa all'Argentina).
E negli Usa... - Ci sono poi altri dati contenuti nel rapporto McKinsey che preoccupano. Uno su tutti: nel 2000 un indebitamento pro-capite negli Stati Uniti di 2,4 dollari consentiva una crescita pari a 1 punto di Pil; oggi per un'analoga crescita ce ne vogliono 4,6. Significa che la ripresa Usa ha portato a un riassorbimento della disoccupazione, ma non all'aumento dei salari, e pure i consumi ne hanno risentito.
I consigli - Nel suo rapporto, infine, McKinsey offre qualche consiglio. "Nuovi approcci per gestire e monitorare il debito - scrive -. Questo include innovazioni nei mutui e in altri contratti per condividere in maniera più efficiente i rischi. Regole più chiare nella ristrutturazione dei debiti. Eliminazione della tassazione che incentiva l'indebitamento". Il colosso aggiunge: "Il debito rimane una strumento essenziale per finanziare la crescita economica. Ciò che deve essere migliorato sono le modalità con cui questo debito è creato, utilizzato, monitorato e scaricato". E in questo contesto, se la Cina crollasse, il globo rischierebbe di fare altrettanto.
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/11812597/Il-debito-mondiale-oltre-200-trilioni.html
Politiche monetarie - Il rapporto è intitolato Debt and (not much) Deleveraging, ovvero (Deleveraging) il processo di riduzione delle posizioni debitorie da parte di famiglie, istituzioni finanziarie e Stati. I dati, insomma, riguardano ogni tipo di debito: privato, pubblico e imprenditoriale. In meno di otto anni, dal 2007 ad oggi, questo debito globale è aumentato esponenzialmente, di 57mila miliardi di dollari, pari a 17 unti percentuali di Pil globale. La metà di questo debito è pubblico, ed è dovuto alle politiche monetarie ultraespansive e ai tassi tendenti allo zero con cui la Banche centrali hanno retto la finanza in tempo di crisi. Contribuiscono, inoltre, i tre Quantitative easing della Bce di Mario Draghi: altro debito per quasi quattro trilioni di dollari.
Retromarcia della Fed - Il prezzo da pagare è alto: la liquidità è troppa, tanto che ora la Fed, la Banca centrale americana guidata da Janet Yellen, ha deciso di invertire la rotta, prevedendo una riduzione della massa monetaria e un aumento dell'inflazione dei tassi. Una situazione malsana, a detta degli esperti. Il Paese più indebitato, oggi, è la Cina, dove il rapporto debito-Pil è al 283% (molto più rispetto alla disastrata Grecia). A differenza di Atene, però, il debito cinese è sostenibile, il Dragone può ripagare i creditori (la Grecia invece no, proprio come accadde qualche anno fa all'Argentina).
E negli Usa... - Ci sono poi altri dati contenuti nel rapporto McKinsey che preoccupano. Uno su tutti: nel 2000 un indebitamento pro-capite negli Stati Uniti di 2,4 dollari consentiva una crescita pari a 1 punto di Pil; oggi per un'analoga crescita ce ne vogliono 4,6. Significa che la ripresa Usa ha portato a un riassorbimento della disoccupazione, ma non all'aumento dei salari, e pure i consumi ne hanno risentito.
I consigli - Nel suo rapporto, infine, McKinsey offre qualche consiglio. "Nuovi approcci per gestire e monitorare il debito - scrive -. Questo include innovazioni nei mutui e in altri contratti per condividere in maniera più efficiente i rischi. Regole più chiare nella ristrutturazione dei debiti. Eliminazione della tassazione che incentiva l'indebitamento". Il colosso aggiunge: "Il debito rimane una strumento essenziale per finanziare la crescita economica. Ciò che deve essere migliorato sono le modalità con cui questo debito è creato, utilizzato, monitorato e scaricato". E in questo contesto, se la Cina crollasse, il globo rischierebbe di fare altrettanto.
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/11812597/Il-debito-mondiale-oltre-200-trilioni.html
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