Alessandra Puato per “CorrierEconomia - il Corriere della Sera”
A
vanti tutta verso la Germania? Può essere questa la direzione di
Claudio Costamagna, nominato presidente di Cassa depositi e prestiti
venerdì 10, e Fabio Gallia, designato amministratore delegato (la nomina
è attesa oggi), se Telecom e la banda larga saranno nei loro pensieri. È
stato Andrea Guerra, consigliere del premier Matteo Renzi e artefice
del ribaltone ai vertici della Cdp, a sottolinearlo: Kfw e Cdc, le
omologhe tedesche e francesi di Cdp, hanno partecipazioni nelle aziende
di telefonia. L’una ha quote in Deutsche Telekom (il 17,5%) e l’altra in
Orange, attraverso la sua partecipata Bpi - Banque publique
d’investissement.
KFW - Kreditanstalt fUr Wiederaufbau
Che
però, in verità, sta alleggerendo il peso: in ottobre ha annunciato la
discesa all’11,4% in Orange, dopo averne ceduto l’1,9%, e lo scorso
aprile ha detto che ne avrebbe venduto un altro 3% per le troppe perdite
in Borsa del titolo. Del resto già nel 2012, quando la Caisse registrò
una clamorosa perdita di 458 milioni contro l’utile di 206 dell’anno
precedente, l’ex France Telecom aveva affondato i conti di Cdc, che fu
costretta a svalutare la partecipazione per un miliardo.
Se
dunque è l’ingresso in Telecom la partita che la Cdp di Guerra e Renzi
vorrà giocare (con aumento di capitale, magari apportando Metroweb? C’è
chi lo ipotizza, nell’industria di settore) è a queste due Casse, questi
due forzieri pubblici stranieri che si dovrà guardare. Berlino in
testa. E a ben leggere la loro ripartizione del patrimonio, si scopre
che sono più stataliste di noi.
I PATRIMONI
Ulrich Schroder PRESIDENTE KFW
La
tedesca Kfw — cioè la Kreditanstalt für Wiederaufbaue , la Banca della
ricostruzione, nata nel Dopoguerra per ridare fiato all’industria — ha
investimenti privati per il 74% dei propri asset (i beni, dato 2014): è
il quintuplo della Cdp che si ferma al 15% (nel 2014). Anche la francese
Cdc — cioé la Caisse des Dépots , nata nel 1826 con Napoleone per dare
infrastrutture al Paese — non scherza con il 66% (dato al 2013), il
quadruplo della Cassa depositi italiana, nata nel 1850 dopo la prima
guerra d’Indipendenza.
Le
cifre sono contenute in un libro in uscita — Caselli, Corbetta, Vecchi,
«Public Private Partnerships for Infrastructure and Business
Development» — dell’osservatorio Mp3 dell’Università Bocconi. Agli
investimenti pubblici la Cdc francese destina il 14% e la Kfw tedesca il
16%, a fronte del 15% italiano: allineati. La differenza la fa la voce
«liquidità» che per l’Italia vale il 52%, per la Francia il 3%, per la
Germania zero. E la raccolta. Se infatti la Cdp è finanziata per i tre
quarti dal risparmio postale e per il resto da obbligazioni, la Kfw lo è
per il 90% da bond emessi sul mercato e garantiti dallo Stato (il resto
è finanziamento pubblico diretto, con linea di credito a tassi
favorevoli): il modello più di mercato.
Invece
la Cdc guidata dall’amministratore delegato Pierre René Lemas è quella
che ricorre meno al mercato, notano gli autori dello studio, perché si
finanzia come una compagnia d’assicurazione. Metà dei finanziamenti
viene infatti da riserve tecniche accumulate, «il resto è un mix di bond
e finanziamenti ottenuti dalle banche, provenienti però da depositi
bancari appositi che i risparmiatori aprono con condizioni agevolate»,
dice Stefano Caselli, prorettore della Bocconi. Insomma i finanziamenti
vengono dalle banche, ma non seguono le regole di mercato.
È
Berlino dunque il modello più chiaro, opposto per ripartizione delle
attività all’italiano. Ma la grande quota di partecipazioni private
della Kfw guidata da Ulrich Schröder non deve trarre in inganno, perché
si tratta perlopiù di piccole e medie imprese. «Da sempre la Kfw ha
tanti investimenti privati per sostenere Pmi ed export — dice Caselli —.
Non è il forziere delle partecipazioni della Germania.
MERKEL SCHAEUBLE
Lo
spazio di crescita di Cdp, i cui vertici precedenti hanno lavorato
molto bene (il presidente Franco Bassanini e l’amministratore delegato
Giovanni Gorno Tempini che venerdì scorso ha ringraziato i dipendenti,
ndr. ) c’è se darà finanza per le aggregazioni e lo sviluppo
internazionale delle aziende. Ma se usa la liquidità per fare la
holding, l’effetto è incerto».
Se,
insomma, assumiamo che la stella polare per Cdp e le politiche
nazionali di sviluppo sia la Germania, l’intervento in Telecom rischia
d’essere eccentrico. Anche perché per l’Italia sarebbe un retrocedere
storico: nel gruppo telefonico, lo Stato c’era in passato ed è uscito.
Sarebbe un ritorno dall’esito incerto per Cdp, la cui redditività è
stata finora elevata.
«Un’operazione
rischiosa per il Paese che ne è uscito bruciando tanti soldi — commenta
una fonte finanziaria autorevole —. Telecom ha un problema
patrimoniale, chi vi entra deve immettere denaro». «Ogni Cassa è frutto
della storia del suo Paese, non c’è un modello migliore e facilmente
replicabile — nota Caselli —. La Cdp si basa sul risparmio, un valore di
tradizione italiana che va preservato». Inoltre Cdp è cresciuta più
delle altre due. Nel 2012-2014 le sue attività sono salite del 15%,
contro il calo del 4% della Kfw e la stabilità di Cdc.
EXPORT E FERROVIE
franco bassanini
Il
sostegno all’export è uno dei temi che il nuovo tandem al vertice di
Cdp dovrà affrontare, con il polo dell’internazionalizzazione che ora
potrebbe essere costruito intorno a Sace. L’altra è il ruolo del Fondo
strategico (che si sta sempre più orientando verso l’attività di fondo
sovrano) e un’altra ancora quello del Fondo italiano d’investimento e in
particolare dei suoi due nuovi fondi, quello per il venture capital e
quello dei minibond. C’è infine F2i dove una Cdp più centrata sulle
infrastrutture potrebbe voler crescere, in vista della privatizzazione
di Ferrovie che deve decidere a chi conferire la propria rete di binari.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/mani-cassa-germania-kfw-omologa-cdp-ha-75-104830.htm
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