Michelangelo Borrillo per il “Corriere della Sera”
Porti,
aeroporti, ferrovie e autostrade da una parte. Telefoni e reti
elettriche dall’altra. Tutto in vendita. Da ieri sulle principali
infrastrutture pubbliche e società di servizi greche campeggia un
immenso cartello «vendesi». Perché l’accordo siglato a Bruxelles impone
alla Grecia di ripagare — almeno in parte — il programma Esm (il
meccanismo europeo di stabilità o Fondo salva Stati europeo) da 82
miliardi con i proventi delle privatizzazioni.
L’accordo
prevede, infatti, che vengano trasferiti asset per un totale di 50
miliardi in un fondo indipendente che cercherà di monetizzarli con la
vendita. Una sorta di ipoteca in beni dello Stato sull’ulteriore
prestito che la Grecia ha ottenuto un passo prima del baratro. Evitato
proprio grazie al salvagente che la vendita dei beni pubblici può
rappresentare.
L’ipoteca
messa da Berlino è la vera novità del nuovo piano di privatizzazioni
greche. Perché la decisione di mettere in vendita infrastrutture e
utilities non è di ieri ma risale al 2010. Anche allora si puntava a
raggiungere quota 50 miliardi in tre anni, ma non si è andati oltre i
7-8 in un lustro.
la cina si compra il porto del pireo
Analizzando
nel dettaglio gli asset in vendita, il piatto forte — e più ambito — è
rappresentato dai porti del Pireo e di Salonicco. Sullo scalo di Atene
hanno messo da tempo gli occhi (e non solo, avendo già due moli in
gestione per 35 anni) i cinesi di Cosco perché l’approdo ateniese è
perfetto per indirizzare verso il cuore dell’Europa i traffici del
Canale di Suez, prossimo al raddoppio.
Per
questo, però, il Pireo — in coppia con Salonicco — fa gola anche a un
altro colosso mondiale: la danese Maersk. Altrettanto appetibili sono i
14 aeroporti regionali — in gran parte nelle grandi isole turistiche — e
il vecchio aeroporto Hellinikon di Atene; ai primi è interessata la
Fraport di Francoforte, al secondo il fondo del Qatar per costruirvi
hotel di lusso.
tsipras e la merkel xxx028049a ATENE PIAZZA SYNTAGMA
Alla
lista di aspiranti compratori cinesi, danesi, tedeschi e qatarini si
aggiungono anche altri nuovi ricchi — i russi — sul fronte ferroviario.
Dopo l’interesse mostrato in passato per la società ferroviarie TrainOSE
e Rosco, la Russian Railways avrebbe ribadito anche nelle ultime ore la
disponibilità a investire nelle linee ferrate greche. E c’è da giurare
che anche il collegamento stradale dal porto di Igoumenitsa al confine
greco-turco — l’autostrada Egnatia Odos di 670 chilometri — che taglia
longitudinalmente la Grecia farà gola a chi è interessato ai grandi
corridoi di traffici europei.
Il
cartello «vendesi» non è esposto soltanto sulle infrastrutture ma anche
su alcune aziende statali di servizi greche. Non tutte quelle
inizialmente previste, però. Se da una parte, infatti, nella lista delle
società in vendita c’è la Admie, la compagnia di distribuzione
dell’energia elettrica, dall’altra non c’è la società elettrica Public
Power company. E se c’è la Ote, società di telefonia greca la cui
maggioranza è già in mano a Deutsche Telekom, non c’è la Hellenic
petroleum. Non ci sono, infine, le banche, essendo private. Ma con la
crisi che le sta investendo è facile ipotizzare che possano presto
diventare un facile boccone.
via ermou atene4
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/gran-bazar-grecia-accordo-troika-impone-ad-atene-dare-via-104862.htm
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