(Ansa) - Mercoledi' 23 settembre: e' il 'D-Day' del Fatto Quotidiano, il nuovo giornale nato dalla rodata collaborazione all'Unita' tra Antonio Padellaro, Furio Colombo e Marco Travaglio. Sedici pagine, sei giorni di uscita, un costo di 1,20 euro a copia, per raccontare i fatti senza il condizionamento di un editore-padrone e una scelta di campo: rinunciare tout court ai finanziamenti pubblici.
TRAVAGLIO PETER GOMEZ E CINZIA MONTEVERDILa partenza e' positiva: il Fatto ha incassato la fiducia di 28 mila aspiranti lettori che hanno sottoscritto l'abbonamento prima ancora di giudicare il prodotto.
Il Fatto Quotidiano e' stato presentato nella sede della stampa estera da Padellaro, Colombo, Travaglio, affiancati da Giorgio Poidomani, amministratore delegato dell'Editoriale Il Fatto (e gia' ad dell'Unita') e da Peter Gomezche, insieme a Marco Lillo, ha lasciato l'Espresso per lanciarsi nella nuova avventura. In platea Luca Telese, Sandra Amurri e Beatrice Borromeo, componenti della squadra. Presenti i vertici della Federazione della stampa Franco Siddi e Roberto Natale.
TRAVAGLIO E BORROMEO'Ci rivolgiamo - ha detto Padellaro in apertura - anche ai colleghi stranieri i quali, in queste ultime settimane, ci hanno chiesto cosa ci spingesse fare un nuovo giornale in un momento in cui il settore editoriale e' in crisi e la stampa e' sotto assedio, sottoposta all'artiglieria pesante di Silvio Berlusconi. Ma e' proprio per questo che serve una reazione civile dei giornalisti che credono nella liberta' di stampa'.
La linea al giornale la dara' la Costituzione Italiana. E sara' centrale l'opposizione al premier che, ha precisato Peter Gomez, non significa essere 'filo-opposizioni''.
Grande attenzione al mondo di Internet al quale sara' dedicata una pagina al giorno per ribadire l'attenzione ai giovani e all'evoluzione dei media. La diffusione sara' concentrata nelle grandi citta', mentre laddove si dimostrasse difficoltosa c'e' l'opportunita' di scaricare il giornale in versione pdf.
Break even 10-15 mila copie. 'Un giornale che - ha detto Travaglio - si prefissava questo obiettivo, poteva arrivare a 2-3 mila copie in abbonamento e non a 28 mila e questo dato conferma che esiste un altro Paese poco o affatto rappresentato, quelli che vogliono saperne di piu'. Adesso sentiamo forte la responsabilita' che ci hanno affidato e non vogliamo tradire le loro attese'.
TRAVAGLIO ASCOLTAUn'altra condizione per rendere davvero libero Il Fatto - ha spiegato Poidomani - e' l'equilibrio economico, mantenendo bassi i costi fissi; le norme statutarie che rendono vincolanti i pareri dei giornalisti-azionisti su scelte importanti come la nomina del direttore; e ovviamente la rinuncia ai fondi pubblici. Il concetto di liberta'- ha aggiunto - e' nella stessa storia dei protagonisti del Fatto.
'Nessuno di noi - ha sottolineato Furio Colombo - viene da passati politici da affermare o rinnegare continuamente e neanche abbiamo fatto parte di gruppi anche molto per bene. E questo ci rende autonomi. Al Fatto vogliamo fare analisi logiche e non morali'.
Tante le domande e qualche battuta di Travaglio che ha scherzato sulle attese appuntate sul giornale: 'In breve, noi cercheremo di rispondere alle dieci domande...'. 'Ma se Berlusconi chiede uno o due milioni a chi gliele ha fatte, figurati a noi...'. Parole prese sul serio da qualcuno: 'Allora ci aspettiamo uno scoop sulle dieci domande?'.
Risposta negativa e dopo due ore di conferenza stampa, Padellaro ha chiuso: 'Dobbiamo andare, c'e' ancora tanto lavoro da fare'.
STEFANO DISEGNI2 - IL MONOLOGO DI TRAVAGLIO DIVENTA UN DUELLO
Maria Grazia Bruzzone per "La Stampa"
La tragedia afghana ha finito per condizionare anche la riunione di ieri il cda Rai, smorzando i toni accesi delle polemiche su Ballarò, spostato per far spazio a Porta a Porta con Berlusconi. Il presidente Garimberti ha esordito con la prevista relazione sul «caso» e ha ribadito le sue critiche sia alla decisione in sè di spostare il programma di Floris, sia alle modalità in cui è stata attuata.
E che la scelta sia stata «sbagliata» e «presa non per motivi editoriali» lo hanno ripetuto i consiglieri di opposizione, mentre quelli di maggioranza hanno approvato compatti l'operato del direttore generale Masi.
Il quale comunque si è assunto in prima persona la responsabilità della decisione. Per il cda il caso è ormai chiuso (Masi però mercoledì prossimo sarà sentito in Vigilanza). Resta aperto il nodo Marco Travaglio ad Annozero anche se si va profilando una soluzione. E giovedì l'opinionista clou, ancora senza contratto, potrebbe intanto «fare l'ospite». Presente e parlante, sia pure gratis.
I consiglieri, sia pure con sfumature diverse, ieri hanno tutti sottolineato che spetta solo al dg decidere se firmare o meno il fatidico contratto, l'ultimo anello ancora mancante nel tira e molla su Annozero. Un dettaglio non da poco, visto che Santoro da sempre va ripetendo che «Annozero eTravaglio sono la stessa cosa». Gli altri elementi sono pian piano andati (più o meno) a posto: gli spot sono iniziati, sia pure solo quelli confezionati dalla rete (che definiscono Annozero un programma «graffiante»), i contratti alle troupes sono arrivati, anche se in misura per ora molto ridotta. Il programma esordirà giovedì prossimo e Santoro ha dato via libera alla conferenza stampa di presentazione.
TRAVAGLIO GOMEZ E CINZIA MONTEVERDIE Travaglio? Masi in consiglio ha detto di volerci ancora pensare. Potrebbe essere presente come ospite? «Perché no? Partecipare non è proibito, almeno per ora», scherzano in redazione. E potrebbe essere proprio questo l'escamotage escogitato col benestare del dg, che intanto prende tempo per valutare la soluzione inventata da Santoro per rispondere all'esigenza dei vertici di dare a Travaglio una sorta di «contraddittorio»: non un contro-Travaglio, un opinionista fisso di diversa area a fare da contraltare, ma di volta in volta qualcuno «esperto» della materia trattata in trasmissione, capace di replicare quando necessario. Un compromesso accettabile. Funzionerà?
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