Wolfgang Münchau per http://www.ft.com/
Questo
fine settimana le certezze che molti di noi avevano sono miseramente
naufragate. I creditori hanno costretto Alexis Tsipras a subire una
sconfitta imbarazzante, imponendo alla Grecia un duro programma di
riforme.
Ma
l’effetto più sconcertante di questo braccio di ferro politico e
finanziario è la fine dell’eurozona così come la conoscevamo finora: i
creditori, infatti, hanno demolito l’idea che l’unione monetaria fosse
un passo verso l’unione politica.
Si
tratta di un gesto che riesuma le lotte nazionali per il potere
sull’Europa tipiche del diciannovesimo e della prima parte del ventesimo
secolo. L’eurozona è stata degradata a un sistema monetario malato, i
cui pilastri sono il tasso di cambio fisso e una moneta unica creata per
favorire gli interessi tedeschi. La colla del sistema è la prospettiva
di un annientamento totale per tutti quei paesi che oseranno opporsi dal
pensiero dominante. L’unico elemento positivo emerso dallo scorso
week-end è la brutale onestà di chi sta preparando questo cambio di
regime.
La
novità non è stata la capitolazione di Atene, ma il fatto che la
Germania abbia formalmente offerto a un paese membro di uscire
dall’euro. L’accordo a cui si è arrivati ieri non ha affatto escluso
l’ipotesi Grexit, anzi, lo spettro si ripresenterà al prossimo incidente
politico e le cose che possono andare storte sono ancora molte, sia in
Grecia che in altri stati europei. Ora ogni nazione che in futuro
sfiderà l’ortodossia economica tedesca andrà in contro agli stessi
problemi della Grecia.
Cosa
dovrebbe fare adesso Atene? Dimenticate per un attimo il dibattito
economico degli ultimi mesi sull’austerity e sulle riforme strutturali e
ponetevi questa semplice domanda: pensate davvero che un programma di
riforme imposto con minacce politiche, che in più è stato appena
bocciato da un referendum, possa funzionare?
Anche
le implicazioni per il resto della zona euro sono quantomeno
problematiche. Presto ci chiederemo se questa nuova eurozona, che tiene
sotto scacco i più deboli, sia davvero sostenibile.
Fino
ad ora il vero deterrente contro ogni defezione era l’impegno politico
dei paesi membri. Se chiedete agli italiani perché si trovano
nell’eurozona, pochi di loro vi diranno per i benefici economici: gli
italiani vogliono fare parte del più ambizioso progetto di integrazione
europea mai intrapreso fino ad oggi.
alexis tsipras
Ma
se togliete da questo progetto le aspirazioni politiche, la risposta
potrebbe cambiare. Da un punto di vista puramente economico l’euro ha
funzionato molto bene per la Germania e abbastanza bene per Olanda e
Austria, nonostante abbia provocato un po’ di instabilità finanziaria in
entrambe.
Ma
per l’Italia l’euro si è rivelato un disastro economico senza alcuna
attenuante: la produttività del paese è rimasta virtualmente ferma fin
da quando la moneta unica ha iniziato a circolare nel 1999. Se pensate
che la colpa sia da attribuire alla mancanza di riforme strutturali,
allora come mai l’Italia era riuscita a crescere abbastanza bene proprio
fino a al 1999? Siamo sicuri che la maggior parte degli italiani
continuerà a difendere la moneta unica nei prossimi tre anni?
pier carlo padoan, pierre moscovici e michel sapin 4193e149
L’euro
non ha funzionato nemmeno in Finlandia, nonostante sia considerata la
campionessa del mondo delle riforme strutturali, la sua economia è
naufragata dopo che Nokia ha perso il treno per restare tra i produttori
di cellulari migliori del mondo.
Non
è nemmeno chiaro se l’euro sia sostenibile per Spagna e Portogallo. La
Francia, invece, era partita bene durante il primo periodo di unione
monetaria, ma negli ultimi anni anche lei deve fare fronte a un
inesorabile deficit nei conti pubblici. Insomma, non è solo la Grecia il
problema dell’eurozona.
Se
si spoglia l’eurozona delle ambizioni di unione politica e economica,
ne rimane solo un progetto utilitaristico in cui gli stati membri
peseranno freddamente i costi e i benefici, esattamente come sta facendo
la Gran Bretagna in vista del referendum per rimanere nell’Unione
Europea.
In
un sistema di questo genere qualcuno, ad un certo punto, potrebbe
rendersi conto che il gioco non vale la candela. E non ci sarà più
nemmeno la volontà politica di andare avanti e salvare il sistema.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/quarto-reich-finanziario-ma-quale-unione-politica-euro-gabbia-104870.htm
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