Elisa Calessi per Libero
La barca si trovava a Ponza. Ed è vero. C'era lui e c'era Giampaolo Tarantini, l'imprenditore al centro delle indagini pugliesi. «Anche se non lo ricordo e ripeto che non conosco per nulla quella persona». Massimo D'Alema non si nasconde dietro a un "no comment". Accetta di parlare con Libero. In una chiacchierata a tutto campo, racconta l'episodio che ieri il nostro giornale ha rivelato. E poi la cena elettorale al ristorante La Pignata, le indagini in Puglia, il Pd, la questione morale.
DALEMA-FRANCESCHINIOnorevole D'Alema, è stato in barca con Gianpaolo Tarantini o no?
«Ho ricostruito quella vicenda. Questa mattina mi ha telefonato un mio conoscente barese che fa l'imprenditore e mi ha confermato che, effettivamente, due anni fa ci incontrammo a Ponza».
Quindi non a Capri, ma a Ponza. E c'era anche Tarantini?
«Era tra i suoi ospiti, sì. Tuttavia non me lo ricordo. Ma non ho motivo di dubitare di quanto sostiene questa persona».
Ma come andò l'incontro? Come mai lei era Ponza, come ci arrivò?
«Ero in gita, era un week end di luglio. Ci andai con la mia barca. E lì incontrai questo imprenditore che mi invitò sulla sua barca dove aveva diversi ospiti. E tra questi, mi ha detto, c'era anche Tarantini. Nella vita di un politico capita di incontrare migliaia di persone. Accade di essere ospiti di un amico che a sua volta ha altri ospiti. Ma non ho mai avuto rapporti con Tarantini. Posso dire che ci siamo incrociati, come succede normalmente con migliaia di persone. Di quei giorni ricordo che andai a cena con il sindaco di Ponza, ecco».
Ma Tarantini non c'era.
«Quel gruppo era nello stesso locale, ma non con noi. Tutto è questo è curioso. Vorrei ricordare che il Tarantini all'epoca non era un ricercato. Era un normale cittadino con cui si potevano avere normali relazioni».
Ricorda se sulla barca, insieme a lei, c'erano altri politici?
«Non mi pare. Io ero con mia moglie e altri miei familiari».
E le fu presentato Tarantini? Ci scambiò qualche parola?
«Non mi ricordo. Probabilmente mi avranno detto: "Ecco il dottor Tarantini". E io avrò risposto: "Piacere". Può capitare che mi presentino tante persone».
Tarantini, però, non la pensa così. Ha detto che, se glielo chiederanno i giudici, fornirà tutte le «indicazioni utili» riguardo alla vostra conoscenza. Cosa gli risponde?
«Nessuno più di me ha interesse che la magistratura faccia chiarezza su ogni aspetto delle vicende di cui si parla, perché sono fiducioso che, alla fine, si diraderanno i polveroni ed emergeranno verità e responsabilità».
A parte la barca, vi siete incontrati alcuni mesi dopo alla famosa cena elettorale al ristorante La Pignata. Lei ha detto di essere arrivato tardi e di essersene andato subito, dopo un breve intervento. Secondo il ristoratore, Franco Vincenti, invece, sentito da Panorama, lei non solo è rimasto per tutta la cena, ma era seduto proprio accanto a Tarantini. Chi mente?
«Io oggi leggo, sul Corriere della Sera, che un imprenditore, Vito Ladisa, dice che era presente a quella cena, se ne andò alle undici e io non ero ancora arrivato».
Il proprietario de La Pignata, però, ha un altro ricordo.
«Cosa ho fatto quella sera l'ho chiarito e spiegato. Arrivai tardissimo, feci un saluto e me ne andai perché avevo un altro impegno elettorale. C'erano ottanta persone, non era quel che si definisce una cenetta intima. Dunque non ricordo chi ci fosse. Sono cose normali in campagna elettorale...».
Ma Tarantini non era un ospite qualunque. Pare l'avesse organizzata proprio lui. È possibile che lei sia andato a una cena, sia pure elettorale, senza interessarsi di chi l'avesse organizzata?
«Sì è possibile. Accade normalmente. Le campagne elettorali sono così, un appuntamento dopo l'altro. Inoltre, in quella tornata elettorale (politiche 2008), non c'era il voto di preferenza. Gli incontri non erano preparati da qualche comitato di "amici per D'Alema". Erano tutti organizzati dal Pd. Andavo, salutavo, me ne andavo. Forse dovevo fare, prima, delle indagini?».
Magari lei no, ma chi aveva invitato lei forse sì.
«Forse c'è stata una certa imprudenza. Però parliamoci chiaro: non è che questo signore fosse indagato. Non era una cena con la criminalità organizzata. Tarantini era un imprenditore. Tutto questo non lo si può considerare con il senno del poi. Ma se sono stati imprudenti gli organizzatori di una cena, che dire di un presidente del Consiglio che Tarantini lo ha invitato a casa sua con una trentina di ragazze per diciotto volte?».
Infatti non credo sia grato a chi glielo ha fatto conoscere.
«Per me Tarantini resta un perfetto sconosciuto. E il fatto che, in buona fede, non mi sia ricordato di quell'incontro sulla barca dimostra che non ho mai avuto alcun rapporto con lui. Mi spiace umanamente per lui, ma tutta questa vicenda non mi riguarda. E non mi sono occupato di sanità pugliese. Dopo di che può anche essere che venga fuori che una sera a teatro era seduto una fila davanti a me... Ma resta il fatto che io con lui non ho avuto e non ho nessun tipo di rapporto, né alcuna relazione con le attività che svolgeva: imprenditoriali o di altro genere. Non ricordo nemmeno se ho mangiato, quella sera».
Niente fave e cicorie? Sempre il ristoratore ha detto che il menù di quella sera era questo.
«Ricordo molto bene l'ottimo ristorante La Pignata, ci sono andato tante volte. Ma non era quella la sera per godere della sua cucina. Vorrei che si capisse il contesto».
Passiamo ad Alberto Tedesco, ex assessore regionale alla sanità indagato, da poco subentrato a Paolo De Castro in Parlamento. Si dice che è stato fatto senatore per garantirgli l'immunità, perché si sospettava che avrebbe avuto dei guai con la giustizia. È vero?
«Sarebbe come se si dicesse che Berlusconi è diventato presidente del Consiglio per sfuggire alle indagini sulle escort di Tarantini».
Anche se Berlusconi non è indagato.
«Ma Tedesco è stato candidato al Senato in un'epoca in cui non c'era alcuna inchiesta. Per un'inezia non fu eletto. Non è stato candidato adesso. Poi è stato candidato De Castro e quindi Tedesco, primo dei non eletti, gli è subentrato. Ma lei sa cosa fa ora De Castro?».
È al Parlamento europeo.
«È presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, un incarico tra i più importanti e che il nostro Paese non aveva mai avuto. Il che dimostra quanto era necessario che una personalità come lui facesse parte del Parlamento Europeo».
Tedesco non è l'unico a essere finito nei guai. C'è anche Sandro Frisullo, un tempo a lei molto vicino.
«Intanto non risulta indagato. Comunque Frisullo ha sbagliato. Ma non per reati che, per ora, nessuno gli contesta. Si è comportato in un modo che non è compatibile con l'incarico pubblico».
A posteriori, pensa che siano state fatte valutazioni sbagliate? Forse era meglio non indicarlo come assessore?
«Conosco Frisullo da tanti anni, l'ho sempre stimato per il suo lavoro e giudico positiva anche la sua esperienza di governo in regione. Ha sbagliato sul piano personale, lo ha riconosciuto e sta pagando».
Prima l'Abruzzo, poi la Liguria, la Campania, ora la Puglia. È da un anno che le giunte di centrosinistra crollano sotto il colpo di indagini, mandando in frantumi la famosa diversità morale. C'è una questione morale nel Pd?
«Non credo ci sia una questione morale nel Pd. Certo, un partito come il nostro non può mai venir meno al compito di vigilare. È evidente che questi sono episodi allarmanti. Il rischio di un inquinamento morale c'è, a destra come a sinistra».
Non è una gran consolazione...
«La differenza è che il Pd non ha mai avuto alcuna accondiscendenza. Noi rispettiamo i giudici anziché insultarli, consideriamo la trasparenza un fattore essenziale e ci assumiano le nostre responsabilità politiche. Frisullo, d'accordo con il partito, si è dimesso e non è neppure indagato. Lo stesso ha fatto Tedesco, anche se all'epoca non aveva ricevuto avvisi di garanzia. E bisogna dare atto della sensibilità di queste persone, così come dell'azione condotta dal presidente Vendola e dal Pd».
Forse bisognerebbe fare una moratoria sulla vita privata delle persone. Lo ha chiesto anche il sindaco Michele Emiliano, invitando a riportare un po' di serenità.
«Mi pare ci siano due pesi e due misure: si chiede serenità per Berlusconi, mi aspetto una moratoria per le mie gite in barca».
Libero ha riportato una notizia.
«Libero, in questi giorni, mi ha sottoposto a un pesante attacco, molto sgradevole non per le notizie, ma per le insinuazioni che ad esse si accompagnavano. Inizialmente ho avuto la forte tentazione di affrontare il problema con una bella querela. Poi ho deciso di fare questa intervista con lei. Se il presidente del Consiglio, rispetto alle domande di Repubblica, si fosse comportato come io ho fatto con Libero, forse questa vicenda non avrebbe preso questa piega».
Crede che ci sia un disegno politico per farla fuori, magari in vista del congresso del Pd?
«Quando si muovono attacchi privi di ogni fondamento, c'è sempre la politica di mezzo. C'è la politica della destra, che alza polveroni per nascondere le responsabilità di Berlusconi, e forse c'è la tentazione, tra di noi, di strumentalizzare questa vicenda. Spero che non accada, sarebbe grave, inaccettabile e autolesionistico. Personalmente sono tranquillo. La gente in Puglia sa che sono una persona per bene».
by dagospia
Nessun commento:
Posta un commento